Lunedì, 15 aprile 2013
La calunnia distrugge l'opera di Dio, perché nasce dall'odio.
Essa è figlia del « padre della menzogna » e vuole annientare l'uomo, allontanandolo da Dio.
Se la calunnia è un venticello, come canta Basilio nel Barbiere di Siviglia, per Papa Francesco essa è un forte vento.
Lo ha detto lunedì mattina, 15 aprile, durante la consueta messa, celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae.
Tra i presenti, dipendenti e responsabili dei Servizi telefoni e Servizio internet del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, con padre Fernando Vérgez Alzaga, direttore della Direzione delle Telecomunicazioni del Governatorato, che ha concelebrato, e alcuni familiari del cardinale argentino Eduardo Francisco Pironio, di cui è appena trascorso il quindicennio dalla morte.
La calunnia è antica quanto il mondo e se ne trovano riferimenti già nell'Antico Testamento.
Basti pensare all'episodio della regina Jezabel con la vigna di Naabot, o a quello di Susanna con i due giudici.
Quando non si poteva ottenere qualcosa « per una strada giusta, una strada santa », si utilizzava la calunnia, che distrugge.
E «questo - ha commentato il Papa - ci fa pensare: noi tutti siamo peccatori, tutti.
Abbiamo peccati.
Ma la calunnia è un'altra cosa ».
È un peccato, ma è anche qualcosa di più, perché « vuole distruggere l'opera di Dio e nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall'odio.
E chi fa l'odio è Satana ».
Menzogna e calunnia vanno di pari passo, perché hanno bisogno l'una dell'altra per andare avanti.
E senza dubbio, ha aggiunto il Pontefice, « dove c'è calunnia c'è Satana, proprio lui ».
Papa Francesco ha poi preso spunto dal salmo 119 letto nella liturgia del giorno, per spiegare lo stato d'animo del giusto calunniato: « Anche se i potenti siedono e mi calunniano, il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia ».
Il giusto, in questo caso è Stefano, il protomartire, a cui faceva riferimento la prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli.
Stefano « guarda il Signore e obbedisce alla legge ».
Egli è il primo di una lunga serie di testimoni di Cristo che hanno costellato la Storia della Chiesa.
Non solo nel passato, ma anche ai nostri giorni ci sono molti martiri.
« Qui a Roma - ha aggiunto il Santo Padre - abbiamo tante testimonianze di martiri, cominciando da Pietro.
Ma il tempo dei martiri non è finito: anche oggi possiamo dire, in verità, che la Chiesa ha più martiri che nel tempo dei primi secoli ».
La Chiesa, infatti, « ha tanti uomini e donne che sono calunniati, che sono perseguitati, che sono ammazzati in odio a Gesù, in odio alla fede ».
Alcuni vengono uccisi perché « insegnano il catechismo », altri perché « portano la croce ».
La calunnia trova spazio in tanti Paesi, dove i cristiani vengono perseguitati.
« Sono fratelli e sorelle nostri - ha sottolineato - che oggi soffrono, in questo tempo dei martiri.
Dobbiamo pensare a questo ».
Il Pontefice ha poi fatto notare che la nostra epoca è caratterizzata da « più martiri che non quella dei primi secoli.
Perseguitati per l'odio: è proprio il demonio che semina l'odio in quelli che compiono le persecuzioni ».
Parlando ancora di santo Stefano, il Papa ha ricordato che era uno dei diaconi ordinati dagli apostoli.
« Si mostra pieno di grazia e di potenza - ha aggiunto - e faceva grandi prodigi, grandi segni tra il popolo, e portava avanti il Vangelo.
Allora, alcuni incominciarono a discutere con lui su Gesù: se Gesù era il messia o no ».
Quella discussione però divenne impetuosa e quanti « discutevano con lui non riuscivano a resistere alla sua potenza, alla sua saggezza, alla sua scienza ».
E cosa hanno fatto? si è chiesto il Papa.
Invece di chiedergli spiegazioni sono passati alla calunnia per distruggerlo.
« Siccome non andava bene la lotta pulita, la lotta tra uomini buoni, sono andati per la strada della lotta sporca: la calunnia ».
Trovarono falsi testimoni, che dissero: « Costui non fa che parlare contro questo luogo, contro la legge di Mosè, contro questo, contro quello ».
Lo stesso avevano fatto con Gesù.
Nella nostra epoca caratterizzata da « tante turbolenze spirituali », il Papa ha invitato a riflettere su un'icona medievale della Vergine.
La Madonna che « copre con il suo manto il popolo di Dio ».
Anche la prima antifona latina della Vergine Maria è Sub tuum presidium. «Noi preghiamo la Madonna che ci protegga - ha detto il Pontefice - e nei tempi di turbolenza spirituale il posto più sicuro è sotto il manto della Madonna.
È, infatti, la mamma che cura la Chiesa.
E in questo tempo di martiri, lei un po' la protagonista della protezione: è la mamma ».
Il Papa ha quindi invitato ad avere fiducia in Maria, a rivolgerle la preghiera, che inizia con « Sotto la tua protezione », e a ricordare quell'antica icona dove « con il suo manto copre il suo popolo: è la mamma ».
« È proprio lo Spirito Santo dentro di noi che ci dà forza per andare ».
Il vangelo di Giovanni ( Gv 3,31-36 ), proclamato nella celebrazione, con una bella espressione assicura: « "Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito".
Nostro Padre ci dà lo Spirito, senza misura, per ascoltare Gesù, sentire Gesù e andare per la strada di Gesù ».
Papa Francesco ha concluso l'omelia con l'invito a essere coraggiosi nelle diverse situazioni della vita.
« Chiediamo la grazia del coraggio.
Sempre avremo peccati: siamo peccatori tutti ».
Ma serve « il coraggio di dire: "Signore, sono peccatore, alle volte obbedisco a cose mondane ma voglio obbedire a te, voglio andare per la tua strada".
Chiediamo questa grazia, di andare sempre per la strada di Gesù, e quando non lo facciamo, di chiedere perdono: il Signore ci perdona, perché Lui è tanto buono ».