Martedì, 23 settembre 2014
La Parola di Dio non è « un fumetto » da leggere, ma un insegnamento che va ascoltato con il cuore e messo in pratica nella vita quotidiana.
Un impegno accessibile a tutti, perché sebbene « noi l'abbiamo fatta un po' difficile », la vita cristiana è « semplice, semplice »: infatti « ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica » sono le uniche due « condizioni » poste da Gesù a chi vuole seguirlo.
È questo in sintesi, per Papa Francesco, il significato delle letture proposte dalla liturgia di martedì 23 settembre.
Celebrando la messa a Santa Marta, il Pontefice si è soffermato in particolare sul brano del Vangelo di Luca ( Lc 8,19-21 ) in cui si racconta della madre e dei fratelli di Gesù che non riescono ad « avvicinarlo a causa della folla ».
Partendo dalla constatazione che egli trascorreva la maggior parte del suo tempo « sulla strada, con la gente », il vescovo di Roma ha notato come tra i tanti che lo seguivano ci fossero persone che sentivano « in lui un'autorità nuova, un modo di parlare nuovo », sentivano « la forza della salvezza » da lui offerta.
« Era lo Spirito Santo - ha commentato in proposito - che toccava il loro cuore per questo ».
Ma, ha fatto notare il Papa, mischiata tra la folla c'era anche gente che seguiva Gesù con secondi fini.
Alcuni « per convenienza », altri forse per la « voglia di essere più buoni ».
Un po' « come noi », ha detto attualizzando il discorso, che « tante volte andiamo da Gesù perché abbiamo bisogno di qualcosa e poi lo dimentichiamo lì, solo ».
Una storia che si ripete, visto che già allora Gesù a volte rimproverava chi lo seguiva.
È quello che capita, per esempio, dopo la moltiplicazione dei pani, quando dice alla gente: « Voi venite da me non per ascoltare la parola di Dio, ma perché l'altro giorno vi ho dato da mangiare »; o con i dieci lebbrosi, dei quali soltanto uno torna a ringraziarlo, mentre « gli altri nove erano felici con la loro salute e si dimenticarono di Gesù ».
Nonostante tutto, ha affermato il Papa, « Gesù continuava a parlare alla gente » e ad amarla, al punto da definire « quella folla immensa "la mia madre e i miei fratelli" ».
I familiari di Gesù sono dunque « coloro che ascoltano la parola di Dio » e « la mettono in pratica ».
Questa - ha rilevato - « è la vita cristiana: niente di più.
Semplice, semplice.
Forse noi l'abbiamo fatta un po' difficile, con tante spiegazioni che nessuno capisce, ma la vita cristiana è così: ascoltare la parola di Dio e praticarla.
Per questo abbiamo pregato nel salmo: "Guidami Signore sul sentiero dei tuoi comandi", della tua parola, dei tuoi comandamenti, per praticare ».
Da qui l'invito ad « ascoltare la parola, veramente, nella Bibbia, nel Vangelo », meditando le Scritture per metterne in pratica i contenuti nella vita quotidiana.
Ma, ha chiarito il Pontefice, se scorriamo il Vangelo superficialmente, allora « questo non è ascoltare la parola di Dio: questo è leggere la parola di Dio, come si può leggere un fumetto ».
Mentre ascoltare la parola di Dio « è leggere » e chiedersi: « Ma questo che dice al mio cuore?
Dio cosa mi sta dicendo con questa parola? ».
Solo così, infatti, « la nostra vita cambia ».
E questo avviene « ogni volta che apriamo il Vangelo e leggiamo un passo e ci domandiamo: "Con questo Dio mi parla, dice qualcosa a me?
E se dice qualcosa, cosa mi dice?" ».
Questo significa « ascoltare la parola di Dio, ascoltarla con le orecchie e ascoltarla con il cuore, aprire il cuore alla parola di Dio ».
Al contrario, « i nemici di Gesù ascoltavano la parola di Gesù ma gli erano vicini per cercare di trovare uno sbaglio, per farlo scivolare » e fargli perdere « autorità.
Ma mai si domandavano: "Cosa dice Dio per me in questa parola?" ».
Inoltre, ha aggiunto il Pontefice, « Dio non parla solo a tutti, ma parla a ognuno di noi.
Il Vangelo è stato scritto per ognuno di noi.
E quando io prendo la Bibbia, prendo il Vangelo e leggo, devo chiedermi cosa dice il Signore a me ».
Del resto, « questo è quello che Gesù dice che fanno i suoi veri parenti, i suoi veri fratelli: ascoltare la parola di Dio col cuore.
E poi, dice, "la mettono in pratica" ».
Certo, ha riconosciuto Francesco, « è più facile vivere tranquillamente senza preoccuparsi delle esigenze della parola di Dio ».
Però « anche questo lavoro lo ha fatto il Padre per noi ».
Infatti, i comandamenti sono proprio « un modo di mettere in pratica » la parola del Signore.
E lo stesso vale per le beatitudini.
In quel brano del Vangelo di Matteo, ha osservato il Papa, « ci sono tutte le cose che noi dobbiamo fare, per mettere in pratica la parola di Dio ».
Infine « ci sono le opere di misericordia », anch'esse indicate nel Vangelo di Matteo, al capitolo 25.
Insomma, questi sono esempi « di quello che vuole Gesù quando ci chiede di "mettere in pratica" la parola ».
In conclusione il Pontefice ha ricapitolato la sua riflessione ricordando che « tanta gente seguiva Gesù »:
qualcuno « per la novità »,
qualcun altro « perché aveva bisogno di sentire una buona parola »;
ma in realtà non erano tanti quelli che poi effettivamente mettevano « in pratica la parola di Dio ».
Eppure « il Signore faceva la sua opera, perché lui è misericordioso e perdona tutti, richiama tutti, aspetta tutti, perché è paziente ».
Anche oggi, ha sottolineato il Papa, « tanta gente va in chiesa per sentire la parola di Dio, ma forse non capisce il predicatore quando predica un po' difficile, o non vuol capire.
Perché anche questo è vero: il nostro cuore tante volte non vuol capire ».
Però Gesù continua ad accogliere tutti, « anche quelli che vanno a sentire la parola di Dio e poi lo tradiscono », come Giuda che lo chiama « amico ».
Il Signore, ha ribadito Francesco, « sempre semina la sua parola » e in cambio « chiede soltanto un cuore aperto per ascoltarla e buona volontà per metterla in pratica.
Per questo allora la preghiera di oggi sia quella del salmo: "Guidami Signore sul sentiero dei tuoi comandi", cioè sul sentiero della tua parola, e perché io impari con la tua guida a metterla in pratica ».