1 gennaio 1992
« Ti benedica il Signore, e ti protegga ».
1. « Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace ».
Questa è la benedizione che Mosè ha ricevuto per il suo popolo, Israele.
Oggi, primo giorno del Nuovo Anno, la Chiesa, celebrando la Giornata Mondiale della Pace, istituita dal mio predecessore Paolo VI esattamente 25 anni or sono, rinnova questa benedizione con le parole della Liturgia.
Invoca la benedizione di Dio sull'intera famiglia umana, disseminata per tutta la terra; su ogni popolo e nazione.
Ed invita ad implorare l'aiuto divino quanti aspirano a condizioni di giustizia e di pace ed operano con costante vigore per costruire una società mondiale a misura d'uomo.
« I credenti uniti nella costruzione della pace » è il tema del Messaggio di quest'anno, che mette in luce, tra l'altro, la forza della preghiera e « la necessità di una preghiera intensa ed umile, fiduciosa e perseverante, se si vuole che il mondo diventi una dimora di pace: la preghiera è per eccellenza la forza per implorarla ed ottenerla ».
« Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace ».
La Chiesa pronuncia queste parole nel nome di Gesù Cristo oggi, durante l'Ottava di Natale, proprio nel giorno in cui il Figlio di Dio, appena nato, riceve il nome di Gesù, il Salvatore.
In lui l'Antica Alleanza si compie nell'Alleanza Nuova, e la benedizione abbraccia l'intera umanità.
Gesù Cristo è Redentore dell'uomo.
2. Egli è il Verbo Eterno, il Figlio consostanziale col Padre.
È il Verbo di Dio, nel quale il Padre ha detto all'umanità, ad ogni creatura, la parola ultima e definitiva della salvezza, salvezza a cui ogni uomo è chiamato.
« Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte … per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio ».
Nel Figlio la pienezza divina del tempo si è avvicinata alle misure umane del tempo e della storia.
Il Verbo non è stato soltanto « detto »; è nato per noi: nato da donna.
Nella sua nascita, egli è stato « inviato »: immesso nella storia degli uomini, « perché noi ricevessimo l'adozione a figli », in Lui, Figlio Unigenito.
« L'adozione a figli », l'ineffabile dono del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: ecco il nucleo sostanziale della Salvezza.
In essa pulsa la vita nuova, la vita che è pienezza della vita.
Uomo salvato vuol dire uomo introdotto nella partecipazione alla vita di Dio stesso.
In questo modo si riempie di senso definitivo ciò che l'uomo è, sin dal momento della creazione: creato « ad immagine e somiglianza » di Dio stesso.
Fuori di tale verità sul suo essere, egli non può raggiungere per sé la pienezza.
Il Messaggio del Figlio è quindi pieno di un essenziale contenuto che concerne la nostra esistenza.
Lo Spirito Santo, che è lo Spirito del Padre e del Figlio, realizza in ciascuno di noi l'adozione divina a figli.
Ne diventa espressione il nome « Abbà, Padre! », che tutti pronunciamo insieme con l'Unigenito Figlio: nome che rende testimonianza alla nostra salvezza.
3. Iniziando un nuovo anno, la Comunità cristiana non può dimenticare questa universale eredità, destinata a tutti gli uomini e a tutti i popoli senza distinzione di razza, lingua o cultura.
Non lo può dimenticare, e per questo proprio oggi si rivolge a Colei che della Chiesa è « prototipo ».
A Colei che, in virtù di una particolare elezione e « per opera » dello Spirito Santo, è la Madre: Madre di Dio ( Theotokos ).
Ella è la pienezza della « memoria » della Chiesa.
« Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore ».
Una singolare profondità della memoria di tutto ciò che è umano è connessa all'evento della maternità.
E noi oggi rievochiamo tale realtà mentre festeggiamo la maternità di Maria.
La maternità: a Betlemme e poi sul Golgota, sino al compimento del Sacrificio della Croce del Figlio.
Sacrificio che costituisce il prezzo dell'eredità divina di tutti gli uomini, il prezzo della nostra adozione a figli.
4. Da cinquecento anni il mistero di Cristo-Salvatore dell'uomo è presente tra i popoli del Continente americano, di cui niente si conosceva nel vecchio mondo, prima del 1492.
La scoperta dell'America coincide con l'inizio dell'evangelizzazione di quella nuova terra.
Da allora il mistero della salvezza, rivelato per l'intera umanità nel Verbo fatto carne, cominciò a dirigersi verso nuovi popoli, con i quali l'Europa prima non aveva avuto alcun contatto.
Quei popoli, però, erano conosciuti sin dall'eternità da Dio, e da lui sempre abbracciati con la paternità che il Figlio ha rivelato « nella pienezza del tempo ».
La Chiesa desidera dare risalto a tale ricorrenza e, pertanto, invita tutti a dare nuovo impulso all'opera dell'evangelizzazione nel corso dell'intero anno 1992.
Come è avvenuto altrove, il Vangelo ha, infatti, accompagnato anche lo sviluppo delle popolazioni latino-americane fra le quali il messaggio della salvezza è echeggiato mediante la testimonianza di infaticabili missionari ed apostoli.
Rendiamo grazie al Signore per la costante e soprannaturale assistenza con cui egli ha guidato il cammino del popolo cristiano lungo i passati cinquecento anni.
Ribadiamo, allo stesso tempo, la nostra volontà e l'impegno a portare avanti l'insostituibile servizio della evangelizzazione.
Si rende oggi necessaria, come il recente Sinodo dei Vescovi per l'Europa ha sottolineato, una nuova evangelizzazione che riproponga con fedeltà il nucleo fondamentale del Cristianesimo: « Dio ti ama, Cristo è venuto per te ».
Ecco il compito di tutte le componenti del popolo di Dio, compito apostolico che presuppone e richiede fedeltà a Cristo, paziente disponibilità e capacità di intuizione dei « segni dei tempi », unità di sentimenti, dialogo e costante attenzione ai bisogni dell'uomo.
Domanda sopra ogni cosa ascolto e docilità verso lo Spirito Santo che abita nei credenti e che distribuisce i suoi doni secondo la sua volontà.
Per questo, all'inizio del Nuovo Anno, invochiamo lo Spirito di Dio, perché ci guidi sui sentieri della fedeltà e della comunione.
E lo invochiamo mediante l'intercessione dell'umile Vergine Maria, Madre del Verbo Incarnato e « tempio dello Spirito Santo ».
5. È a Maria che la Chiesa guarda oggi con speranza, contemplando in Lei la profondità della memoria delle « grandi opere di Dio ».
Maria meditava allora e continua ancor ora a meditare con il cuore di Madre, un cuore sensibile a ogni dolore e sofferenza, a ogni ingiustizia compiuta dall'uomo sull'uomo.
Nella materna « memoria » della Madre di Dio si conserva l'umana sofferenza già presente nel mistero della Croce del suo proprio Figlio.
Nella forza della croce l'uomo di ogni tempo e ovunque viva « riceve su questa terra l'adozione a figlio ».
E può gridare: « Abbà, Padre! ».
Sì, rallegriamoci, poiché tanti nostri Fratelli e Sorelle nel Continente latino-americano, in un'altra parte dell'altro emisfero, per opera del Figlio e sotto ispirazione dello Spirito Santo, possono esclamare verso Dio: « Abbà, Padre! ».
Oh, anno singolare, anno anniversario di grandi cambiamenti nella storia dell'umanità, anno delle nuove vie del Vangelo della nostra salvezza, - che la Madre di Dio ti accompagni con la sua materna protezione, - che il Signore ti benedica e ti custodisca, che ti dia la sua grazia.
Che rivolga a te il suo volto e che ti dia la pace!
Amen.