Martedì, 10 settembre 2013
Oggi nel mondo ci sono « tanti cristiani senza risurrezione ».
A loro Papa Francesco, durante la messa celebrata questa mattina, martedì 10 settembre, a Santa Marta, ha rivolto l'invito a ritrovare la strada per andare verso Gesù risorto lasciandosi « toccare da lui, dalla sua forza », perché Cristo « non è un'idea spirituale », ma è vivo.
E con la sua risurrezione « ha vinto il mondo ».
Commentando le letture della liturgia del giorno, il Pontefice ha ricordato alcuni passi della lettera ai Colossesi nei quali san Paolo parla della figura di Gesù, descritto di volta in volta come « la totalità, il centro, la speranza, perché è lo sposo ».
Nel brano odierno ( Col 2,6-15 ) l'apostolo aggiunge un altro tassello, definendo Cristo « il vincitore », colui che « ha vinto sulla morte, sul peccato, sul diavolo ».
Il messaggio paolino contiene perciò un invito a camminare nel Signore risorto, ben radicati e costruiti su di lui, sulla sua vittoria, saldi nella fede.
Gesù è « quello che vince, è il risorto ».
E tuttavia - ha avvertito il vescovo di Roma - spesso « noi non lo sentiamo, non ascoltiamo bene », mentre la risurrezione di Gesù « è proprio il punto chiave » della nostra fede.
Il Pontefice si è riferito in particolare a quei « cristiani senza il Cristo risorto », quelli che « accompagnano Gesù fino alla tomba, piangono, gli vogliono tanto bene », ma non sono capaci di andare oltre.
E in proposito ha individuato tre categorie: i timorosi, i vergognosi e i trionfalistici.
I primi, ha spiegato, « sono quelli della mattina della risurrezione, quelli di Emmaus che se ne vanno, perché hanno paura »; sono « gli apostoli che si chiudono nel Cenacolo per timore dei giudei »; sono persino « quelle donne buone che piangono », come la Maddalena in lacrime « perché hanno portato via il corpo del Signore ».
Del resto « i timorosi sono così: temono di pensare alla risurrezione ».
E anche gli apostoli di fronte a Gesù che è apparso nel Cenacolo « si sono spaventati, temendo di vedere un fantasma ».
La seconda categoria è quella dei « vergognosi, per i quali confessare che Cristo è risorto dà un po' di vergogna in questo mondo tanto avanti nelle scienze ».
Per Papa Francesco è a loro che pensa Paolo quando ammonisce: « Fate attenzione che nessuno vi inganni con la filosofia e con i vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo ».
In pratica si tratta di quei cristiani che distorcono la realtà della risurrezione: per loro « c'è una risurrezione spirituale, che fa bene a tutto il mondo, una benedizione di vita »; ma in fondo « hanno vergogna di dire che Cristo, con la sua carne, con le sue piaghe, è risorto ».
Infine il terzo gruppo è quello dei cristiani che nell'intimo « non credono nel risorto e vogliono fare loro una risurrezione più maestosa di quella » di Gesù.
Il Pontefice li ha definiti « i trionfalistici », in quanto « hanno un complesso di inferiorità » e assumono « atteggiamenti trionfalistici nella loro vita, nei loro discorsi, nella loro pastorale e nella liturgia ».
Per Papa Francesco occorre allora recuperare la consapevolezza che Gesù è il risorto.
E per questo i cristiani sono chiamati « senza timore, senza paura e senza trionfalismo » a guardare « la sua bellezza », a mettere il dito nelle piaghe e la mano nel fianco del risorto, di quel « Cristo che è il tutto, la totalità; Cristo che è il centro, Cristo che è la speranza », perché è lo sposo è il vincitore.
E « un vincitore - ha aggiunto - rifà tutta la creazione ».
Riferendosi al brano del Vangelo di Luca ( Lc 6,12-19 ), il Santo Padre ha rievocato l'immagine di Gesù tra la folla di uomini e donne accorsi « per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie.
Anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti », ha ricordato.
Perciò « tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva ».
In questo Papa Francesco vede la premessa della vittoria finale di Cristo, il quale « guarisce tutto l'universo », è « la sua risurrezione ».
Ecco perché, è stata la conclusione, bisogna riscoprire la bellezza di andare verso il risorto, lasciandoci toccare da lui, dalla sua forza.
All'inizio della celebrazione il Papa ha ricordato l'arcivescovo Peter Paul Prabhu, nunzio apostolico, morto nella notte tra lunedì 9 e martedì 10 settembre nella casa di cura Pio XI.
Il nunzio aveva la sua residenza proprio nella Domus Sanctae Marthae in Vaticano.