Giovedì, 16 novembre 2017
C'è una domanda ricorrente nelle meditazioni di Papa Francesco durante le messe celebrate a Santa Marta, ed è l'invito a un esame di coscienza: « Come è il mio rapporto con lo Spirito Santo? ».
Anche nell'omelia di giovedì 16 novembre il Pontefice ha riproposto il quesito con una particolare declinazione: « Credo davvero che lo Spirito fa crescere in me il regno di Dio? ».
È stato infatti il regno di Dio il tema della riflessione che ha preso le mosse dal brano del vangelo di Luca ( Lc 17,20-25 ) nel quale i dottori della legge chiedono a Gesù: « Tu predichi il regno di Dio, ma quando verrà il regno di Dio? ».
È una domanda, ha spiegato il Pontefice, che veniva anche dalla « curiosità di tanta gente », una domanda « semplice che nasce da un cuore buono, un cuore di discepolo ».
Non a caso, è una richiesta ricorrente nel vangelo: per esempio, ha suggerito il Papa, in quel momento « tanto brutto, oscuro » in cui Giovanni Battista - che era al buio in carcere e « non capiva nulla, angosciato » - invia i suoi discepoli per dire al Signore: « Ma di': sei tu o dobbiamo aspettare un altro?
È arrivato il regno di Dio o è un altro? ».
Ritorna spesso il dubbio sul « quando », come avviene nella « domanda, sfacciata, superba, cattiva » del ladrone: « Se sei tu, scendi dalla croce », che esprime la « curiosità » del « quando viene il regno di Dio ».
La risposta di Gesù è: « Ma il regno di Dio è in mezzo a voi ».
Così ad esempio, ha ricordato Francesco, « il regno di Dio è stato annunciato nella sinagoga di Nazaret, quel lieto annuncio quando Gesù legge quel passo di Isaia e finisce dicendo: "Oggi questa scrittura si è adempiuta in mezzo a voi" ».
Un annuncio lieto e, soprattutto, « semplice ».
Infatti « il regno di Dio cresce di nascosto », tanto che Gesù stesso lo spiega con la parabola del seme: « nessuno sa come », ma Dio lo fa crescere.
È un regno che « cresce da dentro, di nascosto o si trova nascosto come la gemma o il tesoro, ma sempre nell'umiltà ».
Qui il Pontefice ha inserito il passaggio chiave della sua meditazione: « Chi dà la crescita a quel seme, chi lo fa germogliare?
Dio, lo Spirito Santo che è in noi ».
Una considerazione che spiega l'avvento del regno con il modo di operare del Paraclito, che « è spirito di mitezza, di umiltà, di ubbidienza, di semplicità ».
Ed è lo Spirito, ha aggiunto il Papa, « che fa crescere dentro il regno di Dio, non sono i piani pastorali, le grandi cose … ».
Si tratta, ha detto Francesco, di un'azione nascosta.
Lo Spirito « fa crescere e arriva il momento e appare il frutto ».
Un'azione che sfugge a una piena comprensione: « Chi è stato o è stata - si è chiesto ad esempio il Papa - a seminare il seme del regno di Dio nel cuore del buon ladrone?
Forse la mamma quando gli insegnò a pregare …
Forse un rabbino quando gli spiegava la legge … ».
Certo è che nonostante nella vita egli lo abbia dimenticato, quel seme, nascosto, a un certo punto è stato fatto crescere.
Tutto ciò accade perché « il regno di Dio è sempre una sorpresa, una sorpresa che viene » in quanto « è un dono dato dal Signore ».
Nel colloquio con i dottori della legge, Gesù si sofferma sulla caratteristiche di questa azione silenziosa: « Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: "Eccolo qui oppure eccolo là" ».
Infatti, ha aggiunto il Pontefice, « il regno di Dio non è uno spettacolo » o addirittura « un carnevale ».
Esso non si mostra « con la superbia, con l'orgoglio, non ama la pubblicità », ma « è umile, nascosto e così cresce ».
Un esempio lampante viene da Maria.
Quando la gente la guardava al seguito di Gesù, a stento la riconosceva ( « Ah, quella è la mamma … » ).
Lei era « la donna più santa », ma giacché lo era « di nascosto », nessuno comprendeva « il mistero del regno di Dio, la santità del regno di Dio ».
E così, « quando era vicina alla croce del figlio, la gente diceva: "Ma povera donna con questo criminale come figlio, povera donna …" ».
Nessuno capiva, « nessuno sapeva ».
La caratteristica del nascondimento, ha spiegato il Papa, viene proprio dallo Spirito Santo che è « dentro di noi »: è lui « che fa crescere il seme, lo fa germogliare fino a dare il frutto ».
E noi tutti siamo chiamati a percorrere questa strada: « è una vocazione, è una grazia, è un dono, è gratuito, non si compra, è una grazia che Dio ci dà ».
Ecco perché, ha concluso il Pontefice, è bene che « noi tutti battezzati » che « abbiamo dentro lo Spirito Santo », ci chiediamo: « Come è il mio rapporto con lo Spirito Santo, quello che fa crescere in me il regno di Dio? ».
Bisogna infatti capire: « Io credo davvero che il regno di Dio è in mezzo a noi, è nascosto, o mi piace più lo spettacolo? ».
Occorre, ha aggiunto, pregare « lo Spirito che è in noi » per chiedere la grazia « che faccia germogliare in noi e nella Chiesa, con forza, il seme del regno di Dio perché divenga grande, dia rifugio a tanta gente e dia frutti di santità ».