Martedì, 17 novembre 2015
Non lasciarsi indebolire dallo spirito del mondo e vivere coerentemente, senza cedimenti e compromessi, il proprio essere cristiani.
È l'invito che Papa Francesco, meditando sulle letture del giorno, ha rivolto durante la messa celebrata martedì 17 novembre a Santa Marta.
Seguendo la via attraverso la quale in questi giorni « la Chiesa ci prepara alla fine dell'anno liturgico », il Pontefice ha parlato di « come comportarsi nella persecuzione ».
E per farlo ha sviluppato il filo logico avviato il giorno prima, quando la sua riflessione si era soffermata sui tre concetti della « mondanità » dell'« apostasia » e della « persecuzione ».
Lo spunto gli è stato offerto dal brano del secondo libro dei Maccabei ( 2 Mac 6,18-31 ) nel quale il novantenne Eleàzaro - una sorta di "Policarpo", di pater familias dell'Antico testamento - « non si lascia indebolire dallo spirito della mondanità » e « davanti alla prova non si arrende ».
Cosa era accaduto?
« Il pensiero unico dell'apostasia - ha spiegato il Papa - voleva che mangiasse la carne suina »; lui invece si rifiutò e la sputò.
Allora « i suoi amici mondani, quelli che avevano ceduto allo spirito della mondanità, lo chiamarono e lo tirarono in disparte e cercarono di convincerlo », proponendogli una soluzione di comodo: « Facciamo una cosa, tu fatti una bella zuppa di carne che tu puoi mangiare e fai finta di mangiare la carne suina e così salvi la tua vita e non pecchi ».
Ma l'anziano scriba « si indignò ».
E « con quella dignità, con quella nobiltà che lui aveva da una vita coerente » andò al « martirio », dando testimonianza: « No, io alla mia età non darò questo esempio ai giovani ».
È un chiaro esempio di « coerenza di vita » dalla quale ci allontana « la mondanità spirituale ».
Proprio su questo si è soffermato Francesco analizzando il comportamento di molti: « Tu fai finta di essere così, ma vivi in un'altra maniera ».
È la mondanità che si insinua nell'animo umano e mano a mano se ne impossessa: « è difficile conoscerla dall'inizio - ha fatto notare Francesco - perché è come il tarlo che lentamente distrugge, degrada la stoffa e poi quella stoffa diventa inutilizzabile ».
Così « l'uomo che si lascia portare avanti dalla mondanità perde l'identità cristiana », la rovina diventando « incapace di coerenza ».
Infatti, ha continuato il Papa, c'è chi dice: « Oh, io sono tanto cattolico, padre, io vado a messa tutte le domeniche, ma tanto cattolico »; poi, però, nella vita quotidiana o nel lavoro è incapace di coerenza.
Così, ad esempio, cede alle lusinghe di chi gli propone: « Se tu mi compri questo, facciamo questa tangente e tu prendi la tangente ».
« Questa - ha ribadito il Pontefice - non è coerenza di vita, questa è mondanità ».
Ed è proprio la mondanità che « porta alla doppia vita, quella che appare e quella che è vera, e ti allontana da Dio e distrugge la tua identità cristiana ».
Per questo « Gesù è tanto forte quando chiede al Padre: "Padre, io non ti chiedo che li tolga dal mondo ma che li salvi, che non abbiano lo spirito mondano" », cioè « quello spirito che distrugge l'identità cristiana ».
Dalla Sacra scrittura, in particolare dalla vicenda dell'anziano Eleàzaro, viene un « esempio contro questo spirito di mondanità ».
Non a caso il Pontefice ha invitato i fedeli a riascoltare le sue parole coerenti: « Se molti giovani pensano che io a novant'anni sono passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, si perderanno per causa mia ».
Eleàzaro, dunque, si preoccupa dell'esempio che potrebbe dare ai giovani se cedesse.
È una scelta che il Papa ha così interpretato: « Lo spirito cristiano, l'identità cristiana, mai è egoista, sempre cerca di curare con la propria coerenza, curare, evitare lo scandalo, curare gli altri, dare un buon esempio ».
Certo, ha aggiunto Francesco, qualcuno potrebbe obiettare: « Ma non è facile, padre, vivere in questo mondo, dove le tentazioni sono tante, e il trucco della doppia vita ci tenta tutti giorni, non è facile! ».
In realtà, ha spiegato il Pontefice, « per noi non solo non è facile, è impossibile.
Soltanto Lui è capace di farlo ».
Perciò la liturgia del giorno invita a pregare con il salmo: « Il Signore mi sostiene ».
È Dio, ha ribadito il Papa, « il sostegno nostro contro la mondanità che distrugge la nostra identità cristiana, che ci porta alla doppia vita ».
Solo lui può salvarci.
E dunque « la nostra preghiera umile sarà: "Signore, sono peccatore, davvero, tutti lo siamo, ma ti chiedo il tuo sostegno, dammi il tuo sostegno, perché da una parte non faccia finta di essere cristiano e dall'altra parte viva come un pagano, come un mondano" ».
Il Pontefice ha concluso l'omelia con un consiglio: « Se voi avete oggi un po' di tempo, prendete la Bibbia, il secondo libro dei Maccabei, capitolo sesto, e leggete questa storia di Eleàzaro.
Vi farà bene, vi darà coraggio per essere esempio a tutti e anche vi darà forza e sostegno per portare avanti l'identità cristiana, senza compromessi, senza doppia vita ».