Amoris officio
Signor Cardinale,
Sollecitati dal dovere della carità ad incoraggiare l'universale famiglia umana lungo la via della reciproca e sincera solidarietà, è da tempo che Noi abbiamo in mente un nuovo progetto da realizzare.
La cosa Ci è stata richiesta da molti e, poiché la riteniamo pienamente conforme alle funzioni che la Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo moderno, intendiamo al riguardo premurosamente informare Lei, Signor Cardinale, che, più degli altri, conosce e condivide le Nostre sollecitudini.
Alludiamo al progetto di far sì che, nell'ambito vastissimo della solidarietà cristiana tra i popoli e del progresso degli uomini ispirato a vera carità, siano più saldamente collegate tra loro tutte le energie e le iniziative, che fioriscono nella Chiesa,
affinché, unitamente al Romano Pontefice - il quale attraverso i competenti Dicasteri della Curia Romana, sia di antica che di recente istituzione, si adopera per svolgere la sua missione universale per la diffusione del Vangelo e la promozione della dignità umana -
da una parte tutti i Vescovi del mondo, dall'altra gli Organismi cattolici, che attendono alle opere di beneficenza e di assistenza, possano collaborare in unione di forze al raggiungimento di questi nobilissimi scopi.
Ci sembra, pertanto, opportuno fondare uno speciale Consiglio, che offra, per così dire, la possibilità di un comune incontro a tutto il Popolo di Dio circa i temi sopra menzionati della solidarietà e dello sviluppo, da attuare secondo i principi immutabili del Vangelo.
Tale fondazione è certamente richiesta dai crescenti bisogni, che abbiamo diffusamente esposto nella Nostra recente Epistola Apostolica Octogesima adveniens, per illustrarne i relativi problemi alla luce della dottrina di Cristo e per offrire agli uomini, con l'aiuto di Dio, sussidi sempre più efficaci per risolvere le difficoltà, da cui sono oggi assillati.
Come già nei secoli passati, così in questo tempo la Chiesa considera suo dovere il servire gli uomini con diligente impegno e con spirito autenticamente umanitario, essendo stata fondata dal Figlio di Dio, il quale "venne non per essere servito, ma per servire" ( Mt 20,28 ).
Essa intende seguire gli esempi, secondo il pensiero di S. Ambrogio: "Il popolo cristiano si distingue per questo servizio, come appunto il Signore dice ai suoi discepoli: 'Chi tra voi vuol essere il primo, si faccia servo di tutti ( Mt 20,27 )
… E ad operare questo servizio è la carità, la quale è più grande della speranza e della fede" ( De Paradiso, 14,72; CSEL, XXXII, p. 330 ).
Essa intende perciò essere utile ai fratelli, ispirandosi a quella sensibilità, "che - come rilevammo nell'Epistola citata ( N. 42 ) - è propria della Chiesa e che, prescindendo da ogni umano interesse, è rafforzata da una volontà di servizio e dall'attenzione ai più poveri".
In tal modo potrà offrire il suo aiuto efficace agli uomini, che oggi debbono risolvere i più vari problemi, per i quali non di rado mancano loro le forze o viene meno il coraggio, e che molto spesso sono oppressi dai dolori, dalla fame, dall'angoscia, ovvero, colpiti da drammatiche calamità, rimangono privi di qualsiasi risorsa e conducono una vita di estrema miseria.
Esistono peraltro non pochi Organismi in seno alla Chiesa, i quali si adoperano a questo scopo, e certo sono meritevoli del più ampio elogio, perché con provvidi e tempestivi interventi attendono sia a promuovere un integrale sviluppo delle condizioni di vita, sia a riparare i danni subiti.
Ma non sfugge a nessuno come sia sommamente conveniente che tali ammirevoli iniziative siano sempre meglio coordinate tra loro e, attraverso un'organica collaborazione, raggiungano felicemente i fini ad esse assegnati nei settori della carità, del soccorso e del progresso dei popoli.
È parimenti necessario che il funzionamento di questi Organismi sia sapientemente regolato da una reciproca armonia di intenti, perché non riesca casuale e improvvisato e non si risolva mai in un inutile dispendio di forze e di mezzi.
Ciò corrisponde in pieno ai voti del Concilio Ecumenico Vaticano II: i Padri, infatti, dopo aver a tutti ricordato il dovere del Popolo di Dio di "alleviare, per quanto è possibile, le miserie di questo tempo, dando, secondo l'antico uso della Chiesa, non solo del superfluo, ma anche del necessario", aggiunsero queste parole: "Il modo di raccogliere e distribuire i soccorsi, pur senza essere ordinato in forma troppo rigida ed uniforme, dev'essere tuttavia disposto secondo un preciso piano a livello diocesano, nazionale e mondiale" ( Cost. past. Gaudium et spes, n. 88 ).
Ci sembra, peraltro, che la responsabilità di un tal compito ricade in primo luogo sulla Cattedra di Pietro ed appartiene all'ufficio apostolico, a Noi affidato per divina disposizione, in quanto è per volontà di Dio che siamo stati preposti, come Vescovo e Pastore, alla Chiesa Romana, la quale "presiede all'universale assemblea della carità" ( S. Ignazio di Antiochia, Ad Romanos ).
Abbiamo, inoltre, la ferma convinzione essere Nostro compito di ricordare a tutte le nazioni che si impone per loro lo stesso dovere di solidarietà, che vale tra i singoli uomini.
Difatti, come abbiamo ricordato nella Nostra Enciclica Populorum progressio, "quel che è superfluo nei Paesi più ricchi, deve servire ai Paesi poveri" ( 49; cf. 48-49 ).
Ciò è invero richiesto non soltanto dall'obbligo della giustizia sociale e della reciproca solidarietà tra i popoli, ma soprattutto dal dovere della carità universale, "per cui si promuove un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere" ( ibid. 44 ).
Ponderati dunque tutti questi elementi, Noi fondiamo ed istituiamo in Roma il Consiglio Pontificio "Cor Unum" per la promozione umana e cristiana, del quale La eleggiamo e nominiamo Presidente.
Sarà compito di tale Consiglio perseguire gli intenti sopra descritti, e cioè:
cercare di coordinare le energie e le iniziative di tutti gli Organismi cattolici, anzi di tutto il Popolo di Dio, con opportuno scambio di informazioni e nello sviluppo crescente dello spirito di cooperazione, in modo che, senza interruzione ed in maniera organica, sia favorito il progresso umano integrale, attraverso una sempre più razionale utilizzazione dei mezzi adatti per conseguirlo;
tenersi a disposizione dei Vescovi e di quanti esercitano funzioni pubbliche, facendo da opportuno tramite con gli Organismi cattolici di assistenza, e favorendo, per quanto è possibile, una sempre più equa distribuzione delle risorse e delle energie;
trattare coi Fratelli separati, perché, dove sia possibile, i popoli abbiano a beneficiare delle reciproche iniziative di carità;
facilitare il collegamento tra le Organizzazioni cattoliche e le Istituzioni di carattere pubblico e internazionale, che operano nello stesso campo dell'aiuto e dello sviluppo;
procurare che, nel caso di improvvise sciagure, i singoli membri del Consiglio portino aiuto concorde, efficace e pronto, pur nel rispetto dei propri diritti e del modo di agire di ciascuno, in maniera che la Chiesa, alla quale sono rivolti gli occhi di tutti, possa arrecare ai colpiti dalla sventura quell'aiuto, che da lei ci si aspetta, anche se, purtroppo, sempre inadeguato di fronte alle reali necessità.
Sarà inoltre compito del Consiglio, ogniqualvolta il Sommo Pontefice crederà opportuno intraprendere speciali opere o iniziative nel settore caritativo, aiutarlo premurosamente e divenire in certo modo suo strumento, perché quelle opere e iniziative siano prontamente portate a conclusione.
A Lei, pertanto, Signor Cardinale, affidiamo l'incarico di organizzare al più presto questo nuovo Consiglio, nella forma che Le sembrerà più idonea.
Toccherà a Lei scegliere, in nome Nostro, da tutto il mondo un congruo numero di Organismi cattolici ed inserirli nel Consiglio, regolare con il loro concorso il funzionamento e il metodo del medesimo Consiglio e, dopo aver convocato a tale scopo i Rappresentanti ufficiali di tali Organismi, trascorso un conveniente periodo di prova, redigere e stabilire quelle norme, che l'esperienza avrà dimostrato valide.
Come è evidente, Noi riponiamo grande speranza e fiducia nell'erigendo Consiglio, ed auspichiamo vivamente che esso potrà fornire, in seno alla comunità cristiana, un servizio valido, anche se modesto, per l'organico sviluppo dell'attività della Chiesa a beneficio di quanti, nel mondo, si trovano in necessità ed hanno diritto a condizioni di vita migliori.
Eleviamo al Cielo le Nostre preghiere, perché la divina grazia ispiri Lei ed i suoi collaboratori in questo compito, mentre, in auspicio dei doni celesti ed in pegno della Nostra particolare benevolenza, impartiamo di tutto cuore l'Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, 15 luglio 1971, nell'anno nono del Nostro Pontificato.
Paulus PP. VI