Messaggio Urbi et Orbi di Natale 1985
25 dicembre 1985
1. "Apparuit gratia Dei".
È apparsa la grazia di Dio …
"Apparuit benignitas et humanitas".
Si sono manifestati la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini ( Tt 2,11; Tt 3,4 ).
Con queste parole l'Apostolo annunzia il mistero del Natale.
Con queste parole esprime ciò che è accaduto nella notte di Betlemme.
2. Che cosa è accaduto nella notte di Betlemme?
Che cosa si è reso presente, ancora una volta, questa notte?
Ecco: un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento.
Allora Giuseppe salì con Maria dalla Galilea alla città chiamata Betlemme, poiché era della casa di Davide.
Mentre si trovavano in quel luogo si compirono per Maria i giorni del parto.
Diede alla luce il suo figlio primogenito e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo ( cf. Lc 2,1-7 ).
3. Il Figlio primogenito della Vergine di Nazaret, "generato prima di ogni creatura" ( Col 1,15 ).
Il Figlio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce.
Generato, non creato, il quale per noi e per la nostra salvezza si è fatto Uomo.
Si sono manifestati la Bontà e l'Amore: Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito ( Gv 3,16 ).
È apparsa la Grazia.
4. Che cosa è la Grazia?
La Grazia è, appunto, il manifestarsi di Dio.
L'aprirsi di Dio all'uomo, Dio permanendo nella pienezza inscrutabile del suo Essere divino, dell'Essere Uno e Trino, si apre all'uomo, si fa dono all'uomo, di cui è Creatore e Signore.
La Grazia è Dio quale "Padre nostro".
È il Figlio di Dio quale Figlio della Vergine.
È lo Spirito Santo, operante nel cuore dell'uomo con la ricchezza infinita dei suoi doni.
La Grazia è l'Emmanuele: Dio con noi.
Dio in mezzo a noi.
La Grazia è Dio per noi mediante la notte di Betlemme, mediante la croce sul Calvario, mediante la risurrezione, mediante l'Eucaristia, mediante la Pentecoste, mediante la Chiesa, Corpo di Cristo.
5. La Grazia è, insieme, l'uomo, l'uomo nuovo, nuovamente creato.
È l'uomo visitato da Dio nelle profondità stesse della sua essenza umana.
L'uomo nato di nuovo; nato per la Verità e per l'Amore.
È l'uomo chiamato, nel mistero dell'immagine e somiglianza, alla partecipazione della Natura divina e da essa compenetrato.
Chiamato nella notte di Betlemme con la potenza misteriosa della figliolanza divina, per diventare figlio nel Figlio.
La grazia allora, è Dio in noi: in te, in me, in lui, in lei, in ognuno, in tutti.
La grazia, allora, è noi in Dio: noi comunità, noi famiglia, noi popolo di Dio, noi Chiesa, noi umanità.
La grazia: dono di unità nello Spirito Santo.
E la notte di Betlemme è il nuovo inizio di questo dono in terra.
Il nuovo tempo dell'umanità in Dio: "è apparsa … la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini" ( Tt 2,11 ).
"Apparuit gratia".
6. La grazia.
Essa è, nello stesso tempo, un'esortazione:
affinché viviamo "con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo" ( Tt 2,12 )
affinché rinneghiamo "l'empietà e i desideri mondani" ( Tt 2,12 ),
affinché, come il popolo che appartiene a Dio, come riscattati da ogni iniquità, puri, siamo zelanti nelle opere buone ( cf. Tt 2,14 ),
affinché, giustificati dalla sua grazia, diventiamo eredi, secondo la speranza, della vita eterna affinché attendiamo la beata speranza ( cf. Tt 3,7 )
la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per noi ( cf. Tt 2,13-14 ).
7. Questo dice l'Apostolo.
Questo dice la liturgia del Natale.
Il Vescovo di Roma, successore di Pietro e uno degli uomini in cammino verso la fine del secondo millennio, desidera collocare le espressioni dell'Apostolo nel contesto dei segni e dei bisogni del nostro tempo.
8. Egli ripete con tutta la Chiesa l'annuncio dell'evento meraviglioso che s'è compiuto nella Notte Santa.
Lo ripete con l'incrollabile certezza della fede che sopravvive ai secoli.
Lo ripete inerme in mezzo a un mondo armato e troppo spesso vinto dalla tentazione della prepotenza e della sopraffazione.
Lo ripete con forza in un mondo dove c'è ancora chi muore di fame e dove i diritti umani sono clamorosamente violati e un cumulo di sofferenze pesa sull'umanità.
Egli ripete che in questo Natale ancora una volta "è apparsa la grazia" e si è rivelato l'amore di Dio per l'umanità.
All'umanità in attesa, la Chiesa oggi dice: Cristo è nato affinché noi rinasciamo, uomini nuovi nell'Uomo nuovo.
9. Uomini e donne che mi ascoltate, il mondo più umano di cui Cristo Signore, nato a Betlemme, è la primizia, è un mondo abitato da un popolo nuovo, che cammina "con sobrietà, giustizia e pietà" verso la gioia piena del cielo.
Un popolo che sa essere sobrio nei riguardi delle risorse del cosmo perché sa resistere al miraggio fallace d'un progresso che ai valori morali è indifferente, e mira soltanto all'immediato e materiale vantaggio.
Un popolo, poi, che alla giustizia ispira pensieri, propositi e azioni, sempre proteso verso il traguardo d'una più autentica comunità di persone, in cui ogni individuo si senta accettato, rispettato, valorizzato.
Un popolo, infine, che nella pietà trascende se stesso aprendosi a Dio, dal quale attende il costante sostegno che è necessario per camminare, lungo la strada del vero progresso, verso la meta dell'incontro con Cristo, Redentore dell'uomo e Signore della storia.
10. La Chiesa intende con ogni sforzo farsi ministra di questo messaggio, che sgorga dal Natale, perché non manchi al mondo di oggi la prospettiva da cui prendono senso la gioia e il dolore, la morte e la vita.
Cristo è nato!
Rinasca ogni uomo, ed entri a far parte della "famiglia di Dio", a cui è promessa dagli angeli a Betlemme la gloria nel cielo e la pace sulla terra.
È apparsa la grazia di Dio!