Lunedì, 13 aprile 2015
Solo lo Spirito Santo ci dà la « forza di annunziare Gesù Cristo fino alla testimonianza finale ».
E lo Spirito « viene da qualsiasi parte, come il vento ».
Nell'omelia della messa celebrata lunedì 13 aprile a Santa Marta, Papa Francesco ha affrontato il tema del « coraggio cristiano » che è una « grazia che dà lo Spirito Santo ».
Punto di partenza della sua riflessione è stato un brano degli Atti degli apostoli ( At 4,23-31 ).
Si tratta della parte finale di un lungo racconto « che incomincia con un miracolo che fanno Pietro e Giovanni: la guarigione di quello storpio che era alla porta bella del tempio, chiedendo elemosina ».
Il Papa ha richiamato l'intero episodio e ha ricordato che Pietro guardò lo storpio « e gli disse: "Oro né argento ho, ma quello che ho ti do: alzati e cammina" ».
L'uomo guarì.
La gente che vide si stupì « e lodava Dio ».
Allora « Pietro profittò per annunciare il Vangelo, per annunciare la buona notizia di Gesù Cristo: per annunciare Gesù Cristo ».
A quel punto, ha spiegato Francesco, i sacerdoti si trovarono in difficoltà: inviarono « alcuni a prendere Pietro e Giovanni », i quali si mostrarono come « gente semplice, senza istruzione ».
I due apostoli « sono rimasti in carcere, quella sera ».
Il giorno seguente i sacerdoti decisero « di proibirgli di parlare in nome di Gesù, di predicare questa dottrina ».
Ma loro « continuarono »; anzi Pietro - che « era quello che portava la voce dei due » - affermò: « Se sia giusto obbedire a voi invece che a Dio: noi obbediamo a Dio! ».
E aggiunse « quella parola che abbiamo sentito tante volte: "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato ».
Da qui il Pontefice ha ripreso il brano proposto dalla liturgia del giorno, dove si legge che i due, « rimessi in libertà », andarono a riferire alla comunità « quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani », e che tutti, a quelle parole, « insieme innalzarono la loro voce a Dio e incominciarono a pregare », ripercorrendo le tappe della storia della salvezza fino a Gesù.
E « quando ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza ».
Proprio su quest'ultima parola - "franchezza" - si è soffermato il Pontefice rilevando come in quella preghiera comune si legga: « "E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi" non di fuggire: "di proclamare con tutta franchezza la tua parola" ».
Qui emerge l'indicazione per ogni cristiano: « Possiamo dire », ha sottolineato Francesco, che « anche oggi il messaggio della Chiesa è il messaggio del cammino della franchezza, del cammino del coraggio cristiano ».
Quella parola infatti, ha spiegato, « si può tradurre "coraggio", "franchezza", "libertà di parlare", "non avere paura di dire le cose" ».
È la "parresìa".
I due apostoli « dal timore sono passati alla franchezza, a dire le cose, con libertà ».
Il cerchio della riflessione del Papa si è chiuso con la rilettura del brano del Vangelo di Giovanni ( Gv 3,1-8 ), ovvero del « dialogo un po' misterioso fra Gesù e Nicodemo, sulla "seconda nascita" ».
È a questo punto che il Pontefice si è chiesto: « In tutta questa storia, chi è il vero protagonista?
In questo itinerario della franchezza, chi è il vero protagonista?
Pietro, Giovanni, lo storpio guarito, la gente che sentiva, i sacerdoti, i soldati?
Nicodemo, Gesù? ».
E la risposta è stata: « Il vero protagonista è proprio lo Spirito Santo.
Perché è lui l'unico capace di darci questa grazia del coraggio di annunciare Gesù Cristo ».
È il « coraggio dell'annuncio » ciò che « ci distingue dal semplice proselitismo ».
Ha spiegato il Papa: « Noi non facciamo pubblicità » per avere « più "soci" nella nostra "società spirituale"».
Questo « non serve, non è cristiano ».
Invece « quello che il cristiano fa è annunziare con coraggio; e l'annuncio di Gesù Cristo provoca, mediante lo Spirito Santo, quello stupore che ci fa andare avanti ».
Perciò « il vero protagonista di tutto questo è lo Spirito Santo », a tal punto che - come si legge negli Atti degli apostoli - quando i discepoli ebbero terminato la preghiera il luogo in cui erano tremò e tutti furono colmi di Spirito.
È stato, ha detto Francesco, « come una nuova Pentecoste ».
Lo Spirito Santo è quindi il protagonista, tant'è vero che Gesù dice a Nicodemo che si può nascere di nuovo ma che « il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va.
Così è chiunque è nato dallo Spirito Santo ».
Perciò, ha spiegato il Pontefice, « è proprio lo Spirito che ci cambia, che viene da qualsiasi parte, come il vento ».
E ancora: « soltanto lo Spirito è capace di cambiarci l'atteggiamento, di cambiare noi, di cambiare l'atteggiamento, di cambiare la storia della nostra vita, cambiare la nostra appartenenza, pure ».
Ed è lo stesso Spirito che diede la forza ai due apostoli, « uomini semplici e senza istruzione », di « annunziare Gesù Cristo fino alla testimonianza finale: il martirio ».
Ecco allora l'insegnamento per ogni credente: « il cammino del coraggio cristiano è una grazia che dà lo Spirito Santo ».
Ci sono infatti « tante strade che possiamo prendere, anche che ci danno un certo coraggio », per le quali si può dire: « Ma guarda che coraggioso, la decisione che ha preso! ».
Però tutto questo « è strumento di un'altra cosa più grande: lo Spirito ».
E « se non c'è lo Spirito, noi possiamo fare tante cose, tanto lavoro, ma non serve a niente ».
Per questo, ha concluso il Papa, dopo il giorno di Pasqua, « che è durato otto giorni », la Chiesa « ci prepara a ricevere lo Spirito Santo ».
Ora, « nella celebrazione del mistero della morte e della resurrezione di Gesù, possiamo ricordare tutta la storia di salvezza», che è anche « la nostra propria storia di salvezza », e possiamo « chiedere la grazia di ricevere lo Spirito perché ci dia il vero coraggio per annunciare Gesù Cristo ».