Giovedì, 11 aprile 2013
Dio non può essere oggetto di negoziato.
E la fede non prevede la possibilità di essere « tiepidi », « né cattivi né buoni », cercando con « una doppia vita » di arrivare a un compromesso per « uno status vivendi » con il mondo.
Lo ha detto Papa Francesco all'omelia della messa, celebrata la mattina di giovedì 11 aprile, nella cappella della Domus Sanctae Marthae, alla quale hanno partecipato la direzione e la redazione dell'Osservatore Romano.
Oltre ai giornalisti del quotidiano erano presenti quelli delle edizioni periodiche e personale della direzione generale.
Tra i concelebranti il cardinale indiano Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, l'arcivescovo Mario Aurelio Poli, successore di Bergoglio alla guida dell'arcidiocesi di Buenos Aires, don Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, monsignor Robinson Edward Wijesinghe, capo ufficio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, don Sergio Pellini, direttore generale della Tipografia Vaticana Editrice L'Osservatore Romano, i gesuiti Wadisaw Gryzo, incaricato dell'edizione mensile in lingua polacca del nostro giornale, e Konrad Grech, e il francescano conventuale Giuseppe Samid.
Fra gli altri presenti, il presidente e il segretario generale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, Domingo Sugranyes Bickel e Massimo Gattamelata.
Nelle letture, ha spiegato il Papa all'omelia, « appare per tre volte la parola "obbedire": si parla dell'obbedienza.
La prima volta, quando Pietro risponde "bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini" » davanti al sinedrio, come narrano gli Atti degli apostoli ( At 5,27-33 ).
Cosa significa - si è chiesto il Pontefice - « obbedire a Dio? Significa che noi dobbiamo essere come schiavi, tutti legati?
No, perché proprio chi obbedisce a Dio è libero, non è schiavo!
E come si fa questo?
Io obbedisco, non faccio la mia volontà e sono libero?
Sembra una contraddizione.
E non è una contraddizione ».
Infatti « obbedire viene dal latino, e significa ascoltare, sentire l'altro.
Obbedire a Dio è ascoltare Dio, avere il cuore aperto per andare sulla strada che Dio ci indica.
L'obbedienza a Dio è ascoltare Dio.
E questo ci fa liberi ».
Proprio commentando il passo degli Atti degli apostoli, il Pontefice ha ricordato che Pietro « davanti a questi scribi, sacerdoti, anche il sommo sacerdote, ai farisei », era chiamato a « prendere una decisione ».
Pietro « sentiva quello che dicevano i farisei e i sacerdoti, e sentiva quello che Gesù diceva nel suo cuore: "cosa faccio?".
Lui dice: "Io faccio quello che mi dice Gesù, non quello che voi volete che io faccia".
E lui è andato avanti così ».
« Nella nostra vita - ha detto Papa Francesco - sentiamo anche proposte che non vengono da Gesù, che non vengono da Dio.
Si capisce, le nostre debolezze a volte ci portano su quella strada.
O anche su quell'altra che è più pericolosa ancora: facciamo un accordo, un po' di Dio e un po' di voi.
Facciamo un accordo e così andiamo nella vita con una doppia vita: un po' la vita di quello che sentiamo che ci dice Gesù, e un po' la vita di quello che sentiamo che ci dice il mondo, i poteri del mondo e tanto altro ».
Ma è un sistema che « non va ».
Infatti « nel libro dell'Apocalisse, il Signore dice: questo non va, perché così non siete né cattivi né buoni: siete tiepidi.
Io vi condanno ».
Il Pontefice ha messo in guardia proprio da questa tentazione.
« Se Pietro avesse detto a questi sacerdoti: "parliamo da amici e stabiliamo uno status vivendi", forse la cosa sarebbe andata bene ».
Ma non sarebbe stata una scelta propria « dell'amore che viene quando sentiamo Gesù ».
Una scelta che porta conseguenze.
« Cosa succede - ha proseguito il Santo Padre - quando sentiamo Gesù?
A volte quelli che fanno l'altra proposta si infuriano e la strada finisce nella persecuzione.
In questo momento, l'ho detto, abbiamo tante sorelle e tanti fratelli che per obbedire, sentire, ascoltare quello che Gesù chiede loro sono sotto la persecuzione.
Ricordiamo sempre questi fratelli e queste sorelle che hanno messo la carne al fuoco e ci dicono con la loro vita: "Io voglio obbedire, andare per la strada che Gesù mi dice" ».
Con la liturgia odierna « la Chiesa ci invita » ad « andare per la strada di Gesù » e a « non sentire quelle proposte che ci fa il mondo, quelle proposte di peccato o quelle proposte così così, metà e metà »: si tratta, ha ribadito, di un modo di vivere che « non va » e « non ci farà felici ».
In questa scelta di obbedienza a Dio e non al mondo, senza cedere al compromesso, il cristiano non è solo.
« Dove abbiamo - si è domandato il Papa - l'aiuto per andare per la strada di sentire Gesù?
Nello Spirito Santo.
Di questi fatti siamo testimoni noi: è lo Spirito Santo che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono ».
Dunque, ha detto, « è proprio lo Spirito Santo dentro di noi che ci dà forza per andare ».
Il vangelo di Giovanni ( Gv 3,31-36 ), proclamato nella celebrazione, con una bella espressione assicura: « "Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito".
Nostro Padre ci dà lo Spirito, senza misura, per ascoltare Gesù, sentire Gesù e andare per la strada di Gesù ».
Papa Francesco ha concluso l'omelia con l'invito a essere coraggiosi nelle diverse situazioni della vita.
« Chiediamo la grazia del coraggio.
Sempre avremo peccati: siamo peccatori tutti ». Ma serve « il coraggio di dire: "Signore, sono peccatore, alle volte obbedisco a cose mondane ma voglio obbedire a te, voglio andare per la tua strada".
Chiediamo questa grazia, di andare sempre per la strada di Gesù, e quando non lo facciamo, di chiedere perdono: il Signore ci perdona, perché Lui è tanto buono ».