8 settembre 1985
Carissimi giovani.
1. Saluto cordialmente tutti voi che partecipate all'incontro nazionale dei giovani cattolici che, come culmine del programma pastorale di priorità stabilito dalla Conferenza episcopale argentina, si celebra nella città di Cordoba.
Mosso dalla mia profonda stima verso questa nazione, specialmente per la gioventù, vi invio la mia parola di incoraggiamento e di speranza.
È auspicabile che questo incontro sia una nuova occasione per accrescere la vostra fede nel Figlio di Dio; per dare testimonianza alla vostra esperienza religiosa nelle vostre famiglie, nel mondo del lavoro o dell'università, cioè nella società di cui fate parte e che dovete illuminare con criteri evangelici, perché per il credente la fede, oltre a essere ferma adesione ad alcune verità immutabili nel tempo e nello spazio, è anche piena identificazione con la persona e col messaggio sempre attuale di Gesù Cristo.
2. La Chiesa, lungo la sua storia, è stata ed è segno, ossia, germe costante di speranza.
Coerente con questa profonda esperienza, la comunità ecclesiale argentina, in unione con i suoi rispettivi vescovi, desidera rendere ragione della sua fede e della sua speranza a tutti i fratelli.
Questo è il motivo che vi ha spinti a riunirvi per approfondire le radici della nostra fede.
È importante che voi facciate in modo, in questi giorni, come in tutta la vostra vita, di scoprire il vero volto di Cristo, giacché, come scrive l'apostolo Paolo: voi siete di Cristo, come Cristo è di Dio ( cf. 1 Cor 3,23 ).
La giovinezza è una tappa fondamentale della vita umana; si manifesta, tra le altre caratteristiche, per il suo desiderio di un mondo migliore sia dal punto di vista spirituale che materiale.
Per questo, nel corso della storia dell'umanità, i giovani hanno sognato l'avvento di un mondo più giusto, più fraterno, più tollerante, più solidale e più abitabile.
3. Cari e care giovani, nel vostro impegno per la costruzione di un mondo migliore di quello degli adulti, voi sperimentate talvolta dei sentimenti frammisti a disillusione e frustrazione davanti alle difficoltà di un rapido rinnovamento sociale, politico, culturale e anche religioso, desiderato con tanto ardore.
Ciò può portarvi a vivere alle frontiere del timore e della speranza.
Davanti a una situazione simile, è di vitale importanza trovare delle solide ragioni che vi permettano di vivere, di credere, di sperare e di amare pienamente.
In questi momenti cruciali della vostra esistenza, vi invito ad avvicinarvi alla Chiesa, sempre giovane, che vuole presentarvi Cristo come compagno e amico di tutti i giovani.
Cristo dev'essere per ciascuno di voi la ragione di vita: non abbiate paura di Cristo; apritevi a lui; affidatevi a lui con generosità; che egli sia al centro della vostra vita; perché Cristo è la speranza davanti all'angoscia del mondo che ci circonda.
Pertanto, il vostro motto dev'essere lo stesso indicato dall'apostolo Paolo ai cristiani di Corinto: non vivere per voi, ma per Cristo ( cf. 2 Cor 5,15 ).
Così la vostra esistenza avrà pieno significato.
Ma per raggiungere questa esperienza spirituale, è necessario che seguiate la figura di Cristo quale essa è, e quale la Chiesa proclama attraverso la sua missione evangelizzatrice.
Fin dalla più tenera infanzia avete appreso in seno alle vostre famiglie a onorare Gesù di Nazaret come il Figlio di Dio.
Egli, nella pienezza dei tempi, ha assunto la condizione umana, facendosi uomo come noi in tutto, tranne che nel peccato.
Venne al mondo per annunciare la buona novella della salvezza.
La sua vita fu una piena sottomissione alla volontà di Dio Padre.
Fu giovane, come voi; e si sforzò, come dovete fare anche voi, di dare il meglio a tutti gli uomini.
Attraverso la sua azione evangelizzatrice gettò le basi di un mondo più spirituale e insieme più umano.
Davanti alla morte imminente provò paura e angoscia nella sua carne.
E, tuttavia, si abbandonò fiducioso nelle braccia del Padre suo.
Con la sua morte sulla croce diventò il Salvatore degli uomini, e con la sua risurrezione instaurò la "nuova creazione".
Questo è Cristo: il Messia, il Signore.
Forse, più di uno di voi, ascoltando queste parole, si sarà domandato: che debbo fare?
La risposta è chiara.
La vostra missione deve consistere nel dare testimonianza a Cristo davanti agli altri:
agli affamati e agli assetati di Dio, offrite il messaggio confortante del Figlio di Dio;
a quanti hanno perso la luce della fede, mostrate che Cristo è la luce del mondo;
a chi cerca un motivo di speranza per sopravvivere, fate comprendere che Cristo è anche in loro, nell'intimità del loro cuore;
ai non praticanti, agli increduli, agli agnostici o agli indifferenti che vi stanno intorno, dite che è possibile avere fede e vivere l'impegno quotidiano.
Non dimenticate che, per mezzo vostro, il Figlio dell'uomo torna a cercare e a salvare coloro che erano perduti o si erano allontanati.
4. Ma "l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova" ( Gaudium et Spes, 39 ).
Nel nome di Cristo fate in modo perciò di eliminare ogni forma di risentimento e di odio, di violenza e di vendetta.
Si costruisce una società giusta, pacifica e stabile soltanto mediante la partecipazione attiva di tutti i suoi membri ed eliminando qualunque tipo di discriminazione.
Ciò presuppone fiducia nell'uomo; giacché, come ha scritto uno dei grandi poeti di questa nazione: "Per vincere un pericolo, / per salvare dall'abisso, / per esperienza lo affermo, / più che la sciabola e la lancia, / serve la fiducia / che l'uomo ha in se stesso" ( Martin Fierro, 4670 ).
Questa è la missione che vi attende.
Contate per questo sulla presenza della Chiesa, che ripone in voi la sua speranza.
Questo è ciò che il Papa aspetta da voi.
Pertanto, come ricordavo nel mio messaggio ai giovani e alle giovani del mondo: "Non rimanete passivi; assumete le vostre responsabilità in tutti i campi che vi si aprono nel nostro mondo" ( Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 16, 31 marzo 1985 ).
5. Al termine del mio messaggio desidero affidarvi in modo particolare alla Vergine Maria, sotto l'appellativo di Nostra Signora di Luján, la cui immagine ho avuto occasione di venerare come pellegrino di pace e di riconciliazione; vi esorto a mantenere sempre vivi l'affetto e la devozione alla Madre del Redentore.
Ella è la donna forte che sperimentò lungo la sua vita la povertà e la sofferenza, la fuga e l'esilio ( cf. Mt 2,13-23 ), come molti vostri fratelli e sorelle.
È necessario poi guardare sempre con speranza a Maria, Madre nostra e della Chiesa.
Che ella vi aiuti a realizzare la consegna del Figlio suo: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio" ( Gv 17,3 ).
Come segno del mio affetto per voi e per tutta la gioventù argentina, vi imparto la mia benedizione apostolica.
Dal Vaticano, 8 settembre 1985, solennità della Natività della Beata Vergine Maria.
Giovanni Paolo II