25 marzo 1984
Fratelli e Sorelle,
prima che abbia termine questa sosta mariana nella basilica di San Pietro lasciatemi dire una parola di ringraziamento.
Voglio ringraziare te, Madre di Cristo, nostra Signora da Fatima, che ci hai fatto questo onore, oggi, terza domenica di Quaresima, giorno del Giubileo delle famiglie; che ci hai fatto questa visita in un giorno così pieno della nostra fede e della nostra speranza.
Come Vescovo di Roma, voglio ringraziare te, Madre di Cristo, nostra Signora di Fatima per questa tua visita nella basilica di San Pietro, in un giorno in cui questa basilica e questa piazza, riempita dai pellegrini dell'Anno Santo della Redenzione, hanno potuto assistere a un solenne, profondamente sentito, direi sofferto, atto di affidamento, atto rivolto al tuo cuore immacolato e, nel tuo cuore immacolato, rivolto al tuo Figlio, Redentore del mondo, Redentore dell'uomo.
Ci fidiamo di questo tuo cuore immacolato, cuore materno, perché in questo tuo cuore hai portato lui come madre.
Ci fidiamo di questo tuo cuore materno, perché con questo cuore tu abbracci tutti i suoi discepoli, anzi tutti gli uomini.
Ecco, oggi si sono volute affidare le sorti del mondo, degli uomini, dei popoli al tuo cuore immacolato per arrivare al centro stesso del mistero che è più forte di tutti i peccati dell'uomo e del mondo, del mistero in cui si può vincere il peccato nelle sue diverse forme, in cui si può incominciare, inaugurare un mondo nuovo.
E noi abbiamo tanto bisogno di questo mondo nuovo perché sperimentiamo sempre più che il mondo vecchio, il mondo del peccato, ci opprime, ci fa paura, ci porta varie forme di ingiustizia: molte volte sotto il nome della giustizia, ci porta ingiustizie.
Così, abbiamo voluto scegliere questa domenica, terza della Quaresima dell'anno 1984, ancora nell'arco dell'Anno Santo della Redenzione, per l'atto dell'affidamento, della consacrazione del mondo, della grande famiglia umana, di tutti i popoli, specialmente di quelli che hanno tanto bisogno di questa consacrazione, di questo affidamento, di quei popoli per i quali tu stessa aspetti il nostro atto di consacrazione e di affidamento.
Tutto questo abbiamo potuto fare secondo le nostre povere, umane possibilità, nella dimensione della nostra umana debolezza.
Ma con una fiducia enorme nel tuo materno amore, con una fiducia enorme nella tua materna sollecitudine.
Nostra Signora di Fatima, a cui siamo tanto devoti e tanto riconoscenti, anche nel senso più intimo e personale, tu hai voluto farci visita in questo giorno così importante qui a Roma.
Come ne siamo grati!
Come ne siamo riconoscenti.
Quale grazia ci hai fatto con questa tua presenza, direi personale.
E la nostra riconoscenza si rivolge al custode del tuo santuario a Fatima, il nostro amatissimo confratello nell'episcopato, il vescovo di Leiria-Fatima.
Gli siamo grati per averci portato l'immagine della Madonna di Fatima.
Siamo grati tutti, tutti i romani, soprattutto il Vescovo di Roma.
Siamo tanto grati per questa permanenza dell'immagine di Fatima qui, nel nostro ambiente: prima nella cappella Paolina del Vaticano, poi nella mia cappella privata, poi in piazza San Pietro durante la grande celebrazione, infine in questa Basilica.
Ora si conclude in questa basilica la visita della Madonna di Fatima che andrà, per essere presente ancora a Roma, nella cattedrale del Vescovo di Roma, San Giovanni in Laterano e poi anche nel santuario del Divino Amore.
Scusaci, o Madonna, scusaci, o Madre di Gesù, se dobbiamo incontrarci in questa Roma, in diversi luoghi, in diversi posti.
Dobbiamo aprire, vogliamo aprire la grazia della tua presenza ai diversi ambienti di questa grande città e diocesi del Papa.
Ringrazio per tutto e nel nome del cardinale vicario di Roma, dei miei confratelli nell'episcopato, di tutti i sacerdoti, di tutto il popolo di Dio di questa città e di questa Chiesa.
Bacio i tuoi piedi per aver voluto indirizzare i tuoi passi verso di noi.
Mi sia permesso, o Maria, nostra Signora di Fatima, di dare alla tua presenza, ancora una Benedizione a tutti i presenti e a tutta la Chiesa di Roma.