Direttorio Catechistico Generale |
83 È necessario che i direttòri nazionali distinguano la preadolescenza, l'adolescenza e la giovinezza.
Qui si vuole soltanto ricordare che in regioni di civiltà progredite, dove la questione è posta, in pratica non sempre vengono riconosciute le difficoltà proprie della preadolescenza, non lo sono a sufficienza.
L'educatore può cadere nella tentazione di considerare i preadolescenti come dei fanciulli e correre di conseguenza il rischio di non interessarli; oppure potrebbe considerarli come adolescenti, e perciò proporre loro temi e metodi di lavoro che suppongono uno sviluppo della personalità e un'esperienza che essi non posseggono ancora.
La preadolescenza è caratterizzata dalla nascita travagliata della soggettività.
Occorre pertanto che a questa età non venga continuato quell'insegnamento semplice e oggettivo che è proprio dei fanciulli; ma nello stesso tempo occorre evitare che siano proposti problemi e temi che sono propri dell'adolescenza.
Un insegnamento concreto, che illustri la vita e l'opera dei santi e degli uomini benemeriti e lo studio della vita attuale della chiesa, può fornire in questo periodo un valido nutrimento.
La giovinezza propriamente detta, che segue l'adolescenza, è ugualmente un periodo ancora poco studiato e le sue caratteristiche non sono sufficientemente riconosciute.
Alcuni propongono che in questa età si affronti un insegnamento teologico.
Altri propongono le questioni umane e sociali, aggiungendovi argomentazioni teologiche semplici e alcuni appelli al comportamento cristiano.
La via che appare preferibile, è di trattare i problemi fondamentali tipici di questa età, con una seria documentazione teologica e umana e insieme con una sana metodologia della discussione collettiva.
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