Giovedì, 23 novembre 2017
« Soltanto la forza delle donne è capace di resistere a una colonizzazione culturale e ideologica »: ce lo testimonia la storia, dalla Bibbia fino anche alla resistenza italiana e alle dittature genocide nell'Europa del secolo scorso.
È il segreto della capacità delle donne di difendere con « coraggio e tenerezza » la storia di un popolo sta nella « trasmissione della fede » puntando sulla « memoria » e sul « dialetto », sulla capacità cioè di farsi capire dai bambini insegnando loro i valori autentici che li salvano dagli « indottrinamenti ».
È un vero e proprio elogio delle donne quello fatto da Papa Francesco giovedì mattina, 23 novembre, nella messa celebrata a Santa Marta.
« Nella prima lettura - ha notato subito il Papa riferendosi al passo liturgico del primo libro dei Maccabei ( 1 Mac 2,15-29 ) - abbiamo sentito come continua questa colonizzazione culturale del re Antioco Epìfane: come sempre, ogni colonizzazione culturale e ideologica ha lo stesso stile, e noi lo possiamo vedere ».
In particolare, ha spiegato, « uno degli indicatori di una colonizzazione culturale è che toglie la libertà: questa gente non aveva il diritto di pensare, tutti così, si pensa così ».
E « un altro indicatore è cancellare la storia, non ricordare più », come a dire: « la storia incomincia con me, incomincia adesso, con il racconto che io faccio adesso, non con la memoria che vi hanno trasmesso ».
« Il terzo indicatore è educativo » ha proseguito il Pontefice, evidenziando che « ogni colonizzazione culturale, ideologica, impone, vuole imporre un sistema educativo ai giovani. Sempre. E si preoccupa di questo ».
Del resto, ha insistito Francesco, « pensate voi a quello che hanno fatto le dittature del secolo scorso qui, in Europa » e a « come la loro preoccupazione fosse: "che cosa facciamo con i giovani, facciamo così? ».
« Io - ha affermato il Papa - non voglio dire nomi.
Voi sapete bene i nomi che davano a queste scuole di indottrinamento dei giovani: si toglie la libertà, si decostruisce la storia, la memoria del popolo e si impone un sistema educativo ai giovani.
Tutte fanno così, alcune anche con i guanti bianchi ».
E succede, ha aggiunto, « che un paese, una nazione chiede un prestito » e la risposta che riceve è: « Io ti do, ma tu nelle scuole devi insegnare questo, questo, questo ».
Ed ecco che « ti indicano i libri che cancellano tutto quello che Dio ha creato e come lo ha creato.
Cancellano le differenze, cancellano la storia: da oggi si incomincia a pensare così e chi non pensa così, e anche chi non pensa così, va lasciato da parte, anche perseguitato ».
Proprio questa, ha affermato il Papa, « è la storia di questa colonizzazione culturale e ideologica che ha sofferto il popolo di Dio, che ha sofferto quando gente del proprio popolo di Dio è andata a fare entrare queste idee: toglie la libertà e introduce la persecuzione ».
E infatti « abbiamo visto come i fedeli vengono perseguitati: anche qui, nel secolo scorso, in Europa, quelli che si opponevano alle dittature genocide erano perseguitati ».
Ma « anche oggi, quando c'è qualche colonizzazione culturale con i guanti bianchi: se tu non vai per questa strada nuova, quel posto non sarà per te, sarà per un altro, tu non puoi andare avanti nella vita, ti condizionano la vita.
È un'altra forma di tortura.
Ti tolgono la libertà ».
E non solo.
Perché « poi ti tolgono la memoria » ha fatto presente il Pontefice.
Proprio così, « niente memoria: sono favole. Niente.
Sì, il narrativo che io costruisco per voi: si deve credere a questo, la storia incomincia con noi, le altre cose passate sono bugie, cose di vecchi ».
« È interessante - ha suggerito il Pontefice facendo riferimento alla vicenda biblica dei fratelli Maccabei - la parola che la mamma dice al più piccolo dei figli: "Mostrati degno dei tuoi fratelli" - "Mostrati degno del tuo popolo.
Abbi memoria. Non svenderla" ».
È un invito, ha affermato il Papa, a « custodire la memoria: la memoria della salvezza, la memoria del popolo di Dio, quella memoria che faceva forte la fede di questo popolo perseguitato da questa colonizzazione ideologico-culturale ».
E « la memoria è quella che ci aiuta a vincere ogni sistema educativo perverso: ricordare i valori, ricordare la storia, ricordare le cose che abbiamo imparato ».
Francesco è voluto ritornare, nella sua riflessione, sulla figura della mamma: « Il testo dice che la mamma parlava due volte "nella lingua dei padri": parlava in dialetto.
E non c'è alcuna colonizzazione culturale che possa vincere il dialetto ».
Il dialetto « ha radici storiche ».
Così dunque, ha proseguito il Pontefice, « la mamma "parlava nella lingua dei padri", in dialetto, e per questo il re non capiva, l'interprete non capiva ».
E parlava, ha spiegato ancora, « temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile: questo ci fa pensare che soltanto la forza delle donne è capace di resistere a una colonizzazione culturale ».
Una parola, "resistenza", che « qui in Italia ha tanta eco storica, e che ha saputo vincere quelle colonizzazioni ».
« Anche oggi siamo davanti a tante colonizzazioni che vogliono distruggere tutto e incominciare un'altra volta » ha detto il Papa.
Colonizzazioni dalle quali risulta ormai ci sono nuovi « valori » e « la storia incomincia qua », il resto « è passato ».
Esattamente la stessa cosa che è accaduta « con Antioco Epìfane, accade ogni volta che sorge nella terra una nuova dittatura culturale o ideologica, che è una colonizzazione ».
Ma « ci sono due cose che ci difendono sempre: la memoria e il dialetto ».
E « chi porta avanti la memoria e il dialetto?
Le donne, che sono più forti degli uomini ».
« Guardando questa donna - ha affermato Francesco - pensiamo: come si trasmette la fede? In dialetto!
La vera fede si impara dalle labbra della mamma.
Quel dialetto che soltanto il bambino può conoscere ».
Poi « i teologi la spiegheranno, ma la trasmissione viene da là ».
E « questo è un esempio di come le mamme, come le donne sono capaci di difendere un popolo, di difendere la storia di un popolo, di difendere i figli: trasmettere la fede ».
« Se Eleàzaro - ha aggiunto il Pontefice riferendosi alla figura biblica, sempre legata al libro dei Maccabei, riproposta nei giorni scorsi dalla liturgia - si è fatto radice per i giovani, contro quella radice perversa che era Antioco Epìfane, questa donna si è fatta memoria: memoria che risveglia tutto quello che è stato seminato da bambini e che non si può negoziare, non si può vendere alle proposte di qualsiasi colonizzazione culturale ».
Del resto, ha riconosciuto il Papa, « il popolo di Dio è andato avanti per la forza di tante donne brave, che hanno saputo dare ai figli la fede, e solo loro - le mamme - sanno trasmettere la fede in dialetto ».
In conclusione, Francesco ha auspicato nella preghiera « che il Signore ci dia sempre la grazia, nella Chiesa, di avere memoria, di non dimenticare il dialetto dei padri e di avere donne coraggiose ».