29 giugno 1967
Il saluto del Vicario di Gesù Cristo al mondo
L'omelia del Pastore di tutte le anime Fratelli e Figli, che assistete a questo rito, o che pur fisicamente lontani siete spiritualmente presenti e, portata dalle onde radiofoniche, ascoltate la Nostra voce, salute a voi!
nei nomi santi e gloriosi degli Apostoli Pietro e Paolo, salute!
E salute a voi, venerati Presuli rappresentanti della Chiesa bizantina ortodossa, qua inviati dal grande Patriarca Atenagora, affinché la sua illustre e sacra persona e con essa la sua vasta comunità di credenti in Cristo, sparsa sulla terra, siano con noi unite nel rendere onore alla memoria di quei comuni santissimi Protettori; nel loro nome, salute!
E diremo salute ai Signori Diplomatici, che, facendo corona a questo rito, Ci procurano il piacere e l'onore di sentire a Noi vicine nello spirito le Nazioni, ch'Essi rappresentano.
Diremo salute al Signor Sindaco di Roma, che Ci porta l'adesione storicamente e moralmente fedele dell'Urbe; diremo
salute al Presidente della Provincia Romana;
salute al cospicuo gruppo della Confederazione Italiana dei Sindacati dei Lavoratori, e con loro alle molte associazioni cattoliche, e alle moltissime comitive di pellegrini e di visitatori, venuti al seguito dei nuovi Cardinali: a questi specialmente, con i quali stiamo concelebrando la santa Liturgia, diciamo, davanti a questa folla di fedeli, che Ci offre il segno di tutta la Chiesa,
diciamo salute, con la pienezza di sentimenti che l'importanza del momento mette nel Nostro animo;
e salute all'intero Sacro Collegio, a cui voi, nuovi degnissimi membri, siete stati associati per formare insieme il Nostro « Presbyterium » dell'orbe, della Chiesa cattolica intera cioè, voi Cardinali; mentre il Collegio dei Parroci di Roma Ci circonda, quasi Nostro « Presbyterium » dell'Urbe;
a tutti salute; ai Vescovi, al Clero, agli Alunni dei Seminari, ai Religiosi e alle Religiose, al Laicato cattolico, a ciascun fedele, ad ogni ospite presente, a tutti: salute!
Noi vi dobbiamo questo grido del cuore, perché molto vi siamo grati di volerCi assistere nella celebrazione che stiamo compiendo, e perché molto Ci preme che sia da' voi condivisa l'intenzione, a voi già nota, che caratterizza questo rito singolare.
È un'intenzione ricca di significati; e Noi ora ne restringiamo l'esposizione ad una semplice notizia.
Essa suona messaggio a voi, alla Chiesa intera.
Questa è per noi una solenne rievocazione; la memoria riprende in noi coscienza e chiarezza; essa ci ricorda la morte tragica e gloriosa di questi due pellegrini, venuti dalla terra di Gesù, e diventati, mediante la loro predicazione, il loro ministero, ed il loro martirio, fondatori di Roma cattolica.
Si chiamavano Pietro e Paolo.
Entrambi, in diverso modo, furono discepoli dapprima del Messia, Figlio di Dio e Figlio di Maria, Gesù, il Maestro e il Salvatore del mondo; poi suoi apostoli; coloro che hanno annunciato il Vangelo di Cristo, e hanno saputo in esso scoprire, per opera dello Spirito Santo, la novità liberatrice dall'antica concezione particolaristica della vera religione, ed hanno rivelato all'umanità il carattere unitario e universale del cristianesimo, il suo genio rinnovatore delle coscienze e delle forme della vita umana, la sua speranza escatologica.
Essi, fondati sull'insegnamento di Gesù e sempre edotti dal suo Spirito, hanno basato il nuovo sistema religioso-sociale, che da tale concezione scaturiva e che si chiamò la Chiesa,
sopra un principio originario e generatore dei rapporti vitali e salvifici fra Dio e l'uomo, la fede,
l'accettazione cioè della Parola rivelatrice di Dio, quale in Cristo, Lui stesso Verbo eterno di Dio fatto uomo, trovò compimento
e quale essi, gli Apostoli, dovevano promulgare e, mediante il magistero da loro proveniente, dovevano insegnare, interpretare, difendere e diffondere,
Il Concilio ecumenico, testé celebrato, ricordò queste cose ( cf. Dei Verbum, 7 ), e ci ha esortato a risalire a queste sorgenti della Chiesa e a riconoscere nella fede il suo principio costitutivo, la condizione prima d'ogni suo incremento, la base della sua sicurezza interiore e la forza della sua esteriore vitalità.
Pietro e Paolo sono stati i primi maestri della fede, e con le fatiche e le sofferenze del loro apostolato vi hanno dato la sua prima espansione, la sua prima formulazione, la sua prima autenticità;
ed affinché non restasse dubbio sulla certezza del loro nuovo, meraviglioso, e duro insegnamento, sull'esempio del Maestro e con Lui sicuri d'una finale vittoria, hanno sigillato col sangue la loro testimonianza.
Questa essi diedero, con eroica semplicità, per la nostra certezza, per la nostra unità, per la nostra pace, per la nostra salvezza.
E per quella di tutti i Fratelli, seguaci di Cristo; anzi per tutta l'umanità.
Perciò, Figli e Fratelli carissimi, noi ricordiamo, noi celebriamo questa nascita della Chiesa nella parola e nel sangue degli Apostoli mediante un esplicito, convinto e cordiale atto di fede.
Un anno intero questo pensiero e questo proposito riempirà i nostri animi.
Sarà l'Anno della Fede.
L'anno Post-conciliare, nel quale la Chiesa
ripensa la sua ragion d'essere,
ritrova la sua nativa energia,
ricompone in ordinata dottrina il contenuto ed il senso della Parola vivificante della rivelazione,
si presenta in attitudine di umile e amorosa certezza ai Fratelli ancora distinti dalla nostra comunione, e
si prodiga per il mondo odierno qual è, pieno di grandezza e di ricchezza, e bisognoso fino al pianto dell'annuncio consolatore della Fede.
Sì, Noi siamo convinti che questa nostra attestazione religiosa, questa nostra fede, concorre e vuole concorrere al benessere, alla fratellanza, alla pace di tutto il mondo, e sapete quanto il superamento giusto d'ogni presente conflitto sia nel Nostro cuore e in quello di tutta la Chiesa.
Figli e Fratelli carissimi, ascoltate la Nostra voce; non è la Nostra, è quella dell'ultima umile successore di Pietro; la sua ascoltate; anzi quella sola che nell'Apostolo e nel magistero della Chiesa risuona, quella di Cristo.
Ricordate ciò ch'Egli disse: « Chiunque ascolta le mie parole e le mette in pratica sarà paragonato all'uomo saggio, che si è costruita la casa sulla pietra … » ( Mt 7,24 ).
E aggiunse Gesti: « Simone, figlio di Giona … tu sei Pietro e su questa pietra Io edificherò la mia Chiesa » ( Mt 16,18 ).