Martedì, 3 ottobre 2017
« Chiedere a Gesù la grazia di seguirlo da vicino », per non lasciarlo solo, superando così le tentazioni di guardare noi stessi per « spartirsi la torta » degli interessi personali: è il consiglio spirituale suggerito da Francesco nella messa celebrata, martedì 3 ottobre, a Santa Marta.
«Questo passo del Vangelo - ha subito fatto notare il Pontefice riferendosi al brano liturgico di Luca ( Lc 9,51-56 ) - ci racconta il momento nel quale si avvicina la passione del Signore: "Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto" ».
E così, ha spiegato, « Gesù va avanti, si avvicina il momento della croce, il momento della passione, e davanti a questo Gesù fa due cose ».
Anzitutto, il Signore « prese la ferma decisione di mettersi in cammino - "accetto la volontà del Padre" - e va avanti ».
Poi, « annuncia questo ai suoi discepoli: Gesù è deciso a fare la volontà del Padre fino alla fine ».
E al Padre lo dice chiaramente: « È la tua volontà, io sono qui per obbedire; tu non vuoi sacrifici, ma tu vuoi obbedienza e io obbedisco e vado avanti ».
Del resto, ha affermato il Papa, Gesù « soltanto una volta si è permesso di chiedere al Padre di allontanare un po' questa croce »: quando nell'orto degli ulivi domanda al Padre: « Se possibile allontana da me questo calice, ma non sia fatta la mia, ma la tua volontà ».
Gesù è « obbediente a quello che il Padre vuole: deciso e obbediente e niente di più, e così, fino alla fine ».
« Il Signore entra in pazienza » ha proseguito il Pontefice, perché « è un esempio di cammino non solo morire soffrendo sulla croce, ma camminare in pazienza ».
Così Gesù, « davanti a questa decisione ferma che lui prese, comunica ai suoi discepoli che si avvicina il tempo ».
Da parte loro, « i discepoli - tanti passi dei Vangeli raccontano il loro atteggiamento davanti a questo cammino verso Gerusalemme - alcune volte non capiscono cosa vuol dire o non vogliono capire, perché avevano paura, erano impauriti ».
Tanto che, ha fatto presente il Papa, « quando Gesù disse loro di andare da Marta e Maria perché Lazzaro era morto, loro cercarono di convincerlo a non andare lì in Giudea perché era pericoloso per la vita: avevano paura, erano impauriti ».
Per questa ragione, dunque, i discepoli « non domandavano, non capivano », magari dicendosi fra sé che era « meglio non domandare su questo: "lasciamo che il tempo vada avanti, forse cambia, e no di questo argomento non si parla" ».
Insomma, è l'atteggiamento di « nascondere la verità sotto il tavolo, lì, che non si veda ».
Di più: « altri, in altri momenti, parlavano di cose loro, cose totalmente staccate da quello che Gesù diceva ».
Difatti quando il Signore esortava: « andiamo a Gerusalemme, il figlio dell'uomo sarà crocifisso », loro non capivano di cosa parlasse.
E « si vergognavano perché avevano parlato su chi tra loro fosse il più grande: "No, a te tocca questo quando viene il regno; a me alla destra, tu alla sinistra".
E si spartivano la torta, un pezzo a ognuno ».
Mentre Gesù restava « solo, solo ».
Invece « altre volte, come in questo caso, cercavano di fare qualcosa: "Signore c'è uno che caccia i demoni, ma non è di noi, che cosa facciamo?" ».
Oppure facevano « come i due figli di Zebedeo che volevano essere alla destra e alla sinistra di Gesù nel momento della venuta del regno ».
Luca, nel suo vangelo, racconta che i samaritani non vollero ricevere Gesù in un villaggio.
E la reazione di Giacomo e Giovanni è forte: « Facciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? ».
Insomma, ha spiegato il Papa, « cercano di fare cose alienanti » ma, prosegue l'evangelista, « Gesù si voltò e li rimproverò ».
In sostanza, ha affermato il Pontefice, i discepoli « cercavano un alibi per non pensare a questo che attendeva ».
E invece « Gesù » era « solo, non era accompagnato in questa decisione, perché nessuno capiva il mistero di Gesù, la solitudine di Gesù nel cammino verso Gerusalemme: solo! ».
Tutto « questo fino alla fine »: basti pensare, ha rilanciato il Papa, « all'abbandono dei discepoli, al tradimento di Pietro ».
Gesù è dunque « solo: il Vangelo ci dice che gli apparve soltanto un angelo dal cielo per confortarlo nell'orto degli ulivi.
Soltanto quella compagnia. Solo! ».
« Ma lui, solo, prese la decisione di andare avanti a fare la volontà del Padre », ha osservato Francesco.
E i discepoli « non capivano: facevano altre cose, litigavano fra loro o cercavano alternative per non pensarci ».
Questa « solitudine di Gesù a volte si manifesta: ricordiamo quella volta che si accorse che non era capito: "O generazione incredula e perversa, fino a quando dovrei stare tra voi e sopportarvi?" ».
Il Signore, quindi, « sentiva questa solitudine ».
Proprio in questa prospettiva, il Papa ha suggerito « che oggi tutti noi prendiamo un po' di tempo per pensare: Gesù ci ha amato tanto e non è stato capito dai suoi ».
Persino « i parenti, dice il Vangelo, quando sono andati a trovarlo dicevano: "È fuori di testa, è fuori di testa". Non era capito ».
E così, ha insistito Francesco, è importante « pensare a Gesù solo, verso la croce, deciso, in mezzo all'incomprensione dei suoi: pensare questo e vedere Gesù camminare decisivamente verso la croce e ringraziarlo ».
Dire, insomma: « Grazie Signore perché sei stato obbediente, sei stato coraggioso; hai amato tanto, mi hai amato tanto ».
In questo modo si può « fare oggi un colloquio con lui: quante volte io cerco di fare tante cose e non guardo te, che hai fatto questo per me?
Tu che sei entrato in pazienza - l'uomo paziente, Dio paziente - e che con tanta pazienza tolleri i miei peccati, i miei fallimenti? ».
E allora, ha detto ancora Francesco, si può « parlare con Gesù così - lui è deciso sempre ad andare avanti, a mettere la faccia - e ringraziarlo ».
Dunque, ha concluso il Pontefice, « prendiamo oggi un po' di tempo, pochi minuti - cinque, dieci, quindici - davanti al crocifisso forse, o con l'immaginazione vedere Gesù camminare decisamente verso Gerusalemme e chiedere la grazia di avere il coraggio di seguirlo da vicino ».