Giovedì, 8 gennaio 2015
È in suffragio delle vittime del crudele attentato terroristico avvenuto a Parigi che Papa Francesco ha celebrato, giovedì mattina 8 gennaio, la messa nella cappella della Casa Santa Marta.
Lo ha detto egli stesso all'inizio del rito, manifestando tutto il suo dolore per questo feroce e vile atto, esprimendo una particolare vicinanza ai familiari delle persone rimaste uccise o ferite e pregando perché possa cambiare il cuore degli attentatori.
« L'attentato - di ieri a Parigi - ha affermato il Pontefice - ci fa pensare a tanta crudeltà, crudeltà umana; a tanto terrorismo, sia al terrorismo isolato, sia al terrorismo di Stato.
Ma la crudeltà della quale è capace l'uomo!
Preghiamo, in questa messa, per le vittime di questa crudeltà.
Tante!
E chiediamo anche per i crudeli, perché il Signore cambi il loro cuore ».
In questi giorni, ha fatto poi notare il Papa nell'omelia, « la parola chiave nella liturgia e nella Chiesa è "manifestazione": il Figlio di Dio si è manifestato nella festa dell'Epifania ai gentili; nel Battesimo, quando scende su di Lui lo Spirito Santo; nelle nozze di Cana, quando fa il miracolo dell'acqua in vino ».
Proprio « questi sono i tre segni - ha spiegato - che la liturgia porta in questi giorni per parlarci della manifestazione di Dio: Dio si fa conoscere ».
Ma « la domanda è questa: come possiamo conoscere Dio? ».
E così ci troviamo subito davanti - ha affermato Francesco riferendosi alla prima lettura odierna ( 1 Gv 4,7-10 ) - « l'argomento che prende l'apostolo Giovanni nella prima Lettera: la conoscenza di Dio ».
Dunque, « che cosa è conoscere Dio? Come si può conoscere Dio? ».
A queste domande, ha detto Francesco, « una prima risposta sarebbe: si può conoscere Dio con la ragione ».
Ma davvero « io posso conoscere Dio con la ragione? In parte sì ».
Infatti « con il mio intelletto, ragionando, guardando le cose del mondo, si può prima capire che c'è un Dio e l'esistenza di Dio si può capire in alcune tracce della personalità di Dio ».
Però, ha precisato il Papa, « questo è insufficiente per conoscere Dio », in quanto « Dio si conosce totalmente nell'incontro con Lui e per l'incontro la ragione sola non basta, ci vuole un'altra cosa in più: la ragione ti aiuta ad andare fino a un certo punto, poi ti accompagna più avanti ».
Nella sua lettera « Giovanni dice chiaramente cosa è Dio: Dio è amore ».
Perciò « soltanto per la strada dell'amore tu puoi conoscere Dio ».
Certo, ha aggiunto Francesco, « amore ragionevole, accompagnato dalla ragione, ma amore ».
Forse, a questo punto, ci si potrebbe domandare « ma come posso amare quello che non conosco? ».
La risposta è chiara: « Ama quelli che tu hai vicino ».
Proprio « questa è la dottrina di due comandamenti: il più importante è amare Dio, perché Lui è amore ».
Il secondo, invece, « è amare il prossimo ma, per arrivare al primo, dobbiamo salire per gli scalini del secondo ».
In una parola, ha spiegato il Papa, « attraverso l'amore al prossimo arriviamo a conoscere Dio, che è amore » e « soltanto amando ragionevolmente, ma amando, possiamo arrivare a questo amore ».
Francesco ha voluto quindi ripetere le parole scritte da san Giovanni: « Carissimi, amiamoci gli uni agli altri, perché l'amore è da Dio.
Chiunque ama è stato generato da Dio ».
Ma, ha ricordato, « tu non puoi amare se Dio non ti mette l'amore dentro, non ti genera quest'amore », perché « chi ama conosce Dio ».
Invece, scrive san Giovanni, « chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore ».
Però, ha messo in guardia il Papa, qui non si parla di « amore da telenovela ».
È piuttosto un « amore solido, forte », un « amore eterno che si manifesta - la parola di questi giorni è "manifestazione" - nel suo Figlio venuto per salvarci ».
Dunque è un « amore concreto, un amore di opere e non di parole ».
Ecco, allora, che « per conoscere Dio ci vuole tutta una vita: un cammino, un cammino di amore, di conoscenza, di amore per il prossimo, di amore per quelli che ci odiano, di amore per tutti ».
È Gesù stesso, ha fatto presente il Papa, che « ci ha dato l'esempio dell'amore ».
E appunto « in questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato Lui che ha amato noi e ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati ».
Per questo « nella persona di Gesù possiamo contemplare l'amore di Dio ».
E « facendo quello che Gesù ci ha insegnato sull'amore per il prossimo, arriviamo - scalino per scalino - all'amore di Dio, alla conoscenza di Dio che è amore ».
Il Papa ha evidenziato che l'apostolo Giovanni, nella sua lettera, « va un po' avanti » quando afferma « in questo sta l'amore » e cioè che « non siamo stati noi ad amare Dio, ma Lui ci ha amato per primo: Dio ci precede nell'amore ».
Infatti, ha fatto notare Francesco, « quando io incontro Dio nella preghiera, sento che Dio mi amava prima che io cominciassi a cercarlo ».
Sì, « Lui sempre prima, Lui ci aspetta, Lui ci chiama ».
E « quando noi arriviamo, Lui è lì! ».
A questo proposito il Papa ha fatto riferimento a un altro passo della Scrittura ( Ger 1,11-12 ), citandolo letteralmente: « Che bello quello che dice Dio a Geremia: cosa vedi Geremia? - Un ramo di mandorlo, Signore - Hai visto bene!
Sono io che vigilo sulla mia Parola perché si realizzi ».
E « il fiore del mandorlo - ha spiegato Francesco - è il primo a fiorire nella primavera, il primo ».
Ciò sta a significare che « il Signore è lì, vigilante », è sempre « il primo come il mandorlo, ci ama per primo ».
E anche noi, ha assicurato il Papa, « avremo sempre questa sorpresa: quando ci avviciniamo a Dio attraverso le opere di carità, attraverso la preghiera, nella Comunione, nella Parola di Dio, troviamo che Lui è lì, per primo, aspettandoci, così ci ama ».
E proprio « come il fiore del mandorlo, è il primo ».
Davvero, ha rimarcato Francesco, « quel versetto di Geremia ci dice tanto ».
Sulla stessa scia si pone anche l'episodio presentato dal brano del Vangelo di Marco ( Mc 6,34-44 ) proposto dalla liturgia.
« Prima si dice che Gesù ebbe compassione di tanta gente, è l'amore di Gesù: ha visto tanta gente, come pecore che non avevano pastore, disorientate ».
Ma anche oggi, ha ricordato Francesco, c'è « tanta gente disorientata nelle nostre città, nei nostri Paesi: tanta gente ».
Quando « Gesù ha visto questa gente disorientata si è commosso: incomincia a insegnare loro la dottrina, le cose di Dio e la gente lo sentiva, lo ascoltava tanto bene perché il Signore parlava bene, parlava al cuore ».
Poi, racconta Marco nel suo Vangelo, Gesù, accortosi che quelle cinquemila persone non avevano neppure mangiato, chiese ai discepoli di provvedere.
È dunque Cristo che « per primo va all'incontro con la gente ».
Da parte loro, forse « i discepoli si sono un po' innervositi, hanno sentito fastidio e la loro risposta è forte: dobbiamo andare a comprare 200 denari di pane e dare loro da mangiare? ».
Così se « l'amore di Dio era primo, i discepoli non avevano capito niente ».
Ma è proprio « così l'amore di Dio: sempre ci aspetta, sempre ci sorprende ».
È « il Padre, nostro Padre che ci ama tanto, che sempre è disposto a perdonarci, sempre ».
E non una volta » ma « settanta volte sette: sempre ».
Appunto « come un Padre pieno di amore ».
Così « per conoscere questo Dio che è amore dobbiamo salire per lo scalino dell'amore per il prossimo, per le opere di carità, per le opere di misericordia che il Signore ci ha insegnato ».
Francesco ha concluso proprio con la preghiera « che il Signore, in questi giorni che la Chiesa ci fa pensare alla manifestazione di Dio, ci dia la grazia di conoscerLo per la strada dell'amore ».