Messaggio Urbi et Orbi Pasquale 1967
26 marzo 1967
Venerati Fratelli e Figli carissimi!
E voi, pellegrini e visitatori e ospiti, cari ed illustri, che in questa Roma aperta celebrate con Noi le feste pasquali!
Voi tutti, ascoltatori, che per mezzo della radio udite la Nostra parola.
Accogliete, anche in quest'anno di grazia 1967, quasi librata sulla fuggente storia del mondo, la Nostra sempre eguale, sempre nuova testimonianza: sappiate voi tutti che quel Gesù, nato da Maria Vergine, erede della promessa del Testamento antico, « uomo profeta, potente nell'azione e nella parola davanti a Dio e a tutto il popolo » ( Lc 24,19 ), quel Gesù che fu condannato, crocifisso e sepolto, quel Gesù è risorto!
È vivo!
Siede alla destra del Padre nei cieli, Dio lo ha « fatto Signore e Cristo » ( cfr. At 2,29ss ).
È risorto!
Noi ne diamo testimonianza!
Dalla parola e dal sangue degli Apostoli e dei primi discepoli, testimoni oculari, l'abbiamo raccolta, e con scrupolosa esattezza, con inconcussa certezza, che lo Spirito Santo Ci assicura, a voi l'annunciamo, al mondo la proclamiamo, alle generazioni venture la consegniamo: Cristo è risorto!
Quale sia il profondo significato, quale l'immenso valore d'una simile affermazione, Noi ora non diciamo: dica il magistero della Chiesa, dica lo studio dei sapienti, dica la coscienza del Popolo di Dio quale annuncio prodigioso sia questo, e quale virtù esso contenga
per svelare agli uomini il loro destino,
per orientare le singole coscienze verso il vero concetto della nostra esistenza,
per infondere un senso unitario ed organico alla storia del mondo,
per stabilire i canoni fondamentali della vita spirituale e morale.
Come un faro nella notte l'annuncio pasquale proietta i suoi raggi giocondi e brucianti sulla faccia della terra.
Noi potremmo cogliere dalle vostre stesse labbra il grido spontaneo e caratteristico della Pasqua: quello della letizia, quello dell'alleluia; e potremmo con voi ragionare su questo primo effetto del beato annuncio della resurrezione nei nostri spiriti, sul gaudio cristiano; ma il momento storico che noi stiamo attraversando, reso torbido ed incerto da persistenti conflitti e da minacciosi e colossali problemi, non Ce ne concede libera espressione.
Non per questo si fa muta la Nostra voce annunciante il preconio pasquale; esso non apporta a noi soltanto la coscienza beatificante dei beni conseguiti mediante la resurrezione del Signore, ci apporta il presagio di altri beni da conseguire; non è l'annuncio pasquale un semplice annuncio di gioia; è anche un annuncio di speranza.
Gaudium et spes!
Sì, la speranza nascente dalla resurrezione di Cristo Noi vi vogliamo oggi comunicare; e a compiere questo ministero non basta il discorso, che dovrebbe estendersi su ogni umana e anche su ogni creata realtà:
la resurrezione di Cristo è l'inaugurazione d'un ordine nuovo e universale;
un'energia nuova è infusa nella creazione e
una palingenesi liberatrice sta preparandosi, e « noi stessi, che abbiamo in noi le primizie dello Spirito, gemiamo, aspettando l'adozione, cioè la redenzione del nostro corpo ( mortale ): nella speranza siamo stati salvati » ( Rm 8,23-24 ).
Così l'Apostolo; così Noi, mentre il Nostro pensiero corre verso quanti hanno bisogno di speranza.
Noi abbiamo un dono di speranza pasquale per tutti: per voi, dilettissimi, che Ci ascoltate; non lasciate intristire i vostri animi alla visione della avversità delle cose di questo difficile mondo, alla inanità degli sforzi del bene, alla crescente « potestas tenebrarum », alla caducità delle speranze fondate sulla rena mobile del tempo che passa; fondate la vostra speranza nella Parola che non passa, nei beni che valgono veramente la pena di essere desiderati, nella vita superiore e ulteriore a cui ci invita la vocazione cristiana.
Nutrite i vostri spiriti della fiducia nel bene e abbiate il coraggio di esserne sempre gli assertori e i promotori.
E per voi, che soffrite, per voi che siete umili e poveri, per voi che piangete, per voi che avete fame e sete di giustizia, per voi che volete essere operatori di pace, per voi che per la vostra fede soffrite il peso della costrizione, Noi vi ricordiamo il messaggio della grande e invitta speranza, lanciato dà Cristo, nel mondo e nei secoli, col cantico delle beatitudini evangeliche.
E siccome pare a Noi, alunni d'una tradizione dottrinale della Chiesa, la quale riverbera le speranze religiose anche sul piano concreto della vita umana, cioè sul piano sociale, che sia questo il momento, dopo il recente Concilio Ecumenico, di riprendere, con un altro capitolo, la lezione sulle questioni che agitano e affaticano e dividono gli uomini in cerca di pane, di pace, di libertà, di giustizia e di fratellanza;
e di porgere al mondo un'umile e cordiale Nostra parola di speranza, non solo religiosa, ma sociale altresì, non solo spirituale, ma anche terrena, non solo per i credenti in Cristo, ma egualmente per tutti, e sempre dettata dalla luce che ci viene dalla fede,
Noi pubblicheremo in questi prossimi giorni una Nostra Lettera Enciclica, avente per tema il progresso dei popoli, il loro sviluppo, e le obbligazioni risultanti da un programma, oggi non più rinunciabile, di sufficienza economica, di dignità morale, di collaborazione universale per tutte le genti.
Noi colleghiamo volentieri la notizia ed il fatto di questo Nostro documento con la celebrazione di questa misteriosa e dolcissima festa della resurrezione di Cristo, e di grande cuore convertiamo in comune, concreta, umana speranza l'augurio pasquale avvalorato dalla Nostra Benedizione Apostolica.