23 maggio 1987
San Giovanni Rotondo
Cari fratelli e sorelle, Cari malati,
1. Ringrazio vivamente Monsignor Riccardo Ruotolo, Presidente di quest'opera, per l'indirizzo di saluto rivoltomi.
A tutti voi il mio cordiale saluto: al personale medico e paramedico, ai sacerdoti, ai malati, ai fedeli.
Grande è la mia emozione nel trovarmi ancora in questo luogo, che visitai la prima volta nel lontano 1947, quando era da poco iniziata l'erezione di questo ospedale.
Sono lieto di vedere nella sua moderna realizzazione quanto padre Pio ideò e predisse: "Una città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche e insieme "ordine ascetico" di francescanesimo militante.
Luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo crocifisso come un solo gregge con un sol pastore".
E questa città sta crescendo ancora.
Una "Cittadella della carità" accanto al Santuario di Maria, che - per volere di padre Pio - ha il significativo nome di "Casa Sollievo della Sofferenza".
2. Il sollievo della sofferenza!
In questa dolce espressione si riassume una delle prospettive essenziali della carità cristiana, di quella carità fraterna, che Cristo ci ha insegnato e che, per suo espresso avvertimento, è e dev'essere il segno distintivo dei suoi discepoli; di quella carità, il cui fattivo esercizio, soprattutto verso i più bisognosi, è un imprescindibile motivo di credibilità di quel messaggio di verità, di amore e di salvezza che il cristiano è tenuto ad annunciare al mondo.
Quest'opera per la quale padre Pio tanto pregò e tanto si prodigò è una stupenda testimonianza dell'amore cristiano.
La grande intuizione di padre Pio è stata quella di unire la scienza a servizio degli ammalati insieme con la fede e la preghiera:
la scienza medica, nella lotta sempre più progredita contro la malattia;
la fede e la preghiera, nel trasfigurare e sublimare quella sofferenza che, nonostante tutti i progressi della medicina, resterà sempre, in certa misura, un retaggio della vita di quaggiù.
3. Per questo, un aspetto essenziale del grande disegno di padre Pio, era ed è che la degenza in questa Casa deve poter costituire sì una cura del corpo, ma anche una vera e propria educazione all'amore inteso come accettazione cristiana del dolore.
E ciò deve poter avvenire soprattutto grazie alla testimonianza di carità offerta dal personale medico, paramedico e sacerdotale che assiste e cura i malati.
In tal modo, si deve formare una vera e propria comunità fondata sull'amore di Cristo: una comunità che affratella coloro che curano e coloro che sono curati: "Qui - diceva padre Pio nel 1957 - ricoverati, medici, sacerdoti saranno riserve di amore, che tanto più sarà abbondante in uno, tanto più si comunicherà agli altri".
Questo era l'intento di padre Pio, e questo sia sempre l'intento fondamentale di questa bella istituzione!
Nell'assicurare la mia affettuosa vicinanza a tutti gli ammalati degenti in questa Casa, auspico che siano sempre più beneficiari di un clima di amore e di solidarietà, fondato sulla fede e sulla preghiera.
"In ogni ammalato - diceva padre Pio - vi è Gesù che soffre.
In ogni povero vi è Gesù che langue.
In ogni ammalato povero vi è due volte Gesù che soffre e che langue".
4. Chiedo a Dio che lo spirito di amore fraterno che anima questa "Casa Sollievo della sofferenza" continui a fiorire e a progredire.
La vostra testimonianza, cari medici, cari infermieri, cari sacerdoti, è estremamente preziosa non solo per coloro che qui vengono ricoverati, ma è un segno importante anche per tutta la Chiesa e per la società.
E a voi, cari malati, la Vergine santissima conceda dal suo Figlio la luce e la forza per comprendere, nella fede, il valore della croce che state portando!
A voi tutti e ai vostri cari la mia affettuosa benedizione.