Mercoledì, 16 aprile 1958
Da lungo tempo nutrivamo il desiderio di rivolgervi una Nostra parola, diletti figli e figlie della nobile Sardegna, tradizionalmente fedele a questa Sede Apostolica, per manifestarvi il Nostro paterno affetto e la stima e la fiducia che riponiamo in voi, quasi ridesti, in questi ultimi anni, a novello fervore di vita e di opere.
Siamo pertanto grati alla divina Provvidenza per averne disposta l'occasione in questa solenne giornata, in cui il buon popolo sardo, guidato dai suoi zelanti Pastori, insieme con le Autorità civili, è accorso al sacro colle di Bonaria, per stringersi in un solo palpito di fede, presso il trono della Vergine, come per riconfermarLe, con pio plebiscito, il titolo di Patrona Massima dell'Isola, già sancito, or sono 50 anni, dal santo Pontefice Pio X.
Ammirando con lo spirito, nell'incantevole cornice del vostro bel cielo e delle splendenti marine, lo spettacolo di esultanza religiosa, da voi offerto in quest'ora agli sguardi della Patria celeste e della terrena, il Nostro cuore si allieta, bramoso di precedervi, com'è vostro desiderio, nell'omaggio alla comune Madre e Regina, che maternamente vi abbraccia nella totalità delle famiglie, dei ceti, delle istituzioni regionali, come sua particolare eredità.
Siamo certi che voi, nutriti di pensieri e di sentimenti cristiani, consentirete con Noi, se affermiamo che la Sardegna, a giusto titolo, si può considerare eredità e dominio di Maria, e che tale vuol restare nel futuro.
L'atto solenne del soprannaturale possesso dell'Isola da parte di Maria fu segnato, per dir così, sul colle di Bonaria, allorché, secondo una pia tradizione, proveniente da ignoti lidi, vi approdò il suo prodigioso Simulacro, da circa sei secoli venerato e custodito gelosamente, come celeste palladio della città di Cagliari e della intiera Sardegna.
Quell'evento, circonfuso da delicata aura di tenera pietà mariana, sembrò coronare la precedente storia religiosa dell'Isola, le cui luminose pagine si distinguono per essere improntate dalla fedeltà alla Sede di Pietro, fin dai secoli remoti.
La Sardegna, infatti, quasi nodo delle vie marittime percorse dalle multiformi civiltà mediterranee, oggetto di dispute e di brame tra regni ed imperi per la prosperità del suo suolo e la sua vantaggiosa posizione, così prossima a Roma ed al suo influsso, conobbe ed accolse per tempo il cristianesimo.
Resta suo vanto l'aver dato ospitalità a non pochi ed insigni cristiani della chiesa Romana, colà esiliati dal furore delle persecuzioni, tra i quali il futuro Papa Callisto ed il suo successore Ponziano, che intrise la terra sarda col suo sangue versato per Cristo.
Dal canto loro, i Romani Pontefici, con ininterrotta sollecitudine, quando non ne furono impediti, si adoperarono per l'incremento della prosperità sia spirituale dell'Isola, - che fin dal secolo VI ebbe con S. Gregorio Magno il primo riordinamento ecclesiastico, e dal secolo XII designò gli Arcivescovi di Pisa come legati pontifici per la Sardegna, - sia anche temporale, organizzando le istituzioni civili ed accorrendo a sanare le sue ferite, troppe volte cagionatele dalla negligenza o dalle scorrerie dei potentati mediterranei.
Accenniamo così alla travagliata storia civile della vostra terra, non tanto per indicare i motivi esterni di un tal quale abbandono in cui venne a trovarsi talora nel passato, quanto per porre in debito risalto uno dei tratti più esimi della gente sarda, vale a dire, l'attaccamento quasi devoto all'Isola, manifestato nella stabilità di dimora in essa, nonostante i disagi del passato, e nella conservazione inalterata del suo carattere etnico.
Elemento preponderante in tale prerogativa è stata in ogni tempo la fede cristiana, mantenuta immune da errori, avuta in alta stima dai vostri avi, e della cui saldezza nei cuori è segno e prova una fervida devozione alla Vergine.
Si comprende, pertanto, la salutare importanza nel corso della vostra storia religiosa e civile del Santuario di Bonaria, come centro di vita cristiana e di devozione mariana.
Del fervido affetto dei Sardi verso la Madre di Dio desideriamo di ricordare talune manifestazioni e fasti nella storia del Santuario, quali
l'erezione a Basilica minore dello stesso Santuario,
gl'innumerevoli altari e cappelle dedicati nell'Isola a Nostra Signora di Bonaria,
i frequenti pellegrinaggi da ogni borgo e città,
il nome di Bona o dei misteri di Maria imposto alle vostre figlie,
le Confraternite e le pie Unioni erette in suo onore,
le visite rese nel passato da Vescovi e Vicerè prima di prendere possesso delle loro cariche,
i recenti Congressi Mariani diocesani e regionali svoltisi presso il Santuario,
ma, soprattutto, il frequente e non vano ricorso che il buon popolo fa al suo trono di grazia,
in modo particolare il ceto dei marinai e dei pescatori, i cui numerosi ex-voto intorno al prodigioso Simulacro predicano la materna misericordia di Maria.
Ma, quale segno eloquente di così fervida devozione popolare, vorremmo anche menzionare l'antica formula di saluto, che ancora oggidì usa scambiarsi il popolo sardo nel linguaggio regionale, in cui riecheggia nobilmente il latino dei vostri Padri: bandit cum Deus, parti con Dio; abarrit cum sa Mamma, resta con la sua Madre.
Se non che, al di là e al di sopra di queste esterne manifestazioni di fede, vi è altresì nel popolo sardo una sostanza di vita cristiana, che, mentre torna a suo onore, attende tuttavia di essere più intensamente alimentata e sviluppata, a misura che si moltiplicano, anche per voi, i pericoli e le minacce, inavvertite o palesi, di chi non tollera il trionfo di Dio sulla terra, e si sforza di combattere la Chiesa di Cristo.
Conservare alla Sardegna di oggi e di domani l'avito tesoro della fede e della vita cristiana, sotto la materna egida di Maria: ecco il significato che la Vergine di Bonaria intende di dare alla odierna celebrazione.
Ella vuole stringere come un patto di onore e di sicurezza con voi, incamminati felicemente verso il rinnovamento delle vostre istituzioni, di guisa che, mentre Ella s'impegna a rimanere la Protettrice benigna del vostro polo, voi restiate, come nel passato, fedeli a tutta prova nella obbedienza al suo divin Figlio Gesù Cristo.
È un impegno il vostro quanto mai urgente ed opportuno in un momento, come il presente, importante e delicato della storia dell'Isola, animata da vivo impulso di riguadagnare il tempo perduto sulla via del progresso.
È necessario che uno stimolo altrettanto vivo e fattivo nel campo spirituale e morale sia in pari tempo sentito e coltivato da tutti, popolo ed Autorità, per impedire che il progresso materiale divenga un lustro esteriore e nocivo ai valori essenziali e più alti.
Senza dubbio siete degni di ammirazione per quel che avete compiuto fino al presente e vi proponete di attuare in futuro, per innalzare l'Isola al grado delle altre regioni prospere dell'Italia.
Con ragione si dice che la Sardegna ha rinnovato in pochi anni il suo volto, e molti suoi annosi problemi sono stati o saranno risolti, grazie alla intelligente operosità degli abitanti e mediante il valido contributo della Patria comune.
Come Ci è stato riferito con Nostro compiacimento, nello spazio di un decennio all'incirca,
molta superficie di suolo abbandonato è stata restituita alla coltura,
incrementata la produzione agricola e l'allevamento zootecnico,
fondate nuove industrie,
migliorate quelle già esistenti,
provveduti di energia elettrica i centri abitati anche più remoti,
costruite imponenti dighe e nuovi acquedotti,
migliorata notevolmente la viabilità,
riattati i porti,
debellata la malaria,
eretti nuovi e moderni ospedali,
sistemati i centri urbani e moltiplicate le case per il popolo.
Il soffio rinnovatore è stato esteso felicemente anche alle istituzioni, ai rapporti sociali, alla organizzazione del lavoro, alla pubblica assistenza, in particolare alla istruzione e alla cultura.
Molto rimane ancora da attuare, altri problemi attendono la soluzione, ma vi è fondato motivo di bene sperare, finché il popolo sardo ed i suoi dirigenti manterranno vivo lo spirito restauratore nelle norme di saggezza fin qui dimostrata, resistendo all'adescamento di vani miraggi e di malintesi progressi.
Vano e pernicioso miraggio sarebbe, infatti, per esempio, il concetto di « rammodernare » anche quei valori spirituali, familiari e sociali, finora immuni dalle contaminazioni materialistiche ed edonistiche.
Non mancano, infatti, neppure presso di voi, coloro che ardiscono stimare i valori tradizionali cristiani come ormai sorpassati e pertanto inconciliabili col progresso moderno.
Se tale suggestione avesse, Dio non voglia, il sopravvento, la vostra Sardegna soffrirebbe danno maggiore, che non la sterilità e l'abbandono arrecatole dalle depredazioni delle antiche scorrerie.
Occorre quindi promuovere ciò che è sano, per rinvigorire, estendere e radicare più profondamente le buone tradizioni.
Tali sono, per esempio,
la santità del matrimonio e la compattezza della famiglia,
la educazione morale della gioventù ispirata dalle norme cristiane della purezza, della pudicizia, della obbedienza ai genitori,
la semplicità e quasi austerità dei costumi,
l'armonia tra il laicato ed il clero,
la dedizione al lavoro,
la devozione alla regione come porzione viva ed attiva della comune Patria.
Voler distruggere queste doti del popolo sardo significherebbe voler cancellare la sua fisonomia, offuscare lo splendore della sua nobiltà, depredarlo dei suoi più preziosi tesori.
Un avvenire degno del vostro migliore passato vi sia dunque dinanzi allo sguardo come meta e programma.
Ad esso mirino coloro che voi scegliete come guide della vita civica,
uomini onesti a tutta prova e dediti alle cure della cosa pubblica senza parzialità, se non per i più umili;
ad esso miri la valida classe dei professionisti con lo studio assiduo e l'accurato esercizio dei loro doveri;
mirino i giovani, siano essi studenti o artigiani o lavoratori nei campi, sul mare o nelle miniere, persuasi di cooperare in unità di risultato alla comune prosperità;
ma mirino soprattutto coloro che Dio ha eletto ministri in mezzo al suo popolo, i Sacerdoti, affinché con la dottrina, l'esempio, lo zelo siano tra voi sale della terra e luce del mondo ( cfr. Mt 5,13-14 ).
In una comunità, relativamente ristretta come la vostra, ove si respira quasi sensibilmente l'aura di famiglia, se ciascuno dona il meglio di sé stesso, non sottraendosi alle proprie responsabilità, l'avvenire non avrà incertezze, ma sarà improntato ad armonia d'intenti, attuazione di opere, in una parola, a compiutezza di vita sociale.
Compiutezza di vita: è questo l'ideale al quale la Chiesa ha sempre ispirato la sua azione nel mondo.
Ella vuole che la vita dei popoli, non meno che dei singoli, si sviluppi nell'ordine dei suoi molteplici elementi, senza esclusione di nessun genuino valore e senza preferenze unilaterali a scapito degli altri.
Ella non teme il progresso e la modernità.
Tutto può e deve concorrere a edificare la città cristiana: religione e scienza, tecnica ed economia, lavoro, cultura ed arte.
Non si danno limiti alla umana attività, se non quelli imposti dalla sana valutazione morale, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, che così scriveva ai Filippesi: « Del resto, o fratelli, tutte le cose che sono vere, tutte le cose degne, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutto quel che è di buona fama, se vi è qualche virtù e qualche lode, a questo pensate » ( Fil 4,8 ).
Diletti figli e figlie della Sardegna, ecco quel che Ci sembra voglia dirvi la vostra Madre e Regina, la Vergine Santissima di Bonaria, unitamente alla promessa di perenne assistenza, tutela e sostegno.
Non dubitiamo che tutti voi consentirete ai suoi materni avvertimenti, stimandovi in tal modo legati a Lei da un patto di onore e di sicurtà.
La fedeltà, che abbiamo già encomiato come tratto genuino della vostra indole, o sarà intiera e perenne, o non sarà tale.
La vera fedeltà non tollera dubbi, perplessità, evasioni anche temporanee; ma è dedizione incondizionata, disposizione a servire, prontezza a sacrificare.
Mai come al presente la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa è divenuta la virtù capitale del cristiano; mai come ora fu maggiormente messa alla prova.
Ci sembra che Cristo ripeta a ciascuno di voi una domanda simile a quella che rivolse a Pietro sulle rive del mare di Tiberiade: « Mi ami tu? Mi ami tu? », e guardi profondamente negli occhi, ansioso di leggervi la sincerità della risposta: « Sì, o Signore, tu sai che io ti amo » ( cfr. Gv 21,16 ).
Con la medesima ansia Noi Vicario di Cristo, vi chiediamo oggi: sarete fedeli a Cristo e alla Chiesa?
Non dubitiamo che voi, che la Sardegna, isola della fedeltà, risponderà con un sì di persuasione e di sincerità, pari quello pronunziato dai vostri padri, il giorno in cui la Vergine Bonaria, approdando sui vostri lidi, sembrava chiedere ospitalità ed affetto.
Affinché questa Nostra fiducia in voi non venga mai meno, e implorando che Iddio Onnipotente e la Vergine Santissima vi sorreggano nelle vostre opere, e tutti voi siate ricolmati dal. l'abbondanza dei celesti favori, v'impartiamo di gran cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.