Venerdì, 9 gennaio 2015
Un cuore indurito non riesce a comprendere neanche i miracoli più grandi.
Ma « come un cuore si indurisce? ».
Se lo è chiesto Papa Francesco durante la messa celebrata venerdì 9 gennaio a Santa Marta.
I discepoli, si legge nel brano liturgico del Vangelo di Marco ( Mc 6,45-52 ), « non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito ».
Eppure, ha spiegato Francesco, « erano gli apostoli, i più intimi di Gesù. Ma non capivano ».
E pur avendo assistito al miracolo, pur avendo « visto che quella gente - più di cinquemila - aveva mangiato con cinque pani » non avevano compreso.
« Perché? Perché il loro cuore era indurito ».
Tante volte Gesù « parla della durezza del cuore nel Vangelo », rimprovera il « popolo dalla cervice dura », piange su Gerusalemme « che non ha capito chi sia lui ».
Il Signore si confronta con questa durezza: « Tanto lavoro ha Gesù - ha sottolineato il Papa - per rendere questo cuore più docile, per renderlo senza durezze, per renderlo amorevole ».
Un « lavoro » che continua dopo la risurrezione, con i discepoli di Emmaus e tanti altri.
« Ma - si è domandato il Pontefice - come un cuore si indurisce?
Come è possibile che questa gente, che era con Gesù sempre, tutti i giorni, che lo sentiva, lo vedeva … e il loro cuore era indurito.
Ma come un cuore può divenire così? ».
E ha raccontato: « Ieri ho chiesto al mio segretario: Dimmi, come si indurisce un cuore?
Lui mi ha aiutato a pensare un po' a questa cosa ».
Da qui l'indicazione di una serie di circostanze con le quali ciascuno può confrontare la propria esperienza personale.
Innanzitutto, ha detto Francesco, il cuore « si indurisce per esperienze dolorose, per esperienze dure ».
È la situazione di quanti « hanno vissuto un'esperienza molto dolorosa e non vogliono entrare in un'altra avventura ».
È proprio quello che è successo dopo la risurrezione ai discepoli di Emmaus, dei quali il Pontefice ha immaginato le considerazioni: « "C'è troppo, troppo chiasso, ma andiamocene un po' lontano, perché …"
- Perché, che? - "Eh, noi speravamo che questo fosse il Messia, non c'è stato, io non voglio illudermi un'altra volta, non voglio farmi illusioni!" ».
Ecco il cuore indurito da una « esperienza di dolore ».
Lo stesso capita a Tommaso: « No, no, io non ci credo. Se non metto il dito lì, non ci credo! ».
Il cuore dei discepoli era duro « perché avevano sofferto ».
E al riguardo Francesco ha ricordato un detto popolare argentino: « Se una persona viene bruciata dal latte, quando vede la mucca piange ».
Ossia, ha spiegato, « è quell'esperienza dolorosa che ci trattiene dall'aprire il cuore ».
Un altro motivo che indurisce il cuore è poi « la chiusura in se stesso: fare un mondo in se stesso ».
Accade quando l'uomo è « chiuso in se stesso, nella sua comunità o nella sua parrocchia ».
Si tratta di una chiusura che « può girare intorno a tante cose »: all'« orgoglio, alla sufficienza, al pensare che io sono meglio degli altri » o anche « alla vanità ».
Ha precisato il Papa: « Ci sono l'uomo e la donna "specchio", che sono chiusi in se stessi per guardare se stessi, continuamente »: si potrebbero definire « narcisisti religiosi ».
Questi « hanno il cuore duro, perché sono chiusi, non sono aperti.
E cercano di difendersi con questi muri che fanno intorno a sé ».
C'è inoltre un ulteriore motivo che indurisce il cuore: l'insicurezza.
È ciò che sperimenta colui che pensa: « Io non mi sento sicuro e cerco dove aggrapparmi per essere sicuro ».
Questo atteggiamento è tipico della gente « che è tanto attaccata alla lettera della legge ».
Accadeva, ha spiegato il Pontefice, « con i Farisei, con i Sadducei, con i dottori della legge del tempo di Gesù ».
I quali obiettavano: « Ma la legge dice questo, ma dice questo fino a qui … », e così « facevano un altro comandamento »; alla fine, « poverini, si addossavano 300-400 comandamenti e si sentivano sicuri ».
In realtà, ha fatto notare Francesco, tutti questi « sono persone sicure, ma come è sicuro un uomo o una donna nella cella di un carcere dietro la grata: è una sicurezza senza libertà ».
Mentre è proprio la libertà ciò che « è venuto a portarci Gesù ».
San Paolo, ad esempio, rimprovera Giacomo e anche Pietro « perché non accettano la libertà che Gesù ci ha portato ».
Ecco allora la risposta alla domanda iniziale: « Come un cuore si indurisce? ».
Il cuore infatti, « quando si indurisce, non è libero e se non è libero è perché non ama ».
Un concetto espresso dalla prima lettura della liturgia del giorno ( 1 Gv 4,11-18 ), dove l'apostolo parla dell'« amore perfetto » che « scaccia il timore ».
Infatti « nell'amore non c'è timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore.
Non è libero.
Sempre ha il timore che succeda qualcosa di doloroso, di triste », che ci faccia « andare male nella vita o rischiare la salvezza eterna ».
In realtà, sono solo « immaginazioni », perché semplicemente quel cuore « non ama ».
Il cuore dei discepoli, ha spiegato il Papa, « era indurito perché ancora non avevano imparato ad amare ».
Ci si può allora chiedere: « Chi ci insegna ad amare? Chi ci libera da questa durezza? »
Può farlo « soltanto lo Spirito Santo », ha chiarito Francesco precisando: « Tu puoi fare mille corsi di catechesi, mille corsi di spiritualità, mille corsi di yoga, zen e tutte queste cose.
Ma tutto questo non sarà mai capace di darti la libertà di figlio ».
Solo lo Spirito Santo « muove il tuo cuore per dire "padre" »; solo lui « è capace di scacciare, di rompere questa durezza del cuore » e di renderlo « docile al Signore.
Docile alla libertà dell'amore ».
Non a caso il cuore dei discepoli è rimasto « indurito fino al giorno dell'Ascensione », quando hanno detto al Signore: « Adesso si farà la rivoluzione e viene il regno! ».
In realtà « non capivano niente ».
E « soltanto quando è venuto lo Spirito Santo, le cose sono cambiate ».
Perciò, ha concluso il Pontefice « chiediamo al Signore la grazia di avere un cuore docile: che lui ci salvi dalla schiavitù del cuore indurito » e « ci porti avanti in quella bella libertà dell'amore perfetto, la libertà dei figli di Dio, quella che soltanto può dare lo Spirito Santo ».