Messaggio Urbi et Orbi di Natale 1977
25 dicembre 1977
Figli carissimi
che ci ascoltate in questa Piazza, e voi che a noi siete uniti attraverso le onde radiotelevisive, e voi ancora uomini ed amici, a cui giunge la nostra parola!
Non solo la consuetudine della tradizione, non il semplice costume plurisecolare, ma un profondo desiderio del cuore, una spinta di ordine interiore ci sollecita a rivolgerci a voi per porgere a ciascuno il nostro augurio cristiano nel Natale di Nostro Signore Gesù Cristo.
È l'augurio antichissimo e nuovo, che echeggiò dapprima nella notte sacra della natività in terra di Giudea e, diffuso nel mondo per bocca degli Apostoli, raggiunse quest'Urbe fatidica per farsi messaggio di universale destinazione per tutti gli uomini « ex omni tribu et lingua et populo et natione » ( Ap 5,9 ).
È l'augurio che, con freschezza immutata, sale ora sulle nostre labbra, nella consapevolezza dell'insuperata sua trascendenza, com'è di « ogni dono perfetto che scende dal padre dei lumi » ( Gc 1,17 ).
È l'augurio che ora osiamo trepidanti ripetere, mentre si ravviva la fede e la speranza rinasce: « Sia gloria a Dio nell'alto dei cieli, e sia pace in terra agli uomini oggetto della benevolenza divina! » ( Lc 2,14 ).
Sì, Figli, Fratelli, Amici: il Vangelo è tutto qui, il suo contenuto di effettiva salvezza e di autentica liberazione è racchiuso in queste brevi espressioni che, come musica arcana, avvolgono la povertà disadorna della culla di Betlemme, dove nasce - uomo per gli uomini - il Figlio stesso di Dio.
È restaurato il rapporto tra Dio e l'uomo, e si apre all'uomo stesso, come invito rassicurante e beatificante, la duplice via della gloria di Dio e della pace con gli altri uomini.
Non ci stupisca, non ci meravigli, non ci scandalizzi l'elementare semplicità di queste parole: uomini di un secolo tecnologicamente assai progredito, è a noi necessario ed indispensabile ritrovare il sapore ed il gusto delle cose più umili e vere.
È questa la prima condizione per scoprire la gioia, la serenità e la pace che sono le dimensioni genuine della vita umana, investita dal messaggio evangelico.
Accogliamo dunque, in questo giorno luminoso, l'invito angelico ed evangelico, e ripetiamolo quasi a suscitare in noi un'adesione più convinta e sicura: dove Dio è onorato, anche l'uomo è onorato; la gloria di Dio è fondamento della dignità dell'uomo; il Natale di Cristo segna, nel nome del Padre dei cieli, l'itinerario della pace sulla terra.
« Natalis Domini natalis est pacis » ( S. Leone Magni Sermo XXVI, 5 ).
E il mondo contemporaneo, tutti ne possono essere testimoni, ha bisogno di pace.
Si direbbe per molte situazioni della storia in via di attuazione che la terra ha esaurito le sue provviste di pace, che l'esperienza tragica delle due guerre mondiali, che hanno insanguinato la prima metà del secolo che ora volge alla fine, aveva arricchito di formidabili promesse.
Ancora gli uomini sono gli uni agli altri avversari.
Ancora l'ingiustizia, la fame e la miseria risvegliano istinti di lotta, di delinquenza.
Ancora i patti sacrosanti della concordia e della collaborazione fra i popoli sembrano incapaci di sostenere i pesi dei loro impegni verso una rinuncia alla violenza.
Ancora la paura dei terribili armamenti, di cui una scienza inumana è oggi più di ieri capace di suscitare gli spaventosi fantasmi, rende insonni i reggitori dei Popoli, che non possono prevedere una pace senza la difesa di sempre più potenti mezzi di guerra e di morte.
La pace sembra lasciare libero il campo a nuove, inverosimili ipotesi di bellici furori …
No, così non sia!
Le leali promesse di amicizia e di collaborazione, come le evidenti questioni che dividono le Nazioni fra loro, devono rinnovare alla Pace la loro fedeltà.
Ma come potremmo dimenticare in questo stesso momento la Terra benedetta che più e prima delle altre - pensiamo - è destinataria dell'annuncio augurale, perché lo ricevette fin dal primo suo inizio?
Voi sapete che proprio oggi i colloqui per la composizione del lungo conflitto che, in più modi e con diverse tappe, ha funestato i Luoghi Santi, stanno segnando una nuova fase, che può essere - Dio lo voglia - di un'importanza forse determinante per gli accordi definitivi.
È una più concreta speranza di pace che arride a quelle care popolazioni tanto duramente provate dalle guerre e dai lutti, e che hanno diritto, da parte nostra, ad una solidarietà operante che si ispiri e derivi dal messaggio di Cristo Signore.
Noi perciò rivolgeremo, in primo luogo, ad esse l'augurio natalizio, perché nella loro terra, che spiritualmente è anche la nostra, torni a fiorire la pace nella giustizia.
Riprenderemo, poi, il medesimo augurio per estenderlo agli altri Paesi, dove punti dolenti di frizione, di sopraffazione, d'ingiustizia compromettono la stabilità della Pace, ovvero ne deformano il volto genuino di umanità e di libertà, affinché con animo nuovo sia ribadita la fiducia alla Pace, come unico sistema civile per risolvere i problemi esistenti, alimentando in tutti un vigile senso di responsabilità, di prudenza, di moderazione e alla fine, come vertice della Pace stessa, di giustizia libera e magnanima.
A questo fine noi incoraggiamo tutti, nel giorno e nel Nome di Cristo Salvatore, a dedicare ogni loro sforzo, mentre a voi, che ci ascoltate e vedete, rivolgiamo l'invito a pregare per la nobile causa della Pace e rinnoviamo di cuore l'augurio natalizio.