2 ottobre 2018
Dalla strategia del diavolo, che fa « l'educato » e suona persino il campanello di casa presentandosi come amico, Papa Francesco ha messo in guardia celebrando la messa venerdì 12 ottobre a Santa Marta.
Preghiera, esame di coscienza, oltre a « vigilanza e calma » come insegnava Isaia, sono le risposte giuste per smascherare le astuzie del diavolo e non finire « sulla strada della mediocrità e della mondanità ».
« Il demonio, quando prende possesso del cuore di una persona, rimane lì, come a casa sua e non vuole uscirne » ha affermato il Pontefice.
« Per questo tante volte quando Gesù scaccia i demoni, questi cercano di rovinare la persona, di fare del male, anche fisicamente » ha detto, suggerendo di pensare « a quel ragazzino, che il papà presenta a Gesù perché sia guarito, cioè perché il demonio sia scacciato via.
E quando esce il demonio lo lascia come morto sul pavimento.
Non vuole uscire da noi quando è dentro. Non vuole uscire ».
« Gesù tante volte nei Vangeli ha scacciato i demoni, che erano i suoi veri nemici e nemici nostri » ha fatto presente Francesco.
« La lotta fra il bene e il male - ha spiegato - a volte sembra troppo astratta: la vera lotta è la prima lotta fra Dio e il serpente antico, fra Gesù e il diavolo ».
E « questa lotta si fa dentro di noi: ognuno di noi è in lotta, forse a nostra insaputa, ma siamo in lotta ».
Riferendosi al passo evangelico di Luca ( Lc 11,15-26 ) proposto dalla liturgia, il Papa ha fatto notare appunto che « Gesù scaccia questo demonio », ma « sempre ci sono le cattive lingue che incominciano a dire: "ma questo è un guaritore, anche lui ha un patto segreto con il demonio; questa è una farsa: lui li scaccia via col permesso del capo loro, cioè di Beelzebùl" ».
Proprio così, ha ricordato il Papa, « incomincia questo passo del Vangelo, con una discussione fra Gesù e questa gente ».
Ma « lasciamo da parte questa discussione - ha proseguito il Pontefice - e andiamo alla fine del passo evangelico.
Cosa succede? Alla fine il demonio è scacciato via e se ne va.
E quell'uomo, quella donna, quel ragazzo, quella ragazza, diventa libera, liberata, felice, guarito, ma guarito proprio nella ferita più profonda dell'anima ».
A questo punto però « che cosa fa il demonio?
Alcuni fanno strage; pensiamo a quelli che si chiamavano "legione", perché erano tanti, e quando Gesù li scaccia via gli chiedono di andare dai porci e lì fanno una strage di maiali, perché il compito del demonio è distruggere.
Questa è la sua vocazione: distruggere l'opera di Dio ».
In realtà, ha rilanciato Francesco, « nessuno può dire "no, io conosco un diavolo che non si comporta così" » perché « l'essenza del demonio è distruggere ».
Eppure « noi siamo come bambini, tante volte ci succhiamo il dito e crediamo: "no, ma non è così, sono invenzioni dei preti, no, non è vero" ».
« Nel Vangelo il diavolo distrugge - ha spiegato il Pontefice - e quando non può distruggere faccia a faccia, perché di fronte c'è una forza di Dio che difende la persona, il demonio è più furbo di una volpe, è astuto, e cerca il modo di riprendere possesso di quella casa, di quell'anima, di quella persona ».
Il passo evangelico di Luca ci ripropone le parole di Gesù: « Quando lo spirito impuro esce dall'uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo - cioè non sa cosa fare, non sa cosa distruggere - e, non trovandone, dice: "Ritornerò nella mia casa - da dove era stato cacciato da Gesù - da cui sono uscito" ».
Il diavolo, ha fatto notare il Papa, « anche nel parlare si presenta educatamente », tanto che dice: « sono uscito ».
No, in realtà « sei stato scacciato ».
Il brano evangelico prosegue facendo presente che il diavolo, una volta rientrato nella casa da cui era stato cacciato, « la trova spazzata e adorna - oh, gli piace! - e allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora, e la condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima ».
Egli infatti, ha insistito Francesco, « prima era, per così dire, un indemoniato, perché il demonio era lì dentro e non lo lasciava; adesso continua a essere un indemoniato, ma a sua insaputa ».
« Quando il diavolo - ha affermato il Pontefice - non può imporsi per la forza, non può distruggere una persona per i vizi chiari, non può distruggere un popolo con le guerre, le persecuzioni, pensa un'altra strategia e, cari fratelli e sorelle, è la strategia che usa con tutti noi »
E infatti « noi siamo cristiani, cattolici, andiamo a messa, preghiamo: sembra tutto in ordine, sì, abbiamo i nostri difetti, i nostri peccatucci, ma sembra tutto in ordine ».
Così il diavolo « fa "l'educato": va, vede, cerca una bella cricca, bussa alla porta - "permesso? posso entrare?" - suona il campanello e questi demoni educati sono peggiori dei primi, perché tu non ti accorgi che li hai a casa ».
E « questo è lo spirito mondano, lo spirito del mondo ».
« Il demonio o distrugge direttamente con i vizi, con le guerre, con le ingiustizie direttamente - ha spiegato ancora il Papa - o distrugge educatamente, diplomaticamente in questo modo delineato da Gesù ».
Insomma, ha aggiunto, « non fanno rumore, si fanno amici, ti persuadono - "No, va, non fa tanto, no, ma fino a qui sta bene" - e ti portano sulla strada delle mediocrità, ti fanno un "tiepido" sulla strada della mondanità ».
E non è facile rendersene conto: « "Padre, io a casa non ho un nemico" - "Ma guarda, quando tu vai a letto, fra le lenzuola c'è lo scorpione" - "Ma è uno scorpione amico, non fa del male" ».
E così facendo « noi cadiamo in questa mediocrità spirituale, in questo spirito del mondo: "Ma non sono tanto male queste cose" ».
E « lo spirito del mondo ci rovina, ci corrompe da dentro ».
« Io vi dico: ho più paura di questi demoni che dei primi » ha affermato Francesco.
E così « quando mi dicono: "abbiamo bisogno di un esorcista perché una persona è posseduta dal diavolo", non mi preoccupo tanto come quando vedo questa gente che ha aperto la porta ai demoni educati, a quelli che persuadono da dentro di non essere tanto nemici: "Siamo amici" ».
Perché, come dice il Vangelo odierno, « l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima ».
Così il Pontefice ha rilanciato: « Io tante volte mi domando cosa è peggiore nella vita di una persona: un peccato chiaro o vivere nello spirito del mondo, della mondanità?
Che il demonio ti butti su un peccato - anche, non uno, venti, trenta peccati, ma chiari, che tu ti vergogni - o che il demonio sia a tavola con te e viva, abiti con te ed è tutto normale, ma lì, ti dà le insinuazioni e ti possiede con lo spirito della mondanità? ».
« Mi viene in mente - ha confidato il Papa - la preghiera di Gesù nell'ultima cena: "Padre, io ti chiedo per questi, difendili dallo spirito del mondo" ».
E « lo spirito della mondanità è questo: quello che portano i demoni educati ».
« Preghiamo, senza paura » è l'invito del Pontefice, che voluto ricordare l'avvertimento di Isaia ad Acaz.
« Quando una volta, il popolo di Israele ha visto venire contro di lui un esercito grande, capace di distruggere tutto, si è impaurito e il profeta, nel nome di Dio disse: "Vigilanza e calma" ».
E così, ha affermato Francesco, « davanti a questi demoni educati che vogliono entrare per la porta di casa come invitati a nozze, diciamo: "vigilanza e calma" ».
Dunque « vigilanza è il messaggio di Gesù, la vigilanza cristiana ».
E in conclusione il Papa ha suggerito anche alcune domande per un esame di coscienza su questo punto: « Cosa succede nel mio cuore?
Perché sono così mediocre?
Perché sono così tiepido?
Quanti "educati" abitano a casa senza pagare l'affitto? ».