28 gennaio 1979
Amatissimi figli e figlie.
Puebla de Los Angeles: il nome sonoro ed espressivo della vostra Città si trova oggi sulle labbra di milioni di persone in America Latina e in tutto il mondo.
La vostra Città diventa il simbolo e il segnale per la Chiesa latino-americana.
È qui, infatti, che si riuniscono a partire da oggi, convocati dal Successore di Pietro, i Vescovi di tutto il Continente per riflettere sulla missione dei Pastori in questa parte del mondo, in questa ora singolare della storia.
Il Papa ha voluto salire fino a questa vetta, da cui sembra aprirsi tutta l'America latina.
Ed è con l'impressione di contemplare il disegno di ognuna delle Nazioni che, su questo altare eretto sulle montagne, il Papa ha voluto celebrare questo Sacrificio Eucaristico per invocare su questa Conferenza, sui suoi partecipanti e i suoi lavori, la luce, il calore, tutti i doni dello spirito di Dio, Spirito di Gesù Cristo.
Niente di più naturale e necessario che invocarlo in questa circostanza.
La grande Assemblea che si apre è infatti, nella sua essenza più profonda, una riunione ecclesiale:
ecclesiale per coloro che si riuniscono qui, Pastori della Chiesa di Dio in America Latina;
ecclesiale per il tema che studia, la missione della Chiesa nel continente;
ecclesiale per i suoi obiettivi di rendere sempre più vivo ed efficace il contributo originale che la Chiesa ha il dovere di offrire al benessere, all'armonia, alla giustizia e alla pace di questi popoli.
Dunque non esiste Assemblea ecclesiale se non vi è, nella pienezza della sua misteriosa azione, lo Spirito di Dio.
Il Papa lo invoca con tutto il fervore del suo cuore.
Che il luogo dove si riuniscono i vescovi sia un nuovo Cenacolo, molto più grande di quello di Gerusalemme, dove gli Apostoli erano solo Undici quella mattina, ma, come quello di Gerusalemme, aperto alle fiammelle del Paraclito e alla forza di una rinnovata Pentecoste.
Che lo Spirito compia in voi, Vescovi qui riuniti, la multiforme missione che il Signore Gesù gli affidò:
interprete di Dio per fare comprendere il suo disegno e la sua parola, inaccessibili alla semplice ragione umana ( cf. Gv 14,26 ),
apra l'intelligenza di questi Pastori e li introduca alla Verità ( cf. Gv 16,13 );
testimone Gesù Cristo, dia testimonianza alla loro coscienza e al loro cuore e li trasformi a sua volta in testimoni coerenti, credibili, efficaci durante la loro opera ( cf. Gv 15,26 );
avvocato o consolatore, infonda coraggio contro il peccato del mondo ( cf. Gv 16,8 ),
e metta sulle loro labbra ciò che dovranno dire, soprattutto nel momento in cui la testimonianza costerà fatica e sofferenza.
Vi prego inoltre, amati figli e figlie, che vi uniate a me in questa Eucaristia, in questa invocazione allo Spirito.
Non è per se stessi, né per interessi personali che i Vescovi, venuti da ogni parte del Continente, si incontrano qui; è per voi Popolo di Dio di queste terre, e per il vostro bene.
Partecipate a questa III Conferenza anche in questo modo: chiedendo ogni giorno per tutti e per ciascuno di loro, l'abbondanza dello Spirito Santo.
Si è detto, in forma bella e profonda, che il nostro Dio, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, bensì una famiglia, dato che ha in sé paternità, filiazione e l'essenza della famiglia che è l'amore.
Questo amore, nella famiglia divina, è lo Spirito Santo.
Il tema della famiglia non è quindi estraneo al tema dello Spirito Santo.
Permettete che su questo tema della famiglia – che certamente occuperà i Vescovi in questi giorni – il Papa vi dica alcune parole.
Sapete che con parole intense e pressanti la Conferenza di Medellín parlò della famiglia.
I Vescovi, in quell'anno 1968, individuarono, nel vostro grande senso della famiglia, una caratteristica primordiale della vostra cultura latino-americana.
Dimostrarono che, per il bene dei vostri paesi, le famiglie latino-americane avrebbero dovuto mantenere sempre tre dimensioni: essere educatrici nella fede, formatrici di persone, promotrici di sviluppo.
Sottolinearono anche i gravi ostacoli che le famiglie trovano nell'adempiere questo triplice incarico.
Raccomandarono, perciò, l'attenzione pastorale alle famiglie, come una delle attenzioni prioritarie della Chiesa nel Continente.
Dopo dieci anni, la Chiesa nell'America Latina si sente felice per tutto ciò che ha potuto fare a favore della famiglia.
Ma riconosce con umiltà quanto deve ancora fare, mentre capisce che la pastorale familiare, ben lontana dall'aver perso il suo carattere prioritario, appare oggi ancora più urgente, come elemento molto importante nell'evangelizzazione.
La Chiesa è cosciente, in effetti, che di questi tempi la famiglia affronta in America Latina seri problemi.
Ultimamente alcuni Paesi hanno introdotto il divorzio nella loro legislazione, fatto che porta una nuova minaccia all'integrità della famiglia.
Nella maggior parte dei vostri Paesi ci si allarma per il numero impressionante di bambini, avvenire di queste nazioni e speranza per il futuro, che nascono in case senza alcuna stabilità o, come si suole chiamarle, in "famiglie incomplete".
Inoltre in alcune parti del "Continente della speranza", questa stessa speranza corre il rischio di svanire, poiché cresce nel seno di famiglie di cui molte non possono vivere normalmente, perché si ripercuotono particolarmente su queste i risultati più negativi dello sviluppo: indici veramente deprimenti di insalubrità, povertà e ancora miseria, ignoranza e analfabetismo, condizioni inumane di vita, malnutrizione cronica e tante altre realtà non meno preoccupanti.
In difesa della famiglia, contro questi mali, la Chiesa si impegna a dare il suo aiuto e invita i governi a porre come punto chiave della loro azione: una politica socio-familiare intelligente, audace, perseverante, riconoscendo che è lì l'avvenire, la speranza del Continente.
Bisognerebbe aggiungere che tale politica familiare non deve essere intesa come uno sforzo indiscriminato per ridurre l'indice di natalità a qualsiasi costo – cosa che il mio Predecessore Paolo VI chiamava "diminuire il numero degli invitati al banchetto della vita" – quando è noto che è necessario invece, per lo sviluppo, un equilibrato indice di popolazione.
Si tratta di unire gli sforzi per creare condizioni favorevoli all'esistenza di famiglie sane ed equilibrate: "aumentare il cibo sulla tavola", sempre secondo un'espressione di Paolo VI.
Oltre che della difesa della famiglia dobbiamo parlare anche della promozione della famiglia.
A tale promozione dovranno contribuire molti organismi governativi, la scuola, i sindacati, i mezzi di comunicazione sociale, i comitati di quartiere, la varie associazioni volontarie o spontanee che fioriscono oggi ovunque.
La Chiesa deve poi offrire il suo contributo in linea con la sua missione spirituale di annuncio del Vangelo, e di guida per gli uomini verso la Salvezza, che ha anche un'enorme ripercussione sul benessere della famiglia.
E che cosa può fare la Chiesa unendo i suoi sforzi a quelli degli altri?
Sono sicuro che i vostri Vescovi si sforzeranno di dare, a questa questione, risposte adeguate, giuste, valide.
Vi indico quanto valore ha per la famiglia ciò che la Chiesa fa in America Latina, per esempio
per preparare i futuri sposi al matrimonio,
per aiutare le famiglie quando attraversano nella loro esistenza crisi normali che, ben guidate, possono rivelarsi perfino feconde e motivo di arricchimento,
per poter fare di ogni famiglia cristiana una vera "ecclesia domestica", con tutto il ricco contenuto che questa espressione ha,
per preparare molte famiglie alla missione di evangelizzatrici di altre famiglie
per porre in rilievo tutti i valori della vita familiare,
per venire in aiuto alle famiglie incomplete,
per stimolare i governanti a promuovere nei loro paesi questa politica socio-familiare di cui abbiamo appena parlato.
La Conferenza di Puebla certamente appoggerà le iniziative e magari ne suggerirà altre.
Ci rallegra il pensare che la storia latinoamericana avrà così motivo di ringraziare la Chiesa per ciò che ha fatto, fa e farà per la famiglia in questo vasto Continente.
Figli e figlie amati: il Successore di Pietro si sente ora, da questo altare, singolarmente vicino a tutte le famiglie dell'America Latina.
È come se ogni focolare domestico si aprisse e il Papa potesse penetrare all'interno di ciascuno;
case dove non manca il pane né il benessere, ma manca forse concordia e allegria;
case dove le famiglie vivono più modestamente e nell'insicurezza del domani, aiutandosi mutuamente a vivere un'esistenza difficile però degna;
povere abitazioni nella periferia delle vostre città, dove esiste tanta sofferenza nascosta, sebbene in questa ci sia la semplice allegria dei poveri;
umili capanne dei campesinos, di indigeni, di emigranti, ecc.
Per ogni famiglia in particolare, il Papa vorrebbe poter dire una parola di incoraggiamento e di speranza.
Voi, famiglie che potete godere il benessere, non chiudetevi dentro la vostra felicità; apritevi agli altri per dividere ciò che avanza a voi e manca ad altri.
Famiglie oppresse dalla povertà, non perdetevi d'animo e, senza avere come ideale il lusso, né la ricchezza come principio di felicità, cercate con l'aiuto di tutti di superare i momenti difficili nell'attesa di giorni migliori.
Famiglie visitate e afflitte dal dolore fisico o morale, provate dalla malattia o dalla miseria, non aggiungete a tali sofferenze l'amarezza o la disperazione, ma sappiate moderare il dolore con la speranza.
Famiglie tutte dell'America Latina, siate sicure che il Papa vi conosce e vuole conoscervi ancora di più perché vi ama con la delicatezza di un Padre.
Questa è nel quadro della visita del Papa in Messico, la Giornata della famiglia.
Accogliete dunque, famiglie latino-americane, con la vostra presenza qui, intorno all'Altare, attraverso la radio o la televisione, accogliete la visita che il Papa vuole fare ad ognuna di voi.
E date al Papa l'allegria di vedervi crescere nei valori cristiani che sono i vostri, affinché l'America Latina trovi nei suoi milioni di famiglie ragioni per sperare, per lottare, per costruire.