Martedì, 28 febbraio 2017
« Contento, Señor, contento! »: il volto sorridente di un santo contemporaneo, il cileno Alberto Hurtado, il quale anche nelle difficoltà e nelle sofferenze assicura al Signore di essere « felice », si è contrapposto a quello « rattristato » del « giovane ricco » evangelico nella meditazione di Papa Francesco durante la messa celebrata a Santa Marta, martedì 28 febbraio.
Sono i due modi di rispondere al dono e alla proposta di vita che Dio fa all'uomo e che il Pontefice ha sintetizzato con un'espressione: « Tutto e niente ».
L'omelia di Francesco ha preso le mosse da una considerazione sulla liturgia di questi « tre ultimi giorni prima della quaresima » nella quale è presentato il « rapporto fra Dio e le ricchezze ».
Nel vangelo di domenica, ha ricordato, « il Signore è stato chiaro: non si può servire Dio e le ricchezze.
Non si possono servire due padroni, due signori: o tu servi Dio o servi le ricchezze ».
Lunedì, invece, « è stata proclamata la storia di quel giovane ricco, che voleva seguire il Signore ma alla fine era tanto ricco che ha scelto le ricchezze ».
Un passo evangelico ( Mc 10,17-27 ) nel quale si sottolineava il monito di Gesù: « Quanto difficile è che un ricco entri nel regno dei cieli.
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago », e la reazione dei discepoli « un po' spaventati: "Ma chi si può salvare?" ».
Martedì la liturgia ha continuato a proporre il brano di Marco prendendo in esame la reazione di Pietro ( Mc 10,28-31 ), che dice a Gesù: « Va bene e noi? ».
Sembra quasi, ha commento il Papa, che Pietro con la sua domanda - « Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Cosa tocca a noi? » - presentasse « il conto al Signore », come in una « negoziazione di affari ».
In realtà, ha spiegato il Pontefice, non era probabilmente « quella l'intenzione di Pietro », il quale, evidentemente, « non sapeva cosa dire: "Sì, questo se ne è andato, ma noi?" ».
In ogni caso, « la risposta di Gesù è chiara: "Io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato tutto senza ricevere tutto" ».
Non ci sono mezze misure: « Ecco, noi abbiamo lasciato tutto », « Riceverete tutto ».
C'è invece « quella misura traboccante con la quale Dio dà i suoi doni: "Riceverete tutto.
Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madri o padri o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora in questo tempo cento volte tanto in case, fratelli, sorelle, madri, campi, e la vita eterna nel tempo che verrà". Tutto ».
Questa è la risposta, ha detto il Pontefice: « Il Signore non sa dare meno di tutto.
Quando lui dona qualcosa, dona se stesso, che è tutto ».
Una risposta, però, dove emerge una parola che « ci fa riflettere ».
Gesù infatti afferma che si « riceve già ora in questo tempo cento volte in case, fratelli insieme a persecuzioni ».
Quindi « tutto e niente ».
Ha spiegato il Papa: « Tutto in croce, tutto in persecuzioni, insieme alle persecuzioni ».
Perché si tratta di « entrare in un altro modo di pensare, in un altro modo di agire ».
Infatti « Gesù dà se stesso tutto, perché la pienezza, la pienezza di Dio è una pienezza annientata in croce ».
Ecco quindi il « dono di Dio: la pienezza annientata ».
Ed ecco allora anche « lo stile del cristiano: cercare la pienezza, di ricevere la pienezza annientata e seguire per quella strada ».
Certamente un impegno che « non è facile ».
Ma il Papa, seguendo la sua meditazione, è andato oltre e si è chiesto: « Qual è il segno, qual è il segnale che io vado avanti in questo dare tutto e ricevere tutto? ».
Cosa fa capire, insomma, che si è sulla strada giusta?
La risposta, ha detto, si trova nella prima lettura del giorno ( Sir 35,1-15 ), dove è scritto: « Glorifica il Signore con occhio contento.
In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, con gioia, consacra la tua decima.
Dà all'Altissimo secondo il dono da lui ricevuto e con occhio contento secondo la tua volontà ».
Quindi, « occhi contenti, lieto il volto, gioia … ».
Ha spiegato il Pontefice: « Il segno che noi andiamo su questa strada del tutto e niente, della pienezza annientata, è la gioia ».
Non a caso « il giovane ricco si fece scuro in volto e se ne andò rattristato ».
Non era stato « capace di ricevere, di accogliere questa pienezza annientata ».
Invece, ha spiegato il Papa, « i santi, Pietro stesso, l'hanno accolta.
E in mezzo alle prove, alle difficoltà avevano lieto il volto, l'occhio contento e la gioia del cuore.
Questo è il segno ».
Ed è a questo punto che il Papa è ricorso a un esempio tratto dalla vita della Chiesa contemporanea: « Mi viene in mente - ha detto - una frase piccolina di un santo, san Alberto Hurtado, cileno.
Lavorava sempre, difficoltà dietro difficoltà, dietro difficoltà … Lavorava per i poveri ».
È un santo che « è stato perseguitato » e ha dovuto affrontare « tante sofferenze ».
Ma « lui quando era proprio lì, annientato in croce » diceva: « Contento, Señor, contento, "Felice, Signore, felice" ».
Che sant'Alberto, ha concluso il Pontefice, « ci insegni ad andare su questa strada, ci dia la grazia di andare su questa strada un po' difficile del tutto e niente, della pienezza annientata di Gesù Cristo e dire sempre, soprattutto nelle difficoltà: "Contento, Signore, contento" ».