Giovedì, 17 gennaio 2019
È dalle chiusure pusillanimi e impaurite, dall'ideologia testarda ostinata e ribelle come anche dalla doppia vita di compromessi, tra tentazioni e seduzioni, che Papa Francesco ha messo in guardia, nella messa celebrata a Santa Marta giovedì 17 gennaio.
Rilanciando l'impegno a « non scivolare verso un cuore perverso » e a « crescere » con la parola di Dio, aperti « all'attività dello Spirito Santo ».
Per il Pontefice lo spunto per la meditazione è venuto dalla « prima lettura », in cui « l'autore della lettera agli Ebrei ( Eb 3,7-14 ) ci invia un messaggio: è un avvertimento, un avviso ai nostri cuori, al cuore di ognuno di noi ».
Un « avvertimento molto chiaro: "Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente" ».
« È duro - ha rilanciato il Papa - dire a una comunità cristiana "state attenti che può succedere che fra voi qualcuno abbia il pericolo di avere un cuore perverso" ».
Sì, ha insistito Francesco, « siamo tutti cristiani, siamo preti, suore, vescovi » ma « tutti, tutti abbiamo questo pericolo: slittare, scivolare lentamente verso un cuore perverso ».
« Sono tre le parole - ha affermato il Pontefice - che possono aiutarci a vedere cosa vuol dire questo teologo che ha scritto questa lettera, cosa vuol dire a noi, cosa è un cuore perverso ».
« La prima parola » è « "duro", durezza di cuore;
la seconda parola che usa è "ostinazione", è proprio "ostinazione" ».
E « la terza parola "seduzione" ».
Dunque, « durezza, ostinazione e seduzione » sono « tre parole che possono aiutarci a vedere se il mio cuore sta scivolando verso questo che chiama il cuore perverso ».
Il Papa ha affrontato, anzitutto, la questione della « durezza del cuore » constatando che « Gesù aveva trovato dappertutto coloro che erano chiusi al suo messaggio ».
Tanto che « l'evangelista Marco in un passo dice » che Gesù è « rattristato dalla loro durezza ».
Ecco il « cuore duro chiuso, il cuore che ha portato a termine la sua crescita e non vuol crescere, si mette sulla difensiva, si chiude: "Ma io con le mie idee vado bene, non portatemi storie" ».
In realtà, ha fatto notare il Pontefice, « la durezza del cuore può avvenire nella nostra vita per tante ragioni, tanti motivi: per esempio un forte dolore, pensiamo ai discepoli di Emmaus: erano chiusi ».
E « il dolore fa duro, i colpi induriscono la pelle, e questi erano chiusi e quando Gesù parlava con loro dicevano: "No, non vogliamo sapere nulla.
Sì, sono state le donne, lì, ma cose di donne che parlano e chiacchierano dappertutto e no, noi ce ne andiamo lontani, è stata una sconfitta. Punto" ».
In pratica i discepoli di Emmaus « hanno chiuso il cuore per non soffrire » perché « il dolore ti può far chiudere il cuore e il dolore ha tante altre cose ».
Ma, ha aggiunto Francesco, « anche Tommaso, l'apostolo, non voleva sapere storie: "Abbiamo visto il Signore! - Sì, sì, sì, ma se io non tocco non credo, non ci credo" ».
Un discorso « chiaro » di un « cuore duro per la sofferenza ».
A questo proposito, ha suggerito il Papa, « possiamo domandarci: io ho il cuore duro, ho il cuore chiuso?
Io lascio crescere il mio cuore?
Ho paura che cresca? ».
Francesco ha ricordato che « si cresce sempre con le prove, con le difficoltà, si cresce come cresciamo tutti noi da bambini: impariamo a camminare cadendo, dal gattonare al camminare quante volte siamo caduti!
Ma si cresce con le difficoltà ».
Ecco il significato della parola « durezza ».
E lo stesso discorso vale per la « chiusura », che è l'atteggiamento dei « pusillanimi ».
E, ha affermato il Pontefice, « la pusillanimità è un atteggiamento brutto in un cristiano, gli manca il coraggio di vivere, si chiude, è pusillanime ».
Ed ecco la domanda che Francesco suggerisce di porre a se stessi: « Io sono pusillanime?
Io ho paura di fronte alle sfide della vita?
Io ho paura a crescere? ».
Con la certezza che « un cuore pusillanime è perverso ».
« La seconda parola è "ostinazione » ha proseguito il Papa.
Ripetendo le parole della lettera agli Ebrei: « Perché nessuno di voi si ostini ».
Francesco ha ricordato che « Dio a Ezechiele, nel capitolo 2, gli dice: il popolo al quale io ti invio è un popolo ostinato, un popolo ribelle ».
Sì, « ostinazione e essere ribelle vanno insieme » e sono atteggiamento propri di « coloro che » dicono « no, io credo questo e la penso così ».
Insomma, ha aggiunto, « sono i testardi: è la testardaggine spirituale che anche è chiusa ma nelle sue idee e le difende ».
È proprio « l'accusa che Stefano fa a coloro che dopo lo lapideranno: "ostinati" ».
In pratica, ha insistito il Pontefice, « sono coloro che non vogliono sentire niente di diverso da quello che pensano, sono chiusi ma nel proprio pensiero e non sono aperti allo Spirito Santo: sono gli ideologi ».
Del resto, ha affermato Francesco, « l'ideologia è un'ostinazione ».
E « la parola di Dio, la grazia dello Spirito Santo non è ideologia: è vita che ti fa crescere, sempre, andare avanti e anche aprire il cuore ai segnali dello Spirito, ai segni dei tempi ».
Invece « l'ostinazione è anche orgoglio, è superbia ».
Fa nascere « quella testardaggine che fa tanto male: chiusi di cuore, duri - prima parola - sono i pusillanimi; i testardi, gli ostinati, come dice il testo sono gli ideologi ».
« Ma io ho un cuore testardo? » è la domanda su cui ciascuno dovrebbe riflettere: « Io sono capace di ascoltare le altre persone e se la penso altrimenti dire "ma io la penso così"?
Sono capace di dialogare? ».
« Gli ostinati non dialogano » ha spiegato il Papa.
Non lo sanno fare « perché si difendono sempre con le idee, sono ideologi ».
E « le ideologie quanto male fanno al popolo di Dio, quanto male, perché chiudono l'attività dello Spirito Santo ».
« La terza parola è "seduzione" » ha rilanciato il Pontefice, ripetendo le parole della prima lettura: « Nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato ».
E « questo è l'atteggiamento più comune » ha riconosciuto e « tutti noi sappiamo » che « la tentazione è una seduzione: Paolo dice "io sono stato sedotto dal peccato" e poi, per spiegare ai romani bene, dice "il serpente sedusse Eva" ».
« Il cuore debole deve accorgersene che c'è qualcuno che vuole entrare e dominare il proprio cuore » ha spiegato Francesco.
« È la nostra lotta quotidiana contro le tentazioni, contro le seduzioni ».
Ma « il diavolo non è stupido, è molto intelligente, più di tutti i teologi: è un grande teologo il diavolo, ma senza fede, con odio ».
E « lui sa come entrare nel cuore della gente e come proporre le cose ».
Proprio « come ha fatto con Eva ».
Lo « sa: è il grande seduttore ».
E « le nostre tentazioni - ha affermato il Papa - vengono da lì: il cuore perverso è quello che si lascia andare per la seduzione e la seduzione lo porta all'ostinazione, alla chiusura e a tante altre cose ».
E « cosa può succedere » quando si è « sedotti dal diavolo?
Con i duri, la pusillanimità; con gli ostinati e i ribelli, l'ideologia; e con la seduzione o ti converti e cambi vita o cerchi di fare compromesso ».
In pratica « un po' di qua e un po' di là, un po' di qua e un po' di là: "Sì sì, io seguo il Signore, ma mi piace questa seduzione, ma un po'" e tu incominci a fare una vita cristiana doppia ».
È una doppia vita di compromessi dunque e, ha rilanciato il Pontefice, « per usare la parola del grande Elia al popolo di Israele: voi zoppicate dalle due gambe ».
Sì, « zoppicare dalle due gambe senza averne una ferma è la vita di compromesso: "Sì, io sono cristiano, seguo il Signore, sì, ma questo lo lascio entrare" ».
Proprio « così sono i tiepidi, coloro che vanno sempre al compromesso: cristiani di compromesso ».
Ma, ha messo in guardia il Papa, « anche noi tante volte facciamo il compromesso: quando il Signore ci fa sapere la strada, anche con i comandamenti, anche con l'ispirazione dello Spirito Santo, ma a me piace questo e cerco il modo di andare per i due binari, zoppicando dalle due gambe ».
In conclusione, Francesco ha riproposto le parole e il contenuto del passo odierno della lettera agli Ebrei: « Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi
un cuore perverso, un cuore duro, che ti porti alla pusillanimità;
un cuore ostinato che ti porti alla ribellione, che ti porti alla ideologia;
un cuore sedotto, schiavo della seduzione, che ti porti a un cristianesimo di compromesso ».
Per questa ragione, ha suggerito, « chiediamo allo Spirito Santo che ci illumini per non avere un cuore perverso ».