Messaggio Urbi et Orbi Pasquale 1975
30 marzo 1975
Nel segno della speranza il Messaggio del Santo Padre al mondo per la Pasqua dell'Anno Giubilare del rinnovamento e della Riconciliazione
Pasqua! È Pasqua,
Fratelli! Buona Pasqua a voi tutti!
Ed evviva la Pasqua di Gesù Cristo! Alleluia!
Egli è veramente, realmente risorto, alleluia!
Non soltanto nell'opinione e poi nella persuasione soggettiva della prima comunità, che da Lui ebbe origine; ma è risorto personalmente, storicamente, sempre Lui, il Gesù del Vangelo, in una condizione di vita radicalmente nuova, che conserva, ma oltrepassa lo stato della presente umana esistenza, sublimandone la pienezza, la gloria, la potenza, la spiritualità ( Cfr. 1 Cor 15,42ss ).
È risorto!
A Lui tributiamo l'omaggio della nostra fede e della nostra esultanza! Alleluia!
E poi lasciamo che la luce, la virtù di tanto mistero fluiscano sopra la nostra umanità, come questa notte l'inno beatissimo dell'Exsultet ce ne ha dato l'annuncio e quasi l'esperienza.
Perché la risurrezione di Cristo non è soltanto un suo trionfo personale, ma è altresì il principio della nostra salvezza e quindi della nostra risurrezione.
Lo è fin d'ora, come liberazione dalla causa prima e fatale della nostra morte, che è il peccato, il distacco dall'unica e vera sorgente della vita, che è Dio ( Cfr. Rm 4,25; Rm 6,11 ); lo è come pegno della nostra corporale risurrezione futura, salvati, come siamo, nella speranza che non fallisce ( Rm 8,24 ), per l'ultimo giorno, per la vita che non conosce la fine ( Gv 6,49ss ); e lo è anche come modello ed energia del continuo rinnovamento morale, spirituale, sociale della vita presente, ch'è ora per noi l'oggetto del nostro immediato interesse.
Non importa, Fratelli, se l'esperienza della caducità delle forze umane delude ogni giorno le nostre fragili speranze d'uno stabile ordinamento della società umana;
e non importa nemmeno se dal progresso stesso generato dallo sviluppo moderno e dalla cultura sovrana degli utili segreti della natura sembra derivare all'uomo non pienezza, non sicurezza di vita, ma piuttosto tormento d'insoddisfatte aspirazioni;
non importa poiché una nuova, originale, inesauribile sorgente di vita è stata infusa nel mondo dal Cristo risorto, operante per quanti ne ascoltano la parola, ne accolgono lo spirito e ne compongono il mistico corpo, nel mondo e nel tempo.
Forse la croce, con la quale Gesù redivivo è fedelmente e simbolicamente presentato, rende pavidi gli uomini, orientati verso la eliminazione dello sforzo e del dovere, e trattiene l'adesione di molti; non però i giovani intuitivi della verità e avidi di interiorità lieta e sincera, così che a chi accoglie il Signore, Egli svela il segreto della sua croce; essa è libertà, essa è forza, essa, sì, è sacrificio, ma per la grandezza morale dell'uomo e per il sopravvento, sullo sterile e micidiale egoismo, dell'amore che mai non muore ( Cfr. 1 Cor 13,8 ).
Noi auguriamo che così Cristo risorto sia compreso e seguito.
E questo a stimolo di quanti operano per il rinnovamento dell'umanità, a conforto dei poveri e dei sofferenti, ancor oggi così numerosi, a speranza degli umili e degli oranti, di tutta la Chiesa, di tutta l'umanità.
Questo l'augurio, questa la nostra benedizione pasquale, in questo anno di grazia e di rinnovazione.