30 giugno 1963
Questo rito, straordinariamente solenne ed espressivo, aggiunge al suo significato religioso un altro significato, quello propriamente apostolico.
Noi sappiamo di salire sulla Cattedra di S. Pietro e di assumere un ufficio altissimo e formidabile; e vincendo la paralizzante trepidazione, propria alla nostra pochezza, per entrare, sempre con l'aiuto divino, nella franca coscienza della nostra posizione nella Chiesa e nel mondo, lasciamo che risuonino nel nostro spirito le parole dell'Apostolo, di cui a Nostro conforto abbiamo voluto assumere il nome: spectaculum facti sumus mundo et angelis et hominibus ( 1 Cor 4,9 ) « siamo fatti spettacolo al mondo, agli Angeli e agli uomini »;
e guardiamo a voi, eminenti sodali del Sacro Collegio, a voi, Venerabili Fratelli tutti nell'Episcopato, a voi, diletti figli sacerdoti, religiosi e religiose, a voi, uomini e donne, fedeli tutti, popolo di Dio, membra del Corpo mistico di Cristo: genus electum, regale sacerdotium gens sancta, populus adquisitionis ( 1 Pt 2,9 );
guardiamo alla Chiesa; a questa Chiesa romana, che presiede alla carità ( S. Ignatii Ant. ad Rom. prol. ) di tutta la Chiesa di Dio sulla terra, una, santa, cattolica ed apostolica.
Ed è al cospetto di tutta la Chiesa che Noi, tremanti e fidenti, accettiamo le chiavi del regno dei cieli, pesanti e potenti, salutari e misteriose, che Cristo ha confidate al Pescatore di Galilea, fatto Principe degli Apostoli, e che sono ora a Noi tramandate.
Questo rito parla con voce clamorosa dell'autorità conferita a Pietro e quindi a chi gli è successore.
Noi sappiamo che questa autorità, tanto da Noi stessi temuta e venerata, Ci investe, e Ci rende Maestro e Pastore, con somma pienezza, della Chiesa romana e della Chiesa universale.
Urbi et Orbi irradia ora il Nostro divino mandato.
Ma appunto perché siamo sollevati alla sommità della scala gerarchica della potestà, che opera nella Chiesa militante, Ci sentiamo nello stesso tempo posti nell'infimo ufficio di servo dei servi di Dio.
L'autorità e la responsabilità sono così meravigliosamente congiunte, la dignità con l'umiltà, il diritto col dovere, la potestà con l'amore.
Non dimentichiamo l'ammonimento di Cristo, del Quale siamo fatti Vicario: « Colui ch'è maggiore fra voi diventi come il minore, e colui che presiede come chi è incaricato del servizio » ( Lc 22,26 ).
Perciò Noi abbiamo coscienza, in questo momento, di assumere un impegno, sacro, solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e di dilatare sulla terra la missione di Cristo.
Lo assumiamo di fronte alla storia della Chiesa che fu, derivata con vitale coerenza da Lui, Nostro Signore Gesù Cristo, che le diede origine e forma, e che vivo e misterioso con amore la fiancheggia nei secoli.
Lo assumiamo di fronte alla storia della Chiesa che sarà, e che non altro attende da Noi, se non la perfetta fedeltà alla iniziale missione evangelica e alla tradizione autentica che ne scaturì.
Lo assumiamo di fronte alla storia presente della Chiesa, di cui già conosciamo e sempre meglio Ci studieremo di conoscere le strutture, le vicende, le ricchezze, i bisogni, e di cui avvertiamo, quasi voci che Ci chiamano, la vitalità erompente, le sofferenze gravissime, l'ansia comunitaria e la fiorente spiritualità.
Noi riprenderemo con somma riverenza l'opera dei Nostri Predecessori: difenderemo la santa Chiesa dagli errori di dottrina e di costume, che dentro e fuori dei suoi confini ne minacciano la integrità e ne velano la bellezza;
Noi cercheremo di conservare e di accrescere la virtù pastorale della Chiesa, che la presenta, libera e povera, nell'atteggiamento che le è proprio di madre e di maestra, amorosissima ai figli fedeli, rispettosa, comprensiva, paziente, ma cordialmente invitante a quelli che ancora tali non sono.
Riprenderemo, come già annunciammo, la celebrazione del Concilio ecumenico; e chiediamo a Dio che questo grande avvenimento confermi nella Chiesa la fede,
ne rinfranchi le energie morali,
ne ringiovanisca e
ne adatti ai bisogni dei tempi le forme,
e così la presenti ai fratelli cristiani, separati dalla sua perfetta unità, da rendere loro attraente, facile e gaudiosa la sincera ricomposizione, nella verità e nella carità, al corpo mistico dell'unica Chiesa cattolica.
E avremo in una parola, con l'aiuto di Dio, cuore per tutti: Ci basti, in questo momento, ricordare, fra tutti, i figli sofferenti per l'oppressione alla libertà loro dovuta, e per l'infermità delle membra e dello spirito.