26 marzo 2020
In questi giorni di tanta sofferenza, c'è tanta paura.
La paura degli anziani, che sono soli nelle case di riposo o in ospedale o a casa loro, e non sanno cosa possa accadere.
La paura dei lavoratori senza lavoro fisso che pensano come dare da mangiare ai loro figli e vedono venire la fame.
La paura di tanti servitori sociali che in questo momento aiutano a mandare avanti la società e possono prendere la malattia.
Anche la paura – le paure – di ognuno di noi: ognuno sa quale sia la propria.
Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad avere fiducia e a tollerare e vincere le paure.
Nella prima Lettura c'è la scena dell'ammutinamento del popolo.
Mosè se n'è andato al Monte per ricevere la Legge: Dio l'ha data a lui, in pietra, scritta dal suo dito.
Ma il popolo si annoiò e fece ressa intorno ad Aronne e disse: "Ma, questo Mosè, da tempo non sappiamo dove sia, dove sia andato e noi siamo senza guida.
Fateci un dio che ci aiuti ad andare avanti".
E Aronne, che dopo sarà sacerdote di Dio ma lì è stato sacerdote della stupidaggine, degli idoli, ha detto: "Ma sì, datemi tutto l'oro e l'argento che avete", e loro danno tutto e fecero quel vitello d'oro ( Cfr. Es 32,1-7 ).
Nel Salmo abbiamo sentito il lamento di Dio: "Si fabbricarono un vitello sull'Oreb, si prostrarono a una statua di metallo, scambiarono la loro gloria con la figura di un toro che mangia erba" ( Sal 106,19-20 ).
E qui, in questo momento, quando incomincia la Lettura: "Il Signore disse a Mosè: « Va', scendi, perché il tuo popolo che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto si è pervertito.
Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato.
Si sono fatti un vitello di metallo fuso poi gli si sono prostrati davanti, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: 'Ecco il tuo dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto" » ( Es 32,7-9 ).
Una vera apostasia!
Dal Dio vivente all'idolatria.
Non ha avuto pazienza di aspettare che tornasse Mosè: volevano delle novità, volevano qualcosa, dello spettacolo liturgico, qualcosa …
Su questo io vorrei accennare alcune cose.
Prima di tutto, quella nostalgia idolatrica nel popolo: in questo caso, pensava agli idoli dell'Egitto, ma la nostalgia di tornare agli idoli, tornare al peggio, non sapere aspettare il Dio vivente.
Questa nostalgia è una malattia, anche nostra.
Si incomincia a camminare con l'entusiasmo di essere liberi, ma poi incominciano le lamentele: "Ma sì, questo è un momento duro, il deserto, ho sete, voglio dell'acqua, voglio la carne … ma in Egitto mangiavamo le cipolle, le cose buone e qui non c'è …".
Sempre, l'idolatria è selettiva: ti fa pensare alle cose buone che ti dà, ma non ti fa vedere le cose brutte.
In questo caso, loro pensavano a come erano a tavola, con questi pasti tanto buoni che a loro piacevano tanto, ma dimenticavano che quello era il tavolo della schiavitù.
L'idolatria è selettiva.
Poi, un'altra cosa: l'idolatria ti fa perdere tutto.
Aronne, per fare il vitello, chiede loro: "Datemi oro e argento": ma era l'oro e l'argento che il Signore aveva dato loro, quando disse loro: "Chiedete agli egiziani oro in prestito", e poi sono andati con loro.
È un dono del Signore e con il dono del Signore fanno l'idolo ( Es 11,1-9 ).
E questo è bruttissimo.
Ma questo meccanismo succede anche a noi: quando noi abbiamo atteggiamenti che ci portano all'idolatria, siamo attaccati a cose che ci allontanano da Dio, perché noi facciamo un altro dio e lo facciamo con i doni che il Signore ci ha dato.
Con l'intelligenza, con la volontà, con l'amore, con il cuore … sono i doni propri del Signore che noi usiamo per fare idolatria.
Sì, qualcuno di voi può dirmi: "Ma io a casa non ho idoli.
Ho il Crocifisso, l'immagine della Madonna, che non sono idoli …"
– No, no: nel tuo cuore.
E la domanda che oggi dovremmo fare è: quale è l'idolo che tu hai nel tuo cuore, nel mio cuore.
Quell'uscita nascosta dove mi sento bene, che mi allontana dal Dio vivente.
E noi abbiamo anche un atteggiamento, con l'idolatria, molto furbo: sappiamo nascondere gli idoli, come fece Rachele quando fuggì da suo padre e li nascose nella sella del cammello e fra i vestiti.
Anche noi, tra i nostri vestiti del cuore, abbiamo nascosti tanti idoli.
La domanda che vorrei fare oggi è: qual è il mio idolo?
Quel mio idolo della mondanità … e l'idolatria arriva anche alla pietà, perché questi volevano il vitello d'oro non per fare un circo: no.
Per fare adorazione: "Si prostrarono davanti a lui" ( Cfr. Sal 106,19 ed Es 32,8 ).
L'idolatria ti porta a una religiosità sbagliata, anzi: tante volte la mondanità, che è un'idolatria, ti fa cambiare la celebrazione di un sacramento in una festa mondana.
Un esempio: non so, io penso, pensiamo, non so, figuriamoci una celebrazione di nozze.
Tu non sai se è un sacramento dove davvero i novelli sposi danno tutto e si amano davanti a Dio e promettono di essere fedeli davanti a Dio e ricevono la grazia di Dio, o è una mostra di modelli, come vanno vestiti l'uno e l'altro e l'altro … la mondanità.
È un'idolatria.
È un esempio, questo.
Perché l'idolatria non si ferma: va sempre avanti.
Oggi la domanda che io vorrei fare a tutti noi, a tutti: quali sono i miei idoli?
Ognuno ha i propri.
Quali sono i miei idoli.
Dove li nascondo.
E che il Signore non ci trovi, alla fine della vita, e dica di ognuno di noi: "Ti sei pervertito.
Ti sei allontanato dalla via che io avevo indicato.
Ti sei prostrato dinanzi a un idolo".
Chiediamo al Signore la grazia di conoscere i nostri idoli.
E se non possiamo cacciarli via, almeno tenerli all'angolo …
Le persone che non possono comunicarsi facciano la comunione spirituale:
Gesù mio, credo che sei veramente presente nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell'anima mia.
Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te.
Non permettere che mi abbia mai a separare da Te.