Messaggio Urbi et Orbi Pasquale 1972
2 aprile 1972
Fratelli tutti, qui presenti e sparsi nel mondo e a noi vicini per lo scambio dell'augurio pasquale!
Pace a Voi! a voi tutti, pace!
Con quale altro saluto potremmo noi annunciarvi la buona Pasqua, se non con quello stesso saluto, con cui Cristo risorto, presentandosi di sorpresa, la sera del giorno beato, alla comunità dei suoi apostoli spauriti e incapaci ancora di pensarlo davvero redivivo, a loro si annunciò: Pace a voi! e subito a loro, esterrefatti di stupore e di gioia, volle ripetere: Pace a voi! ( Gv 20,19-21 )
Sì, questo è il nostro saluto augurale a Te, Chiesa Romana, che vieni a noi, folta di cittadini e di ospiti fratelli, per questo annuale incontro di mutua letizia: pace a Te, Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, fermissimi testimoni nella parola e nel sangue, della risurrezione di Cristo, Pace a Te, o Roma felice!
Ed a Te, Chiesa Cattolica, cioè universale, che in questo diletto Paese e in cento altri non meno cari, anzi su tutta la terra libera ed aperta al Vangelo, estendi le tue tende fraterne e benedette!
Pace a tutta la santa Chiesa di Cristo, lieta e fiera di sentirsi unica ed unita nell'identica fede e nella comune carità, e perciò autentica anche nelle legittime espressioni originali d'ogni sua stazione e di ogni sua costituita comunità.
Pace a voi Patriarchi, Metropoliti, Vescovi, Parroci, Teologi, Sacerdoti, Diaconi e Fedeli tutti!
Pace a voi, prediletti Fratelli e Sorelle delle tante nostre Famiglie Religiose, che alla imitazione di Cristo e alla dilatazione del suo Regno dedicate con austera e gaudiosa interezza la vostra vita!
sia più che mai vostra la pace esultante della vostra dedizione alla speranza escatologica, di cui oggi è garante il Cristo risorto!
E a voi, Laici carissimi, che guida e sostiene il proposito di una più aperta testimonianza religiosa e morale, nell'impegno interiore ed esteriore di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa: pace, letizia e coraggio, oggi festa della pienezza del mistero pasquale!
E perciò a voi giovani, con cuore ridondante di affezione e di fiducia, non solo l'augurio, ma l'invito altresì di celebrare con noi l'avvento d'una vita nuova e risorta in Cristo: Pace!
Ancora, ancora: noi rivolgiamo il voto di Pace a tutti coloro che soffrono, ai malati, ai poveri, agli oppressi, ai carcerati, agli orfani, alle vedove …
Ci trema sulle labbra questo voto, perché vorremmo che non fosse soltanto parola, ma aiuto effettivo, servizio, conforto liberatore e rigeneratore: noi benediciamo coloro che, in nome di Cristo risorto, per voi lo rendono tale.
Giriamo lo sguardo d'intorno e vediamo i Fratelli cristiani, in tante schiere diverse, ai quali ancora non ci unisce una perfetta comunione.
La nostra ansia ecumenica ci rimette nel cuore lo stesso e più scandito augurio, che vogliamo pronunciare in nome di quel Cristo risorto da Cui abbiamo missione di testimonianza e di rappresentanza: Pace, Pace a voi, Fratelli ancora lontani e pur tanto nell'affetto vicini: ci aiuti Cristo risorto a ricomporre fra noi l'unità per la quale Egli, nostra Pace, ha « demolito il muro della separazione » ( Ef 2,14 ).
E alle nostre Chiese del silenzio arriverà il nostro saluto di Pace, oggi festa di Cristo risorto?
Perché ancora esistono, o piuttosto languiscono in tante ed estesissime regioni della terra queste umili ed intrepide comunità, o unità di fedeli, a cui è negata una legittima e punto sovversiva esistenza nella libera costituzione ed espressione della loro vita religiosa ed ecclesiale.
Sappiano queste singole anime, sappiano queste Chiese compresse ed oppresse, se mai loro giungesse l'eco di questa voce pasquale, che esse non sono dimenticate: la nostra solidarietà nella fede e nell'amore è loro assicurata, con la nostra preghiera e con la comune speranza in Cristo risorto: Cristo non muore! ( Cfr. Rm 6,9 )
La nostra Pace va oltre e vuole arrivare là dove ancora è conflitto di guerra, e odio, e sangue, e rovine, e armi sempre più numerose e micidiali: pace, pace!
Gli uomini, che hanno oggi talento e mezzi per dare al mondo moderno spettacoli meravigliosi di progresso e di organizzazione, non avranno sapienza e fortezza per difendere e per ricomporre la pace dove è ferita, dove l'umanità viene meno a se stessa, oltre che alla legge trascendente del Dio della pace?
Il nostro augurio di Pace suona perciò oggi più forte e più amoroso, e nell'usbergo di Cristo risorto e vittorioso per tutti, più fiducioso.
A tutti il nostro augurio pasquale, ch'è quello di Cristo: Pace a voi!
Sembrerà a taluno che questo augurio non abbia nulla di originale; è sempre lo stesso!
Sì, è sempre lo stesso, nel suono delle labbra e nel voto del cuore, perché sempre lo stesso è in noi e nel mondo il bisogno della pace.
Ma a chi ne scopre l'intima ispirazione e l'ultima aspirazione, quali la sempre nuova festa di Pasqua annuncia ad ogni uomo ed a tutta l'umanità, esso, l'augurio di pace apparirà quale realmente è: l'opera vera e nuova da sempre creare e promuovere; la primavera nuova da sempre coltivare, sperare e salutare; la grazia più alta e più nuova da invocare oggi da Cristo Redentore e risorto sul mondo.
Con la nostra Benedizione Apostolica.