Martedì, 14 aprile 2015
Tre grazie da chiedere per le comunità cristiane: l'armonia, la povertà e la pazienza.
Continuando la riflessione sul racconto del colloquio notturno tra Gesù e Nicodemo - al centro della liturgia della parola - Papa Francesco ha dedicato l'omelia della messa celebrata a Santa Marta martedì 14 aprile al tema della « rinascita », che per la Chiesa significa « rinascere nello Spirito ».
Il vescovo di Roma si è riallacciato alle letture del giorno precedente, ricordando che esse invitavano a « riflettere su una delle tante trasformazioni » che lo Spirito opera: quella di dare « coraggio », trasformando l'uomo « da codardo e timoroso » a « coraggioso, con un coraggio forte per annunciare Gesù, senza paura ».
Dalla singola persona il Papa è passato a considerare « cosa fa lo Spirito in una comunità ».
Rileggendo il brano degli Atti degli apostoli ( At 4,32-37 ) che descrive le prime comunità cristiane, sembra quasi di trovarsi di fronte a una descrizione di un mondo ideale: « Tutti erano amici, tutti mettevano tutto in comune, nessuno litigava ».
Un racconto, ha spiegato Francesco, che « è come un riassunto, come se la vita si fermasse un po' e lo Spirito di Dio ci facesse intravedere cosa potrebbe fare in una comunità, come si potrebbe trasformare una comunità: una comunità diocesana, una comunità parrocchiale, religiosa, una comunità famigliare ».
In questa descrizione il Pontefice ha evidenziato due segni caratteristici della « rinascita in una comunità ».
Innanzitutto l'armonia: « La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola ».
Chi rinasce dallo Spirito, cioè, ha la « grazia dell'unità, dell'armonia ».
Lo Spirito Santo, infatti, è « l'unico che può darci l'armonia » perché « lui anche è l'armonia fra il Padre e il Figlio ».
C'è poi un secondo segno, ed è quello del « bene comune ».
Si legge nella scrittura: « Nessuno infatti tra loro era bisognoso, nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva ».
A questo punto il Papa ha sottolineato come questi due aspetti siano solo « un passo » nel cammino della comunità rinata.
Questa infatti comincia a vivere anche dei « problemi ».
Ad esempio c'è il caso « del matrimonio di Anania e Saffira », i quali, entrati nella comunità, « hanno cercato di truffare la comunità ».
Un'esperienza negativa che si può ricondurre ai nostri giorni: è simile, ha spiegato Francesco, ai « padroni dei benefattori che si avvicinano alla Chiesa, entrano per aiutarla e usare la Chiesa per i propri affari ».
Vi sono, poi, anche « le persecuzioni » che, del resto, erano state « annunciate da Gesù »: a questo riguardo il Pontefice ha richiamato « l'ultima delle beatitudini di Matteo: "Beati quando vi insulteranno, vi perseguiteranno a causa di me … Rallegratevi" ».
E ha ricordato anche che Gesù « promette tante cose belle, la pace, l'abbondanza: "Avrete cento volte in più con le persecuzioni" ».
Tutto questo si ritrova « nella prima comunità rinata dallo Spirito Santo », alla quale Pietro spiega: « Fratelli non meravigliatevi di queste persecuzioni, questo incendio che è scoppiato fra voi ».
Nell'« immagine dell'incendio », ha chiosato il Pontefice, ritroviamo quella del « fuoco che purifica l'oro », ovvero: l'« oro di una comunità rinata dallo Spirito Santo viene purificato delle difficoltà, delle persecuzioni ».
È a questo punto che il Papa ha introdotto un terzo elemento importante, ricordando il « consiglio di Gesù » dato a chi si trova « in mezzo alle difficoltà, alle persecuzioni: "Abbiate pazienza, perché con la pazienza salverete le vostre vite, le vostre anime" ».
Occorre cioè « la pazienza nel sopportare: sopportare i problemi, sopportare le difficoltà, sopportare le maldicenze, le calunnie, sopportare le malattie, sopportare il dolore della perdita di un figlio di una moglie, di un marito, di una mamma, di un papà … la pazienza ».
Ecco quindi i tre elementi: una comunità cristiana « fa vedere che è rinata nello Spirito Santo, quando è una comunità che cerca l'armonia » e non la divisione interna, « quando cerca la povertà », e « non l'accumulo di ricchezze - le ricchezze, infatti, « sono per il servizio » - e quando ha pazienza, cioè quando « non si arrabbia subito davanti alle difficoltà e si sente offesa », perché « il servo di Jahvè, Gesù, è paziente ».
Alla luce di quanto detto, il Papa ha concluso la sua riflessione esortando tutti, « in questa seconda settimana di Pasqua » durante la quale si celebrano i misteri pasquali, a « pensare alle nostre comunità », siano esse diocesane, parrocchiali, famigliari o di altro tipo, per chiedere tre grazie: quella « dell'armonia, che è più dell'unità », quella « della povertà » - che non significa « della miseria »: infatti, ha specificato Francesco, chi ha qualche possesso « devo gestirlo bene per il bene comune e con generosità » - e infine quella « della pazienza ».
Dobbiamo infatti capire che non soltanto « ognuno di noi » ha ricevuto la grazia di « rinascere nello Spirito », ma che questa grazia è anche per « le nostre comunità ».