Messaggio Urbi et Orbi Pasquale 1973
22 aprile 1973
Fratelli, Figli, Uomini tutti,
Il nostro annuncio di Pasqua, quest'anno millenovecentosettantatre, giungerebbe a fatica alle nostre labbra, giungerebbe a stento alle vostre orecchie, se la verità, la realtà del fatto sconvolgente non venisse in nostro soccorso, e ci obbligasse a ripresentarci al mondo e a ripetere, con la primitiva sicurezza, temprata anzi dai nuovi conflitti d'una critica corrosiva, l'antico inaudito messaggio, l'inverosimile ma vittoriosa testimonianza: è risorto, sì, Gesù il Cristo è risorto, risorto da morte, dalla nostra morte fatale e orrenda, e ha inaugurato una nuova vita, la nostra stessa vita, ma rifusa in una metamorfosi soprannaturale, dominata dalle celesti energie dello Spirito ( Cfr. 1 Cor 15 ).
Si, Fratelli. Veramente Cristo è risorto.
E questo annuale ricorrente messaggio è la forza del nostro augurio pasquale, per voi che qui ci ascoltate, per i popoli diffusi su tutta la terra, che attendono se ancora il fatidico annuncio giunge ancora da Pietro, sicuro.
È risorto; e noi cediamo a Lui stesso, a Cristo, la parola che a noi tutti ripete il beatissimo saluto: « La pace sia con voi » ( Gv 20,19.26 ).
Vada il nostro augurio pasquale di pace, a tutti diretto, particolarmente là dove pace ancora non esiste, e dove essa è più incerta e pericolante!
La nostra voce vibra secondo le presenti segnalazioni del cuore!
Vada perciò l'augurio all'Indocina, per così lungo tempo oggetto dell'attenzione e delle trepidazioni del mondo.
Le speranze d'una fine dell'annoso conflitto, solo di recente accese, sono tuttora esposte ai venti contrari di un'incerta situazione che le rendono fragili e vacillanti.
Vada l'augurio alla terra dove nacque, insegnò, sofferse, morì e risorse il Signore Gesù!
Là, dove il suo saluto di pace è risuonato tante volte, e di dove esso si è esteso per tutta la terra, insieme al suo messaggio di amore e di giustizia, là purtroppo dove ancora la pace non regna.
Pace auguriamo parimente alle dilette popolazioni dell'Irlanda del Nord!
L'intollerabile e doloroso stato di cose che colà disgraziatamente si prolunga, contro le aspirazioni e la volontà della più gran parte delle popolazioni stesse, suona offesa, oltre che all'umanità, al nome cristiano.
Taccia la voce della violenza, e parli invece quella della saggezza e della buona volontà; e possano le recenti note e autorevoli proposte offrire base favorevole ad uno sforzo congiunto, che apra il cammino ad una vera riconciliazione nella giustizia e nella carità.
Il nostro sguardo spazia nel mondo e vede tanti altri focolai di contese e situazioni di ingiustizia che provocano reazioni e rivolte.
Giunga anche là il nostro augurio e la nostra esortazione, con la preghiera nostra e la cooperazione di tutti gli uomini amanti della pace.
A tutti gli operatori di pace, il nostro incoraggiamento e la nostra benedizione!
E insieme la sicurezza delle preghiere dell'intera Chiesa, stretta attorno a Cristo suo Salvatore, vincitore dell'odio e della morte, Re di amore e di pace.
Ed a quanti sono impazienti di veder realizzato nel mondo ciò che ad essi sembra giusto e benefico noi desideriamo ripetere: Non è con la violenza che si opera il bene!
Tanto meno può stabilirsi un giusto ordine umano correndo le vie dell'ingiustizia!
Solo l'amore, forte, generoso, tenace, ma insieme paziente e rispettoso delle leggi della giustizia e dei diritti di tutti, può assicurare ai popoli e alla umanità un avvenire migliore.
Ma la pace pasquale non circoscrive il suo intervento a questi punti dolenti dell'umanità.
Essa è così gonfia di speranza e di gioia, che, venendo a noi dal cuore di Cristo risorto, dilaga e si effonde su tutta la terra, su tutti gli uomini.
Essa incontra ben altri fenomeni che quelli ora accennati.
Incontra tentativi già molto avanzati per rispondere al bisogno che il mondo sempre più, a suo onore, manifesta d'un ordine universale, ove ogni popolo trovi la sua originale espressione di vivere nel concerto unitario del mutuo rispetto, anzi nella collaborazione fraterna, che dia sempre all'umanità la possibilità di sperare e di amare; e Cristo, la Vita risorta, saluta ed accoglie, corrobora e finalizza questo universale e gigantesco sforzo di unità e di pace.
Ancor più la sua pace gioiosa, sorvolando le folle delle nuove generazioni, incontra l'oceano immenso della gioventù, che cresce e che sale; e cerca la via, e cerca la verità, e cerca la vita, verso cui muovere i suoi passi incerti ed inquieti, ma pieni di vivacità.
Sì, giovani del nuovo tempo; Cristo viene a voi incontro col suo lieto saluto pasquale: pace a voi!
pace e sapienza,
pace e autenticità umana e sovrumana,
pace e pienezza nella gioia di vivere e di amare;
così Egli a voi si rivolge perché è pronto a svelarvi il significato delle cose e della vita;
e così Egli vi attende alla sua scuola divina e alla sua mensa di carità.
E pace a tutti i fratelli cristiani ancora da noi separati, perché l'unità si faccia in Cristo nel più felice incontro.
E a tutti, a ciascuno il beatificante saluto della pace pasquale;
a voi, che soffrite,
a voi che siete soli e cercate conforto;
a voi, che nascondete nel cuore la silenziosa, ma crudele disperazione dell'indifferenza, dello scetticismo;
a voi, che intravedete la vetta della grandezza umana, il sacrificio per amare e servire, e ignorare quando e per chi consumarlo: Cristo risorto, col trofeo della sua Croce, viene anche verso di voi, e, come a tutti, vi tende le braccia, e vi attrae, con il suo saluto: Pace anche a voi!
Sono Io; non abbiate timore ( Mc 6,50 ).
Ed affinché questo saluto vivificante di Gesù risorto sia davvero messaggero di pace, di letizia, di vita, ecco a tutti la nostra Apostolica Benedizione.