In fructibus multis
1. Tra i molti frutti, che, non senza l'assistenza e l'aiuto della divina Bontà, la Chiesa di Cristo ha già riportato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, riteniamo giusto annoverare il Decreto sugli strumenti della comunicazione sociale, che, nella sessione pubblica del 4 dicembre dello scorso anno, fu felicemente approvato dal Concilio stesso, e da Noi promulgato.
2. Questi sussidi, infatti - tra i quali hanno un posto di particolare importanza la stampa, la televisione, la radio ed il cinema - per i loro stretti e mutui rapporti, propongono nel nostro tempo problemi di tanta importanza da influire non solo sulla cultura, sulla civiltà e sul costume pubblico, ma sulla stessa religione; per questo motivo essi richiedono oggi non solo le assidue cure dei Sacri Pastori e una fervida attività da parte dei fedeli, ma anche la pronta collaborazione di tutti gli uomini di retta coscienza.
3. Quanta importanza Noi attribuiamo a questi strumenti per la causa cattolica può facilmente rilevarsi dalle parole da Noi pronunciate nella stessa solenne circostanza: "Altro frutto, e non di poco valore, del nostro Concilio è il Decreto sui mezzi di comunicazione sociale, indice questo della capacità che la Chiesa possiede di unire alla vita interiore quella esteriore, alla contemplazione l'azione, all'orazione l'apostolato.
Anche questo risultato conciliare, Noi speriamo, potrà riuscire di guida e di incoraggiamento a moltissime forme di attività inserite ormai, come strumento, nell'esercizio del ministero pastorale e della missione cattolica nel mondo ".1
4. Per queste ragioni desideriamo vivamente che, come le altre norme approvate, con l'assistenza dello Spirito Santo, dal Concilio Ecumenico Vaticano II, così questo Decreto venga diligentemente e fedelmente attuato.
A ciò riteniamo di dare un valido contributo istituendo senza ritardo una speciale Commissione cui venga affidato tutto questo settore.
5. Già il Nostro Predecessore di felice memoria, Giovanni XXIII, quasi all'inizio del suo Pontificato, col Motu Proprio Boni Pastoris,2 aveva dato un nuovo assetto alla Commissione permanente, alla quale veniva affidato l'incarico di "esaminare le varie attività relative al cinema, alla radio e alla televisione, di incrementarle e dirigerle, in conformità con la dottrina e le norme direttive contenute nell'Enciclica Miranda Prorsus e con le disposizioni che in seguito sarebbero state date dalla Sede Apostolica".3
6. Questa Commissione, fin d'allora aggregata alla Segreteria di Stato,4 attese al suo compito con tanto impegno e zelo da meritare universale apprezzamento.
7. I Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II hanno poi ritenuto necessario che questa Commissione, con l'apporto di periti, anche laici, di varie nazioni, estendesse la sua competenza a tutti gli strumenti della comunicazione sociale, compresa la stampa.5
8. Pertanto, poiché con sì autorevole voto dei Venerabili Padri conciliari concorda la Nostra volontà, Noi, modificando il nome e ampliando i compiti della stessa Commissione, di Nostra iniziativa, di certa scienza e dopo matura deliberazione, in forza di questa Lettera e in forma perpetua istituiamo la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, e ad essa affidiamo, per quanto concerne gli interessi della religione cattolica, i problemi relativi al cinema, alla radio e alla televisione, nonché alla stampa quotidiana e periodica.
Per quanto poi riguarda la stampa, la Commissione si adopererà nel promuovere quelle iniziative che questa Sede Apostolica giudicherà opportune in un settore di tanta importanza.
9. Oltre ai compiti già affidatile dalla citata Lettera Apostolica Boni Pastoris, sarà di competenza della Commissione l'esecuzione delle direttive e delle norme del Decreto del Concilio Vaticano II circa gli strumenti della comunicazione sociale, come pure, secondo quanto è disposto nell'art. 23 del Decreto stesso, redigere l'Istruzione Pastorale e sottoporla alla Nostra approvazione.
10. Ovviamente, la prima cura della Commissione sarà rivolta, nello spirito del Decreto Conciliare, ad aiutare gli Ordinari nello svolgere i loro compiti pastorali in questo settore.6
11. I rapporti tra la Commissione e le Sacre Congregazioni della Curia Romana - le cui competenze questa Lettera Apostolica non intende in alcun modo mutare - saranno regolati dalle norme stabilite nella Lettera Apostolica Boni Pastoris.7
12. Perché poi possa far fronte ai nuovi ed importanti suoi compiti, la Commissione verrà dotata dei mezzi necessari alla sua azione e disporrà della collaborazione di periti nel campo degli strumenti della comunicazione sociale, che, in numero conveniente, verranno chiamati dalla Sede Apostolica a far parte della Commissione stessa.
13. In tal modo questa Pontificia Commissione, operando, nella sfera delle sue funzioni, in conformità con la dottrina della Chiesa e con le esigenze del nostro tempo, sarà senza dubbio di grande aiuto per la diffusione della verità e perciò stesso per la concordia dei popoli, poiché, secondo l'insegnamento del Nostro Predecessore di felice memoria, Giovanni XXIII: "lavorando per la verità, si lavora anche per la fratellanza umana".8
14. Quanto da Noi è stato decretato e stabilito con questo "Motu proprio" ordiniamo che sia tutto stabile e valido, nonostante qualunque cosa in contrario.
Paolo VI
1 | Allocuzione di Sua Santità Paolo VI ai Padri Conciliari, del 4 dicembre 1963 |
2 | Motu Proprio Boni Pastoris |
3 | Cfr. Ibid |
4 | Cfr. Ibid. |
5 | Decreto sugli Strumenti di Comunicazione Sociale, art. 19 |
6 | Cfr. Ibid., artt. 20-21 |
7 | Motu Proprio Boni Pastoris |
8 | Cfr. Allocuzione del Santo Padre Giovanni XXIII ai Membri della "Association de la Presse Etrangère en Italie", 24 ottobre 1961, A.A.S., LIII, 1961, p. 723 |