Messaggio Urbi et Orbi Pasquale 1961
2 aprile 1961
Parola di Cristo: « Ego sum resurrectio et vita » ( Gv 11,25 ) Io sono la risurrezione e la vita
Venerabili Fratelli e diletti figli di Roma e del mondo intero!
Ancora una volta, noi salutiamo la Pasqua gloriosa di Gesù Salvatore.
L'abbiamo celebrata sulla Confessione dell'Apostolo Pietro in tutta la vivacità del rito Pontificale.
Essa trova ora il suo coronamento significativo nella benedizione da questa loggia centrale della nostra basilica, oggi più che mai splendente in faccia al sole, in faccia all'universo.
L'uso antico suggeriva al Sommo Pontefice che, attraversando le navate fulgenti del massimo tempio, volesse scendere alcuni istanti dalla sedia gestatoria - come si è fatto -, per rendere omaggio alla reliquia preziosissima della Santa Croce, e, insieme, al velo della Veronica recante impresso il volto insanguinato di Cristo.
Da qualche tempo il rito augusto di Pasqua si compie per altro più rapido e semplice ma non meno edificante, né meno soffuso di gaudio spirituale.
Nella cerimonia della scorsa notte, quando la prima luce apparve, Noi Ci volgemmo ad essa acclamando una, due e tre volte: lumen Christi - Deo gratias.
Poche settimane avanti la morte di Gesù, questa sua stessa luce era apparsa sul Tabor durante il colloquio del Divino Rabbi con Mosè ed Elia, così vivida e letificante da far esclamare a Pietro: Oh ! come è bello e giocondo abitare quassù.
A pochi giorni di distanza eccoci innanzi all'episodio di Betania: pianto diffuso delle due sorelle Marta e Maria intorno al fratello Lazzaro, morto e già composto da quattro giorni in sepoltura.
Anche Gesù piange.
Ma da quelle lacrime dell'amico divino scattano scintille di vittoria che sono il primo annunzio del mistero di Pasqua.
Oh! che parole furono quelle corse fra Gesù e Marta!
La sicurezza della risurrezione e della vita garantita alla umanità redenta tutta intera per la virtù del Sangue di Cristo.
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, quand'anche fosse morto, vivrà, e chi vive e crede in me non morrà in eterno. ( Gv 11,25-26 )
In realtà la Pasqua - il cui solenne annunzio fu a Betania - è tutta qui: celebrazione, perenne e rinnovantesi, del mistero di Cristo: di Cristo Re glorioso ed immortale dei popoli e dei secoli: conforto ed incoraggiamento per tutta l'umanità da lui redenta e riservata al trionfo dei suoi destini eterni, ed anche ai successi pacifici di umana convivenza e di ordinata prosperità sulla terra.
Diletti figli! Le impressioni ancora vive della Settimana Santa Ci rendono più confidenti circa il mistero del nostro divino fratello, diciamo bene, il mistero di Cristo Gesù, Verbo di Dio fatto uomo propter nos homines et propter nostram salutem: ( Symb. Nic. ) bersaglio della nequizia umana, punto di contraddizione durante tanti secoli, disprezzato e reietto, e sempre glorioso e sempre vincitore.
Talora la tristezza tenta di invadere il nostro spirito tra le alternative spiacevoli e qua e là terrificanti di gran numero di appartenenti all'umano consorzio - e, secondo la natura, nostri fratelli - ma a cui di fatto, a voler essere indulgenti, non c'è che da applicare con precisione l'estremo giudizio e l'estrema preghiera di Gesù morente: Pater dimitte illis; non enim seiunt quid faciunt. ( Lc 23,34 )
Delle loro grida incomposte si riempiono le città e le campagne, le loro inquietudini minacciose danno turbamento e pena a chi ama la libertà, la giustizia, il vivere laborioso, rispettato, benefico e tranquillo.
Sono le stesse che funestarono le vie di Sion nella tragica vigilia della morte di Gesù.
Nolumus hunc regnare super nos. Tolle, tolle: crucifige eum. ( Lc 19,14; Gv 19,15 )
Non vogliamo che Gesù regni sopra di noi.
Sia egli tolto di mezzo: sia crocifisso.
Voi Ci comprendete, diletti figli.
La vostra presenza, la vostra partecipazione così imponente, rispettosa e pia a questa celebrazione della Pasqua, tempera le ansietà e le angustie interiori di Chi porta più vive ed acute le responsabilità e le sollecitudini per la salute di tutto il gregge di Cristo, che il divino Pastore delle anime ha redente col Sangue suo.
Dalla prima Pasqua cristiana sono passati pressoché due millenni di storia.
Quanti popoli, quante vicende, quante lacrime, quanto sangue!
Pochi giorni prima della Passione Gesù ai suoi discepoli disse: Ora si avvicinano avvenimenti dolorosi circa la mia persona.
Il Figliuolo dell'uomo sarà maltrattato, deriso, percosso, ucciso: ma dopo tre giorni risorgerà. ( Cfr. Lc 18,32-33 )
E così accadde: Egli è risorto esattamente post tres dies.
Nelle ore estreme del suo soggiorno quaggiù, estreme predizioni circa la sua Chiesa: le tribolazioni, i contrasti, le lotte anche sanguinose.
Gesù proseguiva: ma io ho vinto il mondo: io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli.
I secoli continuano la loro storia.
Questo è ben sicuro, che la loro consumazione rappresenterà la gloria eterna del Cristo Figlio di Dio, e di quanti ebbero fiducia in lui.
Martha, credis hoc? Ego sum resurrectio et vita. ( Cfr. Gv 11,25-26 )
Credi tu questo?
Diletti figli!
La fede di un'umile donna fu ritenuta degna di rappresentare la fede di tutta l'umanità in Cristo Salvatore.
Continuiamo a fare onore alle glorie ed ai trionfi di Cristo.
L'insegnamento e le ricchezze spirituali della Pasqua vogliono essere uno stimolo potente - anche quest'anno - nello sforzo risoluto, da parte di ciascuno di noi, alla elevazione più decisa verso quelle nobili altezze a cui le voci della coscienza e le buone ispirazioni del Signore ci richiamano, messi in guardia, come dobbiamo tutti tenerci, dalle umane prevaricazioni, dalle debolezze diffuse, dalle infedeltà individuali e collettive circa le leggi più sacre della vita.
Pasqua del Signore.
Il ripeterlo non disdice.
La parola di Gesù presso la tomba socchiusa dell'amico: Ego sum resurrectio et vita, ha la stessa significazione a Betania, come se è sussurrata delicatamente alla coscienza di un cristiano, sincero anche se molestato da qualche tentazione, e diventa motivo felice di ritrovata lietissima pace interiore, e di vera nobiltà spirituale.
Oh! che parole liberatrici e benedette la Santa Chiesa riserva a Pasqua ai suoi figliuoli non immemori delle gioie della innocenza degli anni più belli!
Ego te absolvo a peccatis tuis: et noli amplins peccare.
E le altre toccanti il sublime del grande mistero e sacramento cristiano: Pax et communicatio corporis et sanguinis Christi. ( Liturg. )
Oh! la Santa Comunione Eucaristica, elevazione in ogni tempo e per ogni anima verso il vertice della vita spirituale che di Cristo si pasce e si esalta!
Venerabili fratelli e diletti figli, qui si innesta la Nostra semplice ma tanto cordiale e lieta parola.
La benedizione che ora Ci apprestiamo a darvi suggella il Nostro voto di Pasqua.
Nei vostri volti aperti e sereni Noi scorgiamo la moltitudine di tutti i fratelli in Cristo sparsi nel mondo e raccolti sotto i padiglioni della Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica, Madre universale.
Risorti tutti per la grazia di Gesù, che si perenna nella nostra vita spirituale, riprendiamo il buon cammino sulle vie e secondo le varie circostanze in cui la Divina Provvidenza ha posto tutti e ciascuno, semper laudantes et benedicentes Dominum. ( Cfr. Lc 24,53 )
Così vogliate ancora una volta accogliere l'augurio che, in espressione di cordiale familiarità, amiamo farvi nelle vostre lingue, ad accentuare più vivamente, attraverso la Radio e la Televisione, il gaudio comune e il coro trionfale di tutti i credenti in Cristo Risorto.
Alleluja. Alleluja.