Accogliere Cristo nei rifugiati |
Il Santo Padre Benedetto XVI ha affermato che l'amore supera ogni confine o distinzione: " La Chiesa è la famiglia di Dio nel mondo.
In questa famiglia non deve esserci nessuno che soffra per mancanza del necessario.
Al contempo però la caritas-agape travalica le frontiere della Chiesa; la parabola del buon Samaritano rimane come criterio di misura, impone l'universalità dell'amore che si volge verso il bisognoso incontrato per caso " ( Dce , n. 25 ).
La Chiesa offre il suo amore e la sua assistenza a tutte le persone forzatamente sradicate senza distinzione di religione o di etnia, rispettando in ciascuna di esse l'inalienabile dignità della persona umana, creata a immagine di Dio, motivata dalla carità di Cristo e dal Suo insegnamento: " Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi " ( Mt 25,35-36 ).
Per questa ragione l'impegno della Chiesa verso i migranti e i rifugiati può attribuirsi all'amore e alla compassione di Gesù, Buon Samaritano.
Rispondendo al comandamento divino e prendendosi cura dei loro bisogni spirituali e pastorali, la Chiesa non solo promuove la dignità di ogni essere umano, ma proclama anche il Vangelo d'amore e di pace nelle situazioni di migrazione forzata.
Papa Francesco, in tale contesto, ha invitato tutti ad accogliere la grazia della Risurrezione di Cristo: " lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace ".
Questo significa " mutare l'odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace.
Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero ( … ) perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto per la ( … ) popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione ".
Pace anche per coloro che sono " costretti a lasciare le proprie case e vivono ancora nella paura ( … ) perché si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione.
Pace a tutto il mondo, ( … ) ferito dall'egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di persone, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo.
Pace a questa nostra Terra!
Gesù risorto porti conforto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato ". ( Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione "Urbi et Orbi", del 31 marzo 2013 )
Nel mondo d'oggi, la migrazione è cambiata ed è destinata a crescere nei prossimi decenni.
In passato era molto più facile distinguere la migrazione volontaria da quella forzata, coloro che partivano in cerca di un lavoro migliore o di formazione e coloro la cui vita era minacciata da persecuzioni.
La situazione, però, nel corso degli anni si è fatta più complessa e, di conseguenza, la protezione garantita ai rifugiati si è estesa ad altri gruppi, quali, ad esempio, le persone che fuggono dalla guerra.
In Africa e in America Latina, nonostante siano stati adottati concetti più ampi di rifugiato, non sono stati inclusi in questa categoria alcuni gruppi, come ad esempio quello di coloro che, pur avendo subito violazioni di diritti umani, non hanno mai abbandonato il loro Paese.
Anche questi sfollati hanno bisogno di protezione.
Eppure, soltanto dopo una più profonda comprensione della loro situazione e delle loro condizioni, sono stati inseriti in programmi appropriati.
Nuove sfide si levano poi dalla tratta di esseri umani.
Inoltre, è in corso un dibattito al fine di delegare alcune responsabilità ad agenzie che si occupano di politiche migratorie relative alle migrazioni indotte da fattori climatici e agli sfollati per calamità naturali.
Queste persone, ovviamente, hanno bisogno della protezione della comunità internazionale.
Gli obblighi di rispettare i diritti e i doveri derivanti da strumenti legali internazionali, con le loro norme, contribuiscono al mantenimento della dignità di coloro che fuggono, richiedenti asilo e rifugiati.
Devono essere loro assicurati un regolare procedimento, un giusto processo e il godimento dei diritti fondamentali, affinché possano vivere una vita libera, dignitosa e autosufficiente, ed essere in grado di costruire il loro nuovo cammino in un'altra società.
La persona umana è posta al centro dell'attenzione.
Questo è in linea con la dottrina e l'attenzione della Chiesa cattolica in tema di dignità della persona umana.
Già nel 1963 la Lettera Enciclica Pacem in Terris dichiarò: " Ogni essere umano ha il diritto all'esistenza , all'integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari " ( n. 6 ).
Nel corso della storia, la Chiesa è stata vicina alle persone nella mobilità in molti modi diversi.
Vari progetti e servizi hanno garantito assistenza diretta, fornendo a queste persone alloggio, cibo, cure mediche e programmi di riconciliazione, così come varie forme di advocacy.
L'obiettivo che essa si pone con questi interventi è quello di offrire ai rifugiati, agli sfollati e alle vittime della tratta l'opportunità di raggiungere la propria dignità umana lavorando e assumendo i diritti e i doveri del Paese che li ospita, senza mai dimenticare di alimentare la propria vita spirituale.
Questo documento è frutto, dunque, di ricerca teologica e pastorale, in base alla quale la Chiesa ha considerato la migrazione un campo missionario ove è necessario testimoniare la Buona Novella.
Il compito della Chiesa è appunto quello di mostrare e proclamare in queste circostanze il significato dell'amore di Dio in Gesù Cristo per ogni persona, per restare fedele al suo ministero, alla sua vocazione a interpretare i segni dei tempi.
Papa Benedetto XVI riassume questo quando dice: " La Chiesa non può trascurare il servizio della carità così come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola " ( Deus caritas est, n. 22 ).
Scopo di questo documento è orientare e stimolare una rinnovata consapevolezza circa le varie forme di migrazione forzata e le sfide che essa ci pone, come comunità, ad accogliere le persone che vi sono coinvolte, a mostrare loro compassione, a trattarle in modo equo; sono questi pochi e semplici i passi da compiere, idonei a offrire loro una speranza per il futuro.
Occorre trovare soluzioni innovative tramite nuove e approfondite ricerche e difendere la dignità di quanti sono costretti ad abbandonare la propria casa.
Ciò darà luogo a forme di rinnovamento che ci porteranno più vicino a Dio, ascoltando la sua voce nelle Sacre Scritture, nel Magistero della Chiesa e in ogni essere umano creato " a immagine e somiglianza di Dio " ( Gen 1,26 ).
Possa questo aprire i nostri occhi per scoprire tracce della presenza di Dio in ogni persona forzatamente sradicata.
Quale aggiornamento alla pubblicazione congiunta del 1992 "I Rifugiati, una sfida alla solidarietà", questo documento servirà da guida ai Pastori della Chiesa, alle organizzazioni cattoliche impegnate nei vari programmi di assistenza e sostegno ai rifugiati e alle persone forzatamente dislocate, a tutti i fedeli e a tutti gli uomini e donne di buona volontà che sono aperti all'ascolto della voce della Chiesa.
Possa esso aiutare a costruire " una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali " ( Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2011) col " praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con Dio " ( Mi 6,8 ).
Card. Antonio Maria Vegliò
Presidente Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
Card. Robert Sarah
Presidente Pontificio Consiglio Cor Unum
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