Giovedì, 17 ottobre 2013
« Quando un cristiano diventa discepolo dell'ideologia, ha perso la fede e non è più discepolo di Gesù ».
E l'unico antidoto contro tale pericolo è la preghiera.
Questo il messaggio che Papa Francesco ha tratto dalla liturgia della Parola della messa celebrata stamane, giovedì 17 ottobre, a Santa Marta.
Il Pontefice ha incentrato la sua omelia sul brano evangelico di Luca ( Lc 11,47-54 ) che riporta il monito di Gesù ai dottori della legge - « Guai a voi che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito » - associandovi l'immagine di « una chiesa chiusa » nella quale « la gente che passa davanti non può entrare » e da dove « il Signore che è dentro non può uscire ».
Da qui il richiamo a quei «cristiani che hanno in mano la chiave e la portano via, non aprono la porta »; o peggio, « si fermano alla porta » e « non lasciano entrare ».
Ma qual è la causa di tutto ciò?
Il Santo Padre l'ha individuata nella « mancanza di testimonianza cristiana », che appare ancora più grave se il cristiano in questione « è un prete, un vescovo, un Papa ».
Del resto, Gesù è molto chiaro quando dice: « Andate, uscite fino ai confini del mondo.
Insegnate quello che io ho insegnato.
Battezzate, andate ai crocevia delle strade e portate tutti dentro, buoni e cattivi.
Così dice Gesù. Tutti dentro! ».
Nel cristiano che assume « questo atteggiamento di "chiave in tasca e porta chiusa" » c'è, secondo il Pontefice, « tutto un processo spirituale e mentale » che porta a far passare la fede « per un alambicco », trasformandola in « ideologia ».
Ma « l'ideologia - ha avvertito - non convoca.
Nelle ideologie non c'è Gesù.
Gesù è tenerezza, amore, mitezza, e le ideologie, di ogni segno, sono sempre rigide ».
Tanto che rischiano di rendere il cristiano « discepolo di questo atteggiamento di pensiero » piuttosto che « discepolo di Gesù ».
Perciò è ancora attuale il rimprovero di Cristo: « Voi avete portato via la chiave della conoscenza », poiché « la conoscenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralista », secondo lo stesso comportamento dei dottori della legge che « chiudevano la porta con tante prescrizioni ».
Il Papa ha ricordato in proposito un altro monito di Cristo - quello contenuto nel capitolo 23 del vangelo di Matteo - contro scribi e farisei che « legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente ».
È proprio a causa di questi atteggiamenti, infatti, che si innesca un processo per cui « la fede diventa ideologia e l'ideologia spaventa!
L'ideologia caccia via la gente e allontana la Chiesa dalla gente ».
Papa Francesco ha definito « una malattia grave questa dei cristiani ideologici »; ma si è anche detto consapevole che si tratta di « una malattia non nuova ».
Già ne aveva parlato l'apostolo Giovanni nella sua prima lettera, descrivendo i « cristiani che perdono la fede e preferiscono le ideologie »: il loro « atteggiamento è diventar rigidi, moralisti, eticisti, ma senza bontà ».
Occorre allora chiedersi che cosa è che provoca « nel cuore di quel cristiano, di quel prete, di quel vescovo, o di quel Papa », un atteggiamento del genere.
Per Papa Francesco la risposta è semplice: « Quel cristiano non prega.
E se non c'è la preghiera », si chiude la porta.
Dunque « la chiave che apre la porta alla fede è la preghiera ».
Perché « quando un cristiano non prega, la sua testimonianza è superba ».
Ed egli stesso è « un superbo, è un orgoglioso, è uno sicuro di sé, non è umile.
Cerca la propria promozione.
Invece, quando un cristiano prega non si allontana dalla fede: parla con Gesù ».
Il Santo Padre ha puntualizzato in proposito che il verbo « pregare » non significa « dire preghiere », perché anche i dottori della legge « dicevano tante preghiere », ma solo « per farsi vedere ».
Infatti « una cosa è pregare e un'altra è dire preghiere ».
In quest'ultimo caso si abbandona la fede, trasformandola appunto « in ideologia moralista » e « senza Gesù ».
Coloro che pregano come i dottori della legge, secondo il Pontefice, reagiscono allo stesso modo « quando un profeta o un buon cristiano li rimprovera », utilizzando lo stesso metodo che fu utilizzato contro Gesù: « Quando fu uscito di là gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile - ha detto ripetendo le parole del brano evangelico - e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie ».
Per sorprenderlo con qualche parola « uscita dalla sua stessa bocca ».
Perché, ha commentato, « questi ideologici sono ostili e insidiosi!
Non sono trasparenti! E, poverini, sono gente sporcata dalla superbia! ».
Ecco allora l'invito conclusivo a chiedere al Signore la grazia di non smettere mai « di pregare per non perdere la fede » e di « rimanere umili » in modo da non diventare persone chiuse « che chiudono la strada al Signore ».