Lunedì, 27 gennaio 2014
Non fanno notizia sui giornali ma danno forza e speranza agli uomini: sono tutti i vescovi e i preti "anonimi" che continuano a offrire la loro vita in nome di Cristo nel servizio alle diocesi e alle parrocchie.
Per questi sacerdoti « coraggiosi, santi, buoni, fedeli » Papa Francesco ha invitato a pregare nella messa celebrata lunedì mattina, 27 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.
La riflessione del Pontefice ha preso spunto dalla prima lettura, tratta dal secondo libro di Samuele ( 2 Sam 5,1-7.10 ), che racconta l'unzione del re Davide.
« Abbiamo ascoltato - ha detto - la storia di quella riunione » a Ebron, quando « tutte le tribù di Israele vennero da Davide e gli proposero di farlo re ».
Infatti, ha spiegato, « Davide era re di Giuda ma il regno era diviso ».
Tutti gli anziani del popolo « hanno visto che l'unico che poteva » essere re « era Davide ».
Così « sono andati da lui per fare un'alleanza ».
Insieme, ha proseguito il Papa, « sicuramente hanno parlato, hanno discusso come fare l'alleanza.
E alla fine hanno deciso di farlo re ».
Ma « questa decisione non era una decisione, diciamo, democratica »; piuttosto, una decisione unanime: « tu sei re! ».
E « questo - ha spiegato il Pontefice - è il primo passo.
Poi viene il secondo: re Davide concluse con loro un'alleanza » e gli anziani del popolo « unsero Davide re di Israele ».
Ecco, dunque, l'importanza dell'unzione.
« Senza questa unzione - ha detto - Davide sarebbe stato soltanto il capo, l'organizzatore di un'azienda che portava avanti questa società politica che è il regno di Israele ».
Invece « l'unzione è un'altra cosa »; e proprio « l'unzione consacra Davide re ».
« Qual è la differenza - si è domandato il Papa - tra essere un organizzatore politico del paese e essere re unto? ».
Quando Davide, ha spiegato, « è stato unto re di Giuda da Samuele, era piccolo, era un ragazzino.
Dice la Bibbia che dopo l'unzione lo Spirito del Signore scese su Davide ».
E così « l'unzione fa che lo Spirito del Signore scenda sulla persona e sia con lui ».
Anche il brano proposto dalla liturgia, ha notato il Papa, « dice lo stesso: Davide andava sempre più crescendo in potenza e il Signore, Dio degli eserciti, era con lui ».
E « questa è proprio la specificità dell'unzione ».
Il vescovo di Roma ha ricordato, in proposito, l'atteggiamento di Davide nei confronti del re Saul, « che voleva ucciderlo per gelosia, per invidia ».
Davide « ha avuto l'opportunità di uccidere il re Saul ma non ha voluto farlo: io mai toccherò l'unto del Signore, è una persona scelta per il Signore, unta dal Signore! ».
Nelle sue parole c'è il « senso della sacralità di un re ».
« Nella Chiesa - ha affermato il Pontefice - noi abbiamo ereditato questo nella persona dei vescovi e dei preti ».
I vescovi infatti « non sono eletti soltanto per portare avanti un'organizzazione che si chiama Chiesa particolare.
Sono unti.
Hanno l'unzione e lo spirito del Signore è con loro ».
Tutti i vescovi, ha precisato il Papa, « siamo peccatori, tutti! Ma siamo unti! ».
E « tutti vogliamo essere più santi ogni giorno, più fedeli a questa unzione ».
E « quello che fa la Chiesa, quello che dà l'unità alla Chiesa, è la persona del vescovo, in nome di Gesù Cristo perché unto: non perché è stato votato dalla maggioranza, ma perché unto ».
Proprio « in questa unzione una Chiesa particolare ha la sua forza e, per partecipazione, anche i preti sono unti: il vescovo impone le mani e fa l'unzione su di loro ».
Così, ha detto il Papa, i preti « portano avanti le parrocchie e tanti altri lavori ».
È l'unzione ad avvicinare al Signore vescovi e preti, che « sono eletti dal Signore ».
Dunque « questa unzione è per i vescovi e per i preti la loro forza e la loro gioia ».
La forza, ha precisato, perché proprio nell'unzione essi « trovano la vocazione per portare avanti un popolo, per aiutare un popolo » e per « vivere al servizio del popolo ».
Ed è anche la gioia, « perché si sentono eletti dal Signore, protetti dal Signore con quell'amore con cui il Signore protegge tutti noi ».
Ecco perché, ha affermato, « quando pensiamo ai vescovi, ai preti - sacerdoti tutti e due, perché questo è il sacerdozio di Cristo: vescovo e prete - dobbiamo pensarli così: unti ».
Altrimenti, ha puntualizzato, « non si capisce la Chiesa ».
Ma « non solo non si capisce; non si può spiegare come la Chiesa vada avanti soltanto con le forze umane ».
Una « diocesi va avanti perché ha un popolo santo, ha tante cose, e ha anche un unto che la porta, che l'aiuta a crescere ».
Lo stesso vale per una parrocchia, che « va avanti perché ha tante organizzazioni, ha tante cose, ma anche perché ha un prete: un unto che la porta avanti ».
Noi abbiamo memoria - ha sottolineato il Pontefice - solo di « una minima parte di quanti vescovi santi, quanti sacerdoti, quanti preti santi » hanno dedicato tutta « la loro vita al servizio della diocesi, della parrocchia ».
E, quindi, « di quanta gente ha ricevuto la forza della fede, la forza dell'amore, la speranza da questi parroci anonimi, che noi non conosciamo. E sono tanti! ».
Sono « parroci di campagna o parroci di città che, con la loro unzione, hanno dato forza al popolo, hanno trasmesso la dottrina, hanno dato i sacramenti, cioè la santità ».
Qualcuno, ha notato il Papa, potrebbe obiettare: « Ma, padre, io ho letto su un giornale che un vescovo ha fatto tal cosa o che un prete ha fatto tal cosa! ».
Obiezione alla quale il Pontefice ha risposto: « Sì, anch'io l'ho letto!
Ma dimmi: sui giornali vengono le notizie di quello che fanno tanti sacerdoti, tanti preti in tante parrocchie di città e e di campagna?
La tanta carità che fanno?
Il tanto lavoro che fanno per portare avanti il loro popolo? ».
E ha aggiunto: « No, questa non è notizia! ».
Vale sempre, ha spiegato, il noto proverbio secondo cui « fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce ».
Papa Francesco ha concluso la sua riflessione invitando a pensare « a questa unzione di Davide » e, di conseguenza, « ai nostri vescovi e ai nostri preti coraggiosi, santi, buoni, fedeli ».
E ha chiesto di pregare « per loro: grazie a loro oggi noi siamo qui, sono stati loro che ci hanno battezzato ».