XX giornata mondiale per le vocazioni
2 febbraio 1983
Carissimi fratelli nell'Episcopato, i figli e figlie di tutto il mondo.
« Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra » ( At 13,47 ).
« Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono » ( Gv 10,27 ).
1. Così leggiamo nelle Letture liturgiche della quarta domenica di Pasqua, nella quale celebriamo la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
Questa è la Parola di Dio, che viene annunciata a noi, affinché solleviamo i nostri animi a pensieri grandi, nella luce della fede pasquale.
La Parola di Dio ci rivela un mistero, che si è manifestato nella vita dell'umanità.
Un evento decisivo infatti si è compiuto: il Signore Gesù, l'Agnello di Dio, ha offerto se stesso per la salvezza del mondo.
Da allora una nuova storia ha avuto inizio, e la Chiesa di Gesù, con la forza dello Spirito Santo, è chiamata a portare questo annuncio di salvezza a tutte le genti, fino all'estremità della terra.
É una missione impegnativa, affidata alle umili persone degli Apostoli, dei loro successori e collaboratori, presi da ogni popolo, secolo dopo secolo, con la promessa che nessuna potenza terrena potrà mai interromperla.
Il mistero di questa invincibile continuità è illuminato dalla presenza del Signore Gesù che, pur vivendo nella sua gloria immortale, è sempre vicino a noi: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » ( Mt 28,20 ).
Egli è con noi, ci conosce, ci fa sentire la sua voce, ci chiama, ci guida, e non soltanto per offrire la sua salvezza ad ognuno di noi, ma anche per salvare gli altri per mezzo di noi.
Nelle sue molteplici chiamate si distinguono quelle per una collaborazione più stretta alla sua stessa missione: i ministeri ordinati, la vita consacrata, la vita missionaria; un privilegio che, in realtà, corrisponde a un'illimitata misura di amore e di sacrificio nella totale dedizione di sé a Dio e alla Chiesa.
Come possiamo degnamente ringraziare il Signore per la grande fiducia che egli ha riposto in noi?
2. É sempre stato per me motivo di gioia celebrare la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, e desidero unirmi in modo speciale alla celebrazione di quest'anno che è la ventesima.
Venti anni infatti sono trascorsi da quando il caro e venerato Pontefice Paolo VI ebbe l'ispirazione di chiamare tutta la Chiesa con una speciale Giornata a meditare e a pregare per le vocazioni particolarmente consacrate alla causa del Vangelo.
Molte cose liete e meno liete sono accadute in questi venti anni.
Vi è stata la felice conclusione del Concilio Vaticano II, che tanto spazio ha dedicato ad approfondire la vocazione e la missione sacerdotale, religiosa e missionaria nella viva luce della Parola di Dio e della Tradizione cristiana.
Il Concilio ci ha lasciato in eredità un tesoro di dottrina, che ogni credente ha il diritto e il dovere di conoscere con precisione, anche per decidere con più chiarezza le scelte della sua vita.
Durante questi anni alcune Chiese hanno sofferto, non solo a causa di persecuzioni esterne, ma anche a motivo di difficoltà interne, per cui non lievi sofferenze sono venute alla Chiesa proprio da coloro che dovevano offrirle maggiore conforto.
Ma il Signore ci ha riservato anche la consolazione di vedere in molte parti della Chiesa gli inizi di una situazione nuova, perché sempre più numerosi sono coloro che seguono la sua chiamata.
Di questo confortante risveglio e di questa rinnovata generosità ringraziamo il Signore, che ha ascoltato le preghiere della sua Chiesa.
3. Questi venti anni costituiscono un periodo fecondo di esperienza spirituale e pastorale in ciò che riguarda le vocazioni ecclesiastiche.
Il mio predecessore Paolo VI e io stesso, in ogni circostanza, e particolarmente in questi Messaggi annuali, abbiamo voluto insistere su alcuni punti capitali, che vorrei qui sintetizzare, anche se sono già ben presenti nel vostro animo.
Parola di Dio e vocazioni.
Le vocazioni sacerdotali e consacrate esistono nella Chiesa e per la Chiesa secondo il disegno di Dio, che egli, nel suo amore, si è degnato di rivelarci.
Esistono, quindi, per una loro missione specifica, che non si confonde con nessun altro, sia pur nobile, ideale umano.
Il Signore Gesù doni la grazia di conoscere, di credere, di accogliere, in forza della sua Parola, queste chiamate, che appartengono al mistero del suo amore misericordioso.
La Chiesa è dono di Dio per la salvezza dell'umanità.
Anche le vocazioni a servire totalmente la Chiesa sono quindi speciale dono di Dio.
Per questo, solo a lui lo chiediamo, perché lui solo può darlo.
Lo chiediamo con cuore aperto sul mondo, guardando al bene di tutti gli uomini.
Ricordate che il Signore Gesù ci ha invitati a pregare per le vocazioni, proprio perché il suo cuore misericordioso vedeva la sofferenza del mondo: « Gesù vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore.
Allora disse ai suoi discepoli: la messe è molta, ma gli operai sono pochi!
Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe! » ( Mt 9,36-38 ).
Vi è familiare la parola del Concilio: « Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali - e questo vale per ogni vocazione consacrata - spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana » ( Optatam Totius, 2 ).
Il Signore Gesù aveva parlato della « terra buona che diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta » ( Mt 13,8 ).
Dove c'è fede, preghiera, carità, apostolato, vita cristiana, là si moltiplicano i doni di Dio.
Riflettiamo, fratelli e figli, sulla nostra grave responsabilità.
Chiamata personale e vocazioni.
Dio chiama chi vuole con libera iniziativa del suo amore.
Ma vuole anche chiamare mediante le nostre persone.
Così volle fare il Signore Gesù.
Fu Andrea che condusse a lui il fratello Pietro.
Gesù chiamò Filippo, ma fu Filippo a chiamare Natanaele ( cfr. Gv 1,35ss ).
Non deve esistere nessun timore nel proporre direttamente ad una persona giovane o meno giovane le chiamate del Signore.
É un atto di stima e di fiducia.
Può essere un momento di luce e di grazia.
4. Vi invito, pertanto, ad unirvi alla mia preghiera:
Signore Gesù, in questo Anno Santo, nel quale riviviamo l'evento e il mistero del tuo Sacrificio Redentore per la salvezza dell'umanità, ascolta la nostra invocazione:
mediante il tuo Spirito, rinnova la tua Chiesa, affinché possa con crescente fecondità offrire al mondo i frutti della tua Redenzione;
mediante il tuo Spirito, fortifica nei loro santi propositi coloro che hanno dedicato la loro vita alla tua Chiesa:
nel Presbiterato, nel Diaconato, nella Vita religiosa, negli Istituti missionari, nelle altre forme di Vita consacrata;
Tu che li hai chiamati al tuo servizio, rendili perfetti cooperatori della tua opera di salvezza;
mediante il tuo Spirito, moltiplica le chiamate al tuo servizio:
Tu leggi nei cuori, e sai che molti sono disposti a seguirti e a lavorare per te;
dona a molti giovani e meno giovani la generosità necessaria per accogliere la tua chiamata, la forza per accettare le rinunce che essa esige, la gioia di portare la croce congiunta alla loro scelta, come tu per primo l'hai portata, nella certezza della risurrezione.
Ti preghiamo, Signore Gesù, insieme alla tua santissima Madre Maria, che è stata vicina a te nell'ora del tuo sacrificio redentore;
ti preghiamo per la sua intercessione, affinché molti fra noi, anche oggi, abbiano il coraggio e l'umiltà, la fedeltà e l'amore di rispondere « Sì », come ella ha risposto quando fu chiamata a collaborare con Te nella tua missione di salvezza universale.
Così sia.
5. Affido questa nostra preghiera alla misericordia di Dio, perché egli l'accolga e l'esaudisca.
La nostra fiducia, a questo proposito, si accresce a motivo dell'Anno Santo, che celebriamo come memoriale della Redenzione compiuta dal Signore Gesù.
Da lui invoco l'abbondanza della grazia, mentre sono lieto di impartire la propiziatrice benedizione apostolica a tutti voi, venerati fratelli nell'Episcopato, al Presbiteri, ai Religiosi, alle Religiose e all'intero Popolo di Dio, con particolare riferimento a quanti stanno vivendo la propria formazione nei Seminari e negli Istituti religiosi.
Dal Vaticano, 2 febbraio 1983, festa della Presentazione del Signore al Tempio di Gerusalemme.