XVI Giornata Mondiale dell'Alfabetizzazione
25 agosto 1982
Al Signor Amadou-Mahtar M'Bow Direttore Generale dell'UNESCO
L'otto settembre voi invitate a celebrare la giornata internazionale dell'Alfabetizzazione, che, con il suo sedicesimo anno d'esistenza, dimostra la perseveranza con la quale l'UNESCO lavora a promuovere, in questo campo primordiale, lo sviluppo della persona umana, a partire dai suoi bisogni più elementari.
Tutti gli uomini e le loro istituzioni devono veramente prenderne coscienza e fornire il loro contributo in merito, in misura dei loro mezzi.
Il nuovo ordine internazionale che gli uomini di buona volontà si propongono di instaurare non implica forse che i più sfortunati prendano pienamente ed interamente il loro posto nella società moderna e non siano più trattati come emarginati?
Orbene, gli analfabeti sono fortemente svantaggiati nel loro progresso culturale, nelle loro relazioni quotidiane, nel loro inserimento nei diversi ambienti di vita e nelle loro possibilità di lavoro.
È un grave handicap per tutta la società nei paesi in via di sviluppo, quando l'analfabetismo è il destino di una grossa percentuale della popolazione.
Ed è una difficoltà considerevole per le stesse persone analfabete e per coloro che le circondano, nei paesi di maggiore prosperità: sono allora ancor più emarginate nella loro evoluzione generale.
Ecco dunque la domanda che si pone alla coscienza degli uomini d'oggi: come "demarginare" gli analfabeti?
Sicuramente, per ridurre il flagello dell'analfabetismo, nel corso degli ultimi quindici anni, sforzi considerevoli sono stai compiuti realizzando numerosi dispositivi tecnici e materiali per rendere l'alfabetizzazione più efficace.
E voi giustamente invitate, Signor Direttore Generale, a proseguirli.
Ma non bisogna forse anche insistere sui dispositivi di legge e sulle mentalità affinché sia presa in considerazione, da tutti i responsabili, nei diversi campi, l'esistenza degli analfabeti come persone a tutti gli effetti?
E qui, c'è ancora posto per molte iniziative per risvegliare le coscienze, per un aiuto reciproco, per delle disposizioni legali, – da parte di governi, istituzioni pubbliche e private, individui, – al servizio dei giovani, ma anche degli adulti che non hanno avuto la fortuna d'imparare o che devono familiarizzare con altri mezzi di comunicazione perché usciti dal proprio paese, dal loro gruppo sociale, dalla loro specializzazione.
Si, bisogna offrire questa possibilità agli adulti, proprio come alcune società offrono oggi la possibilità di una formazione per il perfezionamento professionale.
L'alfabetizzazione si situa dunque sempre più in un processo di adattamento al moderno mondo tecnologico nel quale, per sopravvivere e veder rispettati i propri diritti, bisogna saper leggere e scrivere.
Gli analfabeti sono le vittime della grande distanza fra le proprie tradizioni e le nuove regole alle quali devono adattarsi.
Ad un livello più profondo rispetto a quello utilitario e pratico, però, l'alfabetizzazione è l'appellativo principale dell'educazione e della cultura.
Oggi, essa fa parte, come tappa iniziale, di tutto il processo di risveglio della personalità umana nei suoi rapporti con gli altri.
Permette inoltre di sviluppare le disposizioni dello spirito e dell'anima, e la riflessione che ogni uomo è chiamato a fare sul senso della propria vita e sul proprio destino trascendente.
Bisogna dunque augurarsi che non sia più considerata solo come un tipo di assistenza per emarginati, ma come un naturale dovere di giustizia.
E come non potrebbero essere sensibili in primo luogo quelli la cui religione fa un dovere dell'essere solidali con i fratelli sfortunati?
Che Dio benedica tutti coloro che si apriranno a questa condivisione dei beni dello spirito!
È così, Signor Direttore Generale, che formulo i miei auguri per il pieno successo di questa sedicesima giornata internazionale dell'alfabetizzazione, al servizio del vero progresso dell'uomo per l'uomo e del suo desiderio di pace nella fratellanza.