Rito della Comunione fuori della Messa |
87. É vivamente raccomandata la devozione sia privata che pubblica verso la santissima Eucaristia, anche fuori della Messa, secondo le norme stabilite dalla legittima autorità; il sacrificio eucaristico è infatti sorgente e culmine di tutta la vita cristiana.
Nel disporre i pii esercizi eucaristici, si tenga conto dei tempi liturgici, in modo che gli esercizi stessi si armonizzino con la liturgia: da essa in qualche modo traggano ispirazione, e ad essa conducano il popolo cristiano
88. I fedeli, quando venerano Cristo presente nel Sacramento, ricordino che questa presenza deriva dal sacrificio e tende alla comunione, sacramentale e spirituale.
La pietà, dunque, che spinge i fedeli a prostrarsi in adorazione dinanzi alla santa Eucaristia, li attrae a partecipare più profondamente al mistero pasquale e a rispondere con gratitudine al dono di colui che con la sua umanità infonde incessantemente la vita divina nelle membra del suo Corpo.
Trattenendosi presso Cristo Signore, essi godono della sua intima familiarità e dinanzi a lui aprono il loro cuore per se stessi e per tutti i loro cari e pregano per la pace e la salvezza del mondo.
Offrendo tutta la loro vita con Cristo al Padre nello Spirito Santo, attingono da questo mirabile scambio un aumento di fede, di speranza e di carità.
Essi intensificano così le disposizioni necessarie per celebrare con la debita devozione il memoriale del Signore e ricevere frequentemente quel pane che ci è dato dal Padre.
Cerchino, dunque, i fedeli, secondo il loro particolare stato di vita, di prestar il debito culto a Cristo Signore nel Sacramento.
I pastori li guidino con l'esempio e li stimolino con le loro esortazioni.
89. Ricordino inoltre i fedeli che con questa orazione dinanzi a Cristo Signore presente nel Sacramento, essi prolungano l'intima unione raggiunta con lui nella comunione e rinnovano quell'alleanza che li spinge a esprimere nella vita ciò che nella celebrazione dell'Eucaristia hanno ricevuto con la fede e il sacramento.
Procurino quindi, sostenuti dalla forza del cibo celeste, di trascorrere tutta la loro vita in rendimento di grazie, partecipi come sono della morte e risurrezione del Signore.
Ognuno pertanto sia sollecito nel compiere opere buone e nel piacere a Dio, proponendosi di animare il mondo di spirito cristiano e di farsi tra gli uomini testimone di Cristo in ogni situazione.
90. L'esposizione della santissima Eucaristia, sia con la pisside che con l'ostensorio, porta i fedeli a riconoscere in essa la mirabile presenza di Cristo e li invita alla comunione di spirito con lui, unione che trova il suo culmine nella comunione sacramentale.
È quindi un ottimo mezzo per ravvivare il culto dovuto al Signore in spirito e verità.
Nelle esposizioni si deve porre attenzione che il culto del santissimo Sacramento appaia con chiarezza nel suo rapporto con la Messa.
Nell'apparato dell'esposizione si eviti con cura tutto ciò che potrebbe in qualche modo oscurare il desiderio di Cristo, che istituì la santissima Eucaristia principalmente perché fosse a nostra disposizione come cibo, rimedio e sollievo.
91. Durante l'esposizione del santissimo Sacramento è vietata la celebrazione della Messa nella stessa navata della chiesa o oratorio.
Infatti, oltre le ragioni esposte al n. 6, la celebrazione del mistero eucaristico racchiude in modo più perfetto quella comunione interna a cui l'esposizione vuoi condurre i fedeli.
Se l'esposizione del santissimo Sacramento si prolunga per uno o i più giorni consecutivi, essa si deve interrompere durante la celebrazione della Messa, a meno che questa non venga celebrata in una cappella separata da quella parte della chiesa in cui ha luogo l'esposizione, e vi rimangano in adorazione almeno un certo numero di fedeli.
92. Dinanzi al santissimo Sacramento, sia chiuso nel tabernacolo che esposto alla pubblica adorazione, si genuflette con un solo ginocchio.
93. Nell'esposizione del santissimo Sacramento con l'ostensorio, si accendono quattro o sei ceri e si usa l'incenso.
Nell'esposizione con la pisside si accendano almeno due ceri; si può usare l'incenso.
94. Nelle chiese e negli oratori in cui si conserva l'Eucaristia, si raccomanda ogni anno l'esposizione solenne del santissimo Sacramento: un'esposizione prolungata per un certo tempo, anche se non propriamente continua, in modo che la comunità locale mediti e adori con intensa devozione questo mistero.
Però tale esposizione si faccia soltanto se si prevede un'adeguata affluenza di fedeli.
95. Per una necessità grave e generale, l'Ordinario del luogo può prescrivere una supplica più prolungata dinanzi al santissimo Sacramento esposto in quelle chiese che sono più frequentate dai fedeli.
96. Quando, per mancanza di un congrue numero di adoratori, non si può fare un'esposizione ininterrotta, è lecito riporre il santissimo Sacramento nel tabernacolo, secondo un orario prestabilito e reso noto, non però più di due volte al giorno, per esempio sul mezzogiorno e durante la notte.
Questa reposizione si può fare in modo assai semplice: il sacerdote o il diacono, rivestendo camice e stola, o cotta e stola sulla veste talare, dopo una breve adorazione e una preghiera insieme con i fedeli, ripone il santissimo Sacramento nel tabernacolo.
Allo stesso modo, all'orario stabilito, si fa di nuovo l'esposizione.
97. Le esposizioni brevi del santissimo Sacramento si devono ordinare in modo che in esse, prima della benedizione con il santissimo Sacramento, sia dedicato un tempo conveniente a letture della parola di Dio, a canti e preghiere e a un po' di orazione silenziosa.
È vietata l'esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione.
98. Alle comunità religiose e alle altre pie associazioni che secondo le costituzioni o le norme del loro Istituto fanno l'adorazione eucaristica perpetua o prolungata, si raccomanda caldamente di ordinare questa pia consuetudine secondo lo spirito della sacra liturgia.
Quando vi partecipa tutta la comunità, l'adorazione si articoli in letture, canti e sacro silenzio, perché ne sia più stimolante l'efficacia sulla vita spirituale della comunità stessa.
In tal modo si rafforza tra i membri della casa religiosa quello spirito di unità e di fraternità, di cui l'Eucaristia è segno e sorgente, e il culto dovuto al Sacramento si svolge in forma più nobile e degna.
Così pure merita elogio e deve essere conservata, quella forma di pietà eucaristica, secondo la quale uno o più membri della comunità si alternano nell'adorazione del santissimo Sacramento.
Anche in questa forma, in linea con lo spirito dell'Istituto così com'è stato approvato dalla Chiesa, i membri adorano nel Sacramento Cristo Signore e a lui rivolgono suppliche a nome di tutta la comunità e della Chiesa.
99. Ministro ordinario dell'esposizione del santissimo Sacramento è il sacerdote o il diacono, che al termine della adorazione, prima di riporre il Sacramento, impartisce con il Sacramento stesso la benedizione al popolo.
In mancanza del sacerdote e del diacono o in caso di un loro legittimo impedimento, possono esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli la santissima Eucaristia, e poi riporla, un accolito, un altro ministro straordinario della santa Comunione o qualcun altro ancora, autorizzato dall'Ordinario del luogo.
Tutti costoro possono far l'esposizione aprendo il tabernacolo o anche, se sarà opportuno, deponendo la pisside sull'altare, o collocando l'ostia nell'ostensorio.
Al termine della adorazione, ripongono il Sacramento nel tabernacolo.
Non possono però impartire la benedizione con il santissimo Sacramento.
100. Il ministro, se sacerdote o diacono, indossa il camice o la cotta culla veste talare e la stola di colore bianco.
Gli altri ministri indossano la veste liturgica eventualmente adottata nella loro regione o una veste che si addica a questo sacro ministero e sia approvata dall'Ordinario.
Per impartire la benedizione al termine dell'adorazione quando si è fatta l'esposizione con l'ostensorio, il sacerdote o il diacono indossano anche il piviale e il velo omerale di colore bianco; quando si è fatta l'esposizione con la pisside, indossano il velo omerale.
101. Nelle processioni eucaristiche, in cui l'Eucaristia viene portata solennemente per le vie con accompagnamento di canti, il popolo cristiano rende pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il santissimo Sacramento.
Spetta tuttavia al vescovo diocesano giudicare sia della opportunità nelle circostanze attuali, sia del tempo, del luogo e dell'organizzazione di tali processioni, in modo che si svolgano con dignità e senza pregiudizio della riverenza dovuta a questo santissimo Sacramento.
102. Tra le processioni eucaristiche, si distingue per importanza e per significato nella vita pastorale della parrocchia o della città quella annuale nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, o in altro giorno più opportuno in prossimità di questa solennità.
Conviene pertanto che là dove le circostanze attuali lo permettono e la processione può essere davvero un segno della fede e dell'adorazione del popolo, essa si conservi, a norma del diritto.
Nel caso però di una grande città, qualora la necessità pastorale lo faccia ritenere opportuno, si possono, a giudizio del vescovo diocesano, organizzare altre processioni nei principali quartieri della città stessa.
Là dove, nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, non è possibile fare la processione, è bene che si svolga un'altra pubblica celebrazione per tutta la città o per i suoi principali quartieri nella chiesa cattedrale o in altri luoghi più opportuni.
103. Secondo quanto indicato ai nn. 1-6 a motivo del segno è preferibile che la processione con il santissimo Sacramento si faccia immediatamente dopo la Messa, nella quale viene consacrata l'ostia da portarsi poi in processione.
Nulla vieta però che la processione si svolga a coronamento di un'adorazione pubblica e prolungata, fatta dopo la Messa.
104. Nell'organizzazione delle processioni eucaristiche si tenga conto delle consuetudini locali sia per l'addobbo delle vie e delle piazze, che per la composta sfilata di quanti vi partecipano.
Nel corso della processione, se la consuetudine lo comporta e se lo consiglia il bene pastorale, si possono anche fare delle stazioni o soste con la benedizione eucaristica.
I canti e le preghiere che si fanno, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode del Signore.
105. I congressi eucaristici, introdotti in tempi recenti nella vita della Chiesa come manifestazione tutta particolare del culto eucaristico, si devono considerare come una "statio" cioè una sosta d'impegno e di preghiera, a cui una comunità invita la Chiesa universale, o una Chiesa locale le altre Chiese della medesima regione o della stessa nazione o del mondo intero, per approfondire insieme un qualche aspetto del mistero eucaristico e prestare a esso un omaggio di pubblica venerazione, nel vincolo della carità e dell'unità.
Tali congressi devono essere quindi un segno autentico di fede e di carità, per la piena partecipazione della Chiesa locale e la presenza rappresentativa delle altre Chiese.
106. Quanto al luogo, al tema e al programma del congresso, si facciano, sia nella Chiesa locale che nelle altre Chiese, opportuni sondaggi che tengano presenti necessità concrete e favoriscano l'approfondimento teologico e il bene della Chiesa locale.
In questo lavoro d'inchiesta si ricorra alla collaborazione di esperti nelle cosiddette scienze "umane".
107. Nella preparazione del congresso, si dia soprattutto importanza a questi elementi:
a) una più intensa catechesi sull'Eucaristia, specialmente in quanto mistero di Cristo vivente e operante nella Chiesa; tale catechesi sia adatta alla capacità recettiva dei vari ambienti;
b) una più attiva partecipazione alla sacra liturgia, che promuova il religioso ascolto della parola di Dio e il senso fraterno della comunità;
c) un'attenta ricerca di iniziative e una solerte realizzazione di opere sociali che favoriscano la promozione umana e la dovuta comunanza di beni anche temporali, sull'esempio della primitiva comunità cristiana, in modo che la mensa eucaristica rappresenti il centro diffusore del fermento del Vangelo, come forza propulsiva per la costruzione della società umana in questo mondo e insieme pegno di quella futura.
108. La celebrazione del congresso, s'imposti sulla base dei criteri seguenti:
a) la celebrazione eucaristica sia davvero il centro e il culmine di tutte le varie manifestazioni e forme di pietà;
b) le celebrazioni della parola di Dio, le sessioni di catechesi e le riunioni plenarie sian tutte ordinate a un approfondimento del tema proposto e a una più chiara esplicitazione degli aspetti pratici del tema stesso, per una loro realizzazione concreta;
c) si predisponga un opportuno programma di riunioni di preghiera e di adorazione prolungata dinanzi al Santissimo esposto, in chiese determinate, particolarmente adatte a questo esercizio di pietà;
d) quanto alla processione con il santissimo Sacramento per le vie della città, con accompagnamento di inni e di preghiere, si osservino le norme sulle processioni eucaristiche ( nn. 101-104 ), tenuta presente la situazione sociale e religiosa del luogo.
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