Orientamenti educativi sull'amore umano |
21. Ogni educazione si ispira a una specifica concezione dell'uomo.
L'educazione cristiana tende a favorire la realizzazione dell'uomo attraverso lo sviluppo di tutto il suo essere, spirito incarnato, e dei doni di natura e di grazia di cui è arricchito da Dio.
L'educazione cristiana è radicata nella fede che « tutto rischiara di una luce nuova e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo ».16
22. Nella visione cristiana dell'uomo, si riconosce al corpo una particolare funzione, perché esso contribuisce a rivelare il senso della vita e della vocazione umana.
La corporeità è, infatti, il modo specifico di esistere e di operare proprio dello spirito umano.
Questo significato è anzitutto di natura antropologica: « il corpo rivela l'uomo »,17 « esprime la persona »18 ed è perciò il primo messaggio di Dio all'uomo stesso, quasi una specie di « primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall'eternità ».19
23. C'è un secondo significato di natura teologale: il corpo contribuisce a rivelare Dio e il suo amore creatore, in quanto manifesta la creaturalità dell'uomo, la sua dipendenza da un dono fondamentale, che è dono d'amore.
« Questo è il corpo: testimone dell'amore come di un dono fondamentale, quindi testimone dell'amore come sorgente da cui è nato questo stesso donare ».20
24. Il corpo, in quanto sessuato, esprime la vocazione dell'uomo alla reciprocità, cioè all'amore e al mutuo dono di sé.21
Il corpo, infine, richiama l'uomo e la donna alla loro costitutiva vocazione alla fecondità, come a uno dei significati fondamentali del loro essere sessuato.22
25. La distinzione sessuale, che appare come una determinazione dell'essere umano, è diversità, ma nella parità di natura e di dignità.23
La persona umana, per sua intima natura, esige una relazione di alterità, implicante una reciprocità di amore.24
I sessi sono complementari: simili e dissimili nello stesso tempo; non identici, uguali però nella dignità della persona; sono pari per intendersi, diversi per completarsi reciprocamente.
26. L'uomo e la donna costituiscono due modi di realizzare, da parte della creatura umana, una determinata partecipazione dell'Essere divino: sono creati ad « immagine e somiglianza di Dio » e attuano compiutamente tale vocazione non solo come persone singole, ma anche come coppia, quale comunità di amore.25
Orientati all'unione e alla fecondità, l'uomo e la donna sposati partecipano dell'amore creatore di Dio, vivendo la comunione con Lui attraverso l'altro.26
27 La presenza del peccato, che oscura l'innocenza originaria, rende meno facile all'uomo la percezione di questi messaggi: la loro decifrazione è diventata così un compito etico, oggetto di un difficile impegno, affidato all'uomo: « L'uomo e la donna dopo il peccato originale perderanno la grazia dell'innocenza originaria.
La scoperta del significato sponsale del corpo cesserà di essere per loro una semplice realtà della rivelazione e della grazia.
Tuttavia, tale significato resterà come impegno dato all'uomo dall'ethos del dono; iscritto nel profondo del cuore umano, quasi lontana eco dell'innocenza originaria ».27
Di fronte a questa capacità del corpo di essere nello stesso tempo segno e strumento di vocazione etica, si può scoprire un'analogia tra il corpo stesso e l'economia sacramentale, che è la via concreta attraverso la quale giunge all'uomo la grazia e la salvezza.
28. Poiché l'uomo « storico » è inclinato a ridurre la sessualità alla sola esperienza genitale, si spiegano le reazioni tendenti a svalutare il sesso, come se per sua natura fosse indegno dell'uomo.
I presenti orientamenti intendono opporsi a tale svalutazione.
29. « Solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo »28 e l'esistenza umana acquista il suo pieno significato nella vocazione alla vita divina.
Solo seguendo il Cristo, l'uomo risponde a questa vocazione e diventa cosi pienamente uomo, crescendo fino a raggiungere « lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo ». ( Ef 4,13 )
30. Alla luce del mistero di Cristo, la sessualità ci appare come una vocazione a realizzare l'amore che lo Spirito Santo infonde nel cuore dei redenti.
Gesù Cristo ha sublimato tale vocazione col Sacramento del Matrimonio.
31. Gesù ha indicato, inoltre, con l'esempio e la parola, la vocazione alla verginità per il regno dei cieli. ( Cf. Mt 19,3-12 )
La verginità è vocazione all'amore: rende il cuore più libero di amare Dio. ( Cf. 1 Cor 7,32-34 )
Libero dai doveri dell'amore coniugale, il cuore vergine può sentirsi, pertanto, più disponibile all'amore gratuito dei fratelli.
La verginità per il regno dei cieli, di conseguenza, meglio esprime la donazione del Cristo al Padre per i fratelli e prefigura con maggiore esattezza la realtà della vita eterna, tutta sostanziata di carità. ( 1 Cor 13,4-8 )32
La verginità, certo, implica la rinuncia alla forma di amore tipica del matrimonio, ma la rinuncia è compiuta allo scopo di assumere più in profondità il dinamismo, insito nella sessualità, di apertura oblativa agli altri e di potenziarlo e trasfigurarlo mediante la presenza dello Spirito, il quale insegna ad amare il Padre e i fratelli come il Signore Gesù.
32. In sintesi, la sessualità è chiamata ad esprimere valori diversi a cui corrispondono esigenze morali specifiche.
Orientata verso il dialogo interpersonale, contribuisce alla maturazione integrale dell'uomo, aprendolo al dono di sé nell'amore.
Legata, inoltre, nell'ordine della creazione, alla fecondità e alla trasmissione della vita, è chiamata ad essere fedele anche a questa sua interna finalità.
Amore e fecondità sono comunque significati e valori della sessualità, che si includono e richiamano a vicenda e non possono quindi essere considerati né alternativi né opposti.
33. La vita affettiva, propria di ciascun sesso, si esprime in modo caratteristico nei diversi stati di vita: l'unione dei coniugi, il celibato consacrato scelto per il Regno, la condizione del cristiano che non ha raggiunto il momento dell'impegno matrimoniale o perché rimane tuttora celibe, o perché ha scelto di conservarsi tale.
In tutti i casi questa vita affettiva deve essere accolta e integrata nella persona umana.
Indice |
16 | Gaudium et spes, n. 2 |
17 | Giovanni Paolo II: Udienza generale 14 novembre 1979 |
18 | Giovanni Paolo II: Udienza generale 9 gennaio 1980 |
19 | Giovanni Paolo II : Udienza generale 20 febbraio 1980 |
20 | Giovanni Paolo II: Udienza generale 9 gennaio 1980 |
21 | « Proprio attraverso la profondità di quella solitudine originaria, l'uomo emerge ora nella dimensione del dono reciproco, la cui espressione - che è perciò stesso espressione della sua esistenza come persona - è il corpo umano in tutta la verità originaria della sua mascolinità e femminilità. Il corpo che esprime la mascolinità « per » la femminilità e viceversa la femminilità « per » la mascolinità, manifesta la reciprocità e la comunione della persona. La esprime attraverso il dono come caratteristica fondamentale dell'esistenza personale ». Ibid. |
22 | Cf. Giovanni Paolo II : Udienza generale 26 marzo 1980 |
23 | Cf. Gaudium et spes, n. 49 |
24 | Ibid., n. 1 2 |
25 | Ibid., nella quale si commenta il senso sociale di Gen 1,27 |
26 | Ibid., nn. 47-52 |
27 | Giovanni Paolo II: Udienza generale 20 febbraio 1980 |
28 | Gaudium et spes, n. 22 |
32 | cf. Familiaris consortio, n. 16 |