Messaggio Urbi et Orbi di Natale 1980
25 dicembre 1980
1. "Puer natus est nobis, Filius datus est nobis …" ( cf. Is 9,5 )
Con queste parole del profeta Isaia, pronunciate a mezzanotte, ci è stato dato di iniziare la festività del Natale 1980.
Queste parole, proclamate a tutti coloro che erano - riuniti nella Basilica di san Pietro e, nello stesso tempo, a tutti coloro, che in qualsiasi punto del globo terrestre, le hanno ascoltate, sono divenute ancora una volta il messaggio della buona novella, la parola della luce e della gioia.
Adesso, mentre questo beato giorno è a metà del suo corso ed è giunto il momento in cui il Vescovo di Roma deve impartire la benedizione "all'urbe e al mondo" - urbi et orbi - consentite, voi tutti che siete qui - e voi ai quali in qualsiasi punto del globo terrestre arriva la mia voce - che ci uniamo spiritualmente per entrare nella stessa strada in cui, nella notte, e nel giorno, della nascita di Dio, si sono avviati i pastori di Betlemme.
2. Fratelli miei e sorelle mie!
Tutti voi, per i quali questo Natale è il segno della speranza!
Vi invito a tale unione spirituale!
Circondiamo con una vasta - quanto estesa! - corona di cuori il luogo, nel quale Dio si è fatto uomo.
Facciamo corona attorno a questa Vergine, che Gli ha dato la vita umana nella notte della nascita di Dio!
Facciamo corona attorno alla santa famiglia!
Emmanuele!
Sei in mezzo a noi.
Sei con noi.
Sceso alle estreme conseguenze di quell'alleanza, che era stata conclusa sin dall'inizio con l'uomo, e nonostante che essa fosse stata tante volte violata e infranta …
3. Sei con noi!
Emmanuele!
In un modo che veramente supera tutto ciò che potesse pensare di te l'uomo.
Tu sei con noi come uomo.
Ammirabile - "admirabilis" - davvero ammirabile sei, Dio, creatore e Signore del cosmo, con Dio Padre onnipotente!
Logos!
Figlio unigenito!
Dio potente!
che sei con noi come uomo, come un neonato della stirpe umana, uomo debolissimo, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia perché "non c'era posto per loro" in alcun albergo ( cf. Lc 2,7 ).
Ammirabile!
Angelo del grande consiglio!
Non è forse appunto perché tu in questo modo ti sei fatto uomo, che tu in questo modo sei venuto nel mondo, senza un tetto, che sei diventato il più vicino all'uomo?
Non è forse appunto per il fatto che tu stesso, Gesù neonato, sei senza un tetto, che sei il più vicino a quei nostri fratelli e sorelle dell'Italia meridionale, i quali, a causa del recente terribile terremoto hanno perso le loro case?
E gli uomini che veramente vengono loro in aiuto, sono proprio coloro che hanno nei loro cuori te, te che sei nato a Betlemme senza una casa.
Non è forse appunto per il fatto che sin dai primi giorni della tua vita sei stato minacciato di morte per le mani di Erode, che tu sei particolarmente vicino, il più vicino, a coloro che sono minacciati in qualsiasi modo, a coloro che muoiono per mani assassine, a coloro, ai quali vengono negati i fondamentali diritti umani?
E ancora di più, forse per questo sei più vicino perfino a coloro, la cui vita è minacciata già nel grembo della madre?
O veramente ammirabile!
Dio onnipotente nella sua debolezza di bambino.
4. Da tutte le parti di questa città e del mondo - urbe et orbe - noi ci incamminiamo verso di te.
Ci attira la tua nascita a Betlemme.
Avresti potuto forse fare ancora qualcosa di più di quanto hai fatto, per essere Emmanuele, Dio con noi?
Qualcosa di più di ciò che guardano i nostri occhi stupiti: occhi degli uomini delle diverse parti del mondo, dei diversi paesi e continenti, dei diversi punti di ogni longitudine e latitudine geografica, così come, una volta, hanno guardato gli occhi di Maria, di Giuseppe, e poi gli occhi dei pastori e quelli dei magi dell'oriente!
Veramente beati gli occhi, che vedono ciò che voi vedete!
Tu sei il Principe della Pace!
Quanto grande per l'uomo è il bene della pace!
Quanto esso è desiderato nel mondo contemporaneo e, insieme, quanto è minacciato!
Tu sei Padre per sempre!
L'uomo, che cresce dal suo molteplice passato, è rivolto verso il futuro e, al tempo stesso, egli si preoccupa per il proprio futuro, per il futuro del mondo.
Cristo, sii tu il futuro dell'uomo!
5. Isaia dice che sulle tue spalle "è il segno della sovranità" ( Is 9,5 ).
Qual è questa sovranità sulle tue spalle, debole bambino, quale è questa sovranità?
La conosciamo.
Ci hai dato di conoscerla fino in fondo: dalla mangiatoia fino alla croce, da Betlemme fino al Calvario, dalla nascita fino alla risurrezione.
Non è la sovranità "sull'uomo".
È la sovranità "per l'uomo".
È la potenza della redenzione.
È la verità e l'amore.
Ecco, tu nasci a Betlemme, perché in te si riveli "l'amore geloso del Signore degli eserciti", perché si riveli quell'amore, col quale il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito … ( cf. Gv 3,16 ).
In questo momento noi tutti siamo spiritualmente nel luogo della tua nascita.
Guardiamo a te, neonato; guardiamo da questa città e dal mondo.
Beati gli occhi che vedono ciò che noi vediamo!
"Puer natus est nobis, Filius datus est nobis".
Sì! Ci è stato dato un figlio.
In questo figlio noi tutti siamo restituiti di nuovo a noi stessi.
Egli è la nostra benedizione.
Prima di condividere questa benedizione del neo-nato con voi, cari fratelli e sorelle, permettete che mi rivolga ancora con un saluto, nelle singole lingue, ai vari popoli del mondo, che partecipano al nostro corteo spirituale verso Betlemme.