Lettera alle famiglie |
1 La celebrazione dell'Anno della Famiglia mi offre la gradita occasione di bussare alla porta della vostra casa, desideroso di salutarvi con grande affetto e di intrattenermi con voi.
Lo faccio con questa lettera, prendendo l'avvio dalle parole dell'Enciclica Redemptor hominis, che ho pubblicato nei primi giorni del mio ministero petrino.
Scrivevo allora: l'uomo è la via della Chiesa.1
Con questa espressione intendevo riferirmi anzitutto alle molteplici strade lungo le quali cammina l'uomo, e in pari tempo volevo sottolineare quanto vivo e profondo sia il desiderio della Chiesa di affiancarsi a lui nel percorrere le vie della sua esistenza terrena.
La Chiesa prende parte alle gioie e alle speranze, alle tristezze ed alle angosce2 del cammino quotidiano degli uomini, profondamente persuasa che è stato Cristo stesso ad introdurla in tutti questi sentieri: è Lui che ha affidato l'uomo alla Chiesa; l'ha affidato come " via " della sua missione e del suo ministero.
2 Tra queste numerose strade, la famiglia è la prima e la più importante: una via comune, pur rimanendo particolare, unica ed irripetibile, come irripetibile è ogni uomo; una via dalla quale l'essere umano non può distaccarsi.
In effetti, egli viene al mondo normalmente all'interno di una famiglia, per cui si può dire che deve ad essa il fatto stesso di esistere come uomo.
Quando manca la famiglia, viene a crearsi nella persona che entra nel mondo una preoccupante e dolorosa carenza che peserà in seguito su tutta la vita.
La Chiesa è vicina con affettuosa sollecitudine a quanti vivono simili situazioni, perché conosce bene il fondamentale ruolo che la famiglia è chiamata a svolgere.
Essa sa inoltre che normalmente l'uomo esce dalla famiglia per realizzare, a sua volta, in un nuovo nucleo familiare la propria vocazione di vita.
Persino quando sceglie di restare solo, la famiglia rimane, per così dire, il suo orizzonte esistenziale, come quella fondamentale comunità nella quale si radica l'intera rete delle sue relazioni sociali, da quelle più immediate e vicine a quelle più lontane.
Non parliamo forse di " famiglia umana " riferendoci all'insieme degli uomini che vivono nel mondo?
La famiglia ha la sua origine da quello stesso amore con cui il Creatore abbraccia il mondo creato, come è già espresso " al principio ", nel Libro della Genesi ( Gen 1,1 ).
Gesù nel Vangelo ne offre una suprema conferma: " Dio… ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito " ( Gv 3,16 ).
Il Figlio unigenito, consostanziale al Padre, " Dio da Dio e Luce da Luce ", è entrato nella storia degli uomini attraverso la famiglia: " Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo.
Ha lavorato con mani d'uomo,… ha amato con cuore d'uomo.
Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato ".3
Dunque, se Cristo " svela pienamente l'uomo all'uomo ",4 lo fa a cominciare dalla famiglia nella quale ha scelto di nascere e di crescere.
Si sa che il Redentore ha trascorso gran parte della sua vita nel nascondimento di Nazaret, " sottomesso " ( Lc 2,51 ) come " Figlio dell'uomo " a Maria, sua Madre, e a Giuseppe, il falegname.
Questa sua " obbedienza " filiale non è già la prima espressione di quell'obbedienza al Padre " fino alla morte " ( Fil 2,8 ), mediante la quale ha redento il mondo?
Il mistero divino dell'Incarnazione del Verbo è dunque in stretto rapporto con la famiglia umana.
Non soltanto con una, quella di Nazaret, ma in qualche modo con ogni famiglia, analogamente a quanto il Concilio Vaticano II afferma del Figlio di Dio, che nell'Incarnazione " si è unito in certo modo ad ogni uomo ".5
Seguendo il Cristo " venuto " al mondo " per servire " ( Mt 20,28 ), la Chiesa considera il servizio alla famiglia uno dei suoi compiti essenziali.
In tal senso, sia l'uomo che la famiglia costituiscono " la via della Chiesa ".
3 Proprio per questi motivi la Chiesa saluta con gioia l'iniziativa promossa dall'Organizzazione delle Nazioni Unite di fare del 1994 l'Anno Internazionale della Famiglia.
Tale iniziativa mette in luce quanto la questione familiare sia fondamentale per gli Stati che sono membri dell'ONU.
Se la Chiesa desidera prendervi parte, lo fa perché essa stessa è stata inviata da Cristo a " tutte le nazioni " ( Mt 28,19 ).
Del resto, non è la prima volta che la Chiesa fa propria un'iniziativa internazionale dell'ONU.
Basti ricordare, per esempio, l'Anno Internazionale della Gioventù, nel 1985.
Anche in questo modo, essa si fa presente nel mondo, realizzando l'intenzione cara a Papa Giovanni XXIII ed ispiratrice della Costituzione conciliare Gaudium et spes.
Nella festa della Santa Famiglia del 1993 ha avuto inizio nell'intera Comunità ecclesiale l' " Anno della Famiglia " come una delle tappe significative nell'itinerario di preparazione al Grande Giubileo dell'anno 2000, che segnerà la fine del secondo e l'inizio del terzo Millennio dalla nascita di Gesù Cristo.
Questo Anno deve orientare i nostri pensieri e i nostri cuori verso Nazaret, dove il 26 dicembre scorso esso è stato ufficialmente inaugurato con la solenne Celebrazione eucaristica presieduta dal Legato Pontificio.
Lungo tutto quest'Anno è importante riscoprire le testimonianze dell'amore e della sollecitudine della Chiesa per la famiglia: amore e sollecitudine espressi fin dagli inizi del cristianesimo, quando la famiglia veniva significativamente considerata come " chiesa domestica ".
Ai nostri tempi ritorniamo spesso all'espressione " chiesa domestica ", che il Concilio ha fatto sua6 e il cui contenuto desideriamo che rimanga sempre vivo ed attuale.
Questo desiderio non viene meno per la consapevolezza delle mutate condizioni delle famiglie nel mondo di oggi.
Proprio per questo è più che mai significativo il titolo che il Concilio ha scelto, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, per indicare i compiti della Chiesa nella situazione attuale: " Dignità del matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione ".7
Altro punto importante di riferimento dopo il Concilio è l'Esortazione apostolica Familiaris consortio del 1981.
In questo testo si affronta una vasta e complessa esperienza che riguarda la famiglia, la quale, tra popoli e Paesi diversi, rimane sempre e dappertutto " la via della Chiesa ".
In certo senso lo diventa ancora di più proprio là dove la famiglia soffre crisi interne, o è sottoposta ad influenze culturali, sociali ed economiche dannose, che ne minano l'interiore compattezza, quando non ne ostacolano lo stesso formarsi.
4 Con la presente Lettera vorrei rivolgermi, non alla famiglia " in astratto ", ma ad ogni famiglia concreta di qualunque regione della terra, a qualsiasi longitudine e latitudine geografica si trovi e quale che sia la diversità e la complessità della sua cultura e della sua storia.
L'amore, con cui Dio " ha tanto amato il mondo " ( Gv 3,16 ), l'amore con cui Cristo " ha amato sino alla fine " tutti e ciascuno ( Gv 13,1 ), rende possibile rivolgere questo messaggio ad ogni famiglia, " cellula " vitale della grande ed universale " famiglia " umana.
Il Padre, Creatore dell'universo, ed il Verbo incarnato, Redentore dell'umanità, costituiscono la fonte di questa universale apertura agli uomini come a fratelli e sorelle, e spingono ad abbracciarli tutti con la preghiera che comincia con le dolcissime parole: " Padre nostro ".
La preghiera fa sì che il Figlio di Dio dimori in mezzo a noi: " Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro " ( Mt 18,20 ).
Questa Lettera alle Famiglie vuole essere innanzitutto una supplica rivolta a Cristo perché resti in ogni famiglia umana; un invito a Lui, attraverso la piccola famiglia dei genitori e dei figli, ad abitare nella grande famiglia delle nazioni, affinché tutti, insieme con Lui, possiamo dire in verità: " Padre nostro "!
Bisogna che la preghiera diventi l'elemento dominante dell'Anno della Famiglia nella Chiesa: preghiera della famiglia, preghiera per la famiglia, preghiera con la famiglia.
È significativo che, proprio nella preghiera e mediante la preghiera, l'uomo scopra in modo quanto mai semplice ed insieme profondo la propria tipica soggettività: l' " io " umano nella preghiera percepisce più facilmente la profondità del suo essere persona.
Ciò vale anche per la famiglia, la quale non è soltanto la " cellula " fondamentale della società, ma possiede pure una propria peculiare soggettività.
Questa trova la sua prima e fondamentale conferma e si consolida quando i membri della famiglia si incontrano nella comune invocazione: " Padre nostro ".
La preghiera rafforza la saldezza e la compattezza spirituale della famiglia, contribuendo a far sì che essa partecipi alla " fortezza " di Dio.
Nella solenne " benedizione nuziale " durante il rito del matrimonio il celebrante così invoca il Signore: " Effondi su di loro ( i novelli sposi ) la grazia dello Spirito Santo, affinché, in virtù del tuo amore riversato nei loro cuori, perseverino fedeli nell'alleanza coniugale ".8
È da questa " effusione dello Spirito Santo " che scaturisce la forza interiore delle famiglie, come pure la potenza capace di unificarle nell'amore e nella verità.
5 Diventi l'Anno della Famiglia una corale ed incessante preghiera delle singole " chiese domestiche " e dell'intero popolo di Dio!
Da questa preghiera siano raggiunte anche le famiglie in difficoltà o in pericolo, quelle sfiduciate o divise e quelle che si trovano nelle situazioni che l'Esortazione apostolica Familiaris consortio qualifica come " irregolari ".9
Possano tutte sentirsi abbracciate dall'amore e dalla sollecitudine dei fratelli e delle sorelle!
La preghiera, nell'Anno della Famiglia, costituisca anzitutto un'incoraggiante testimonianza da parte delle famiglie che realizzano nella comunione domestica la loro vocazione di vita umana e cristiana.
Sono tante in ogni Nazione, diocesi e parrocchia!
Si può ragionevolmente pensare che esse costituiscano " la regola ", pur tenendo conto delle non poche " situazioni irregolari ".
E l'esperienza dimostra quanto sia rilevante il ruolo di una famiglia coerente con la norma morale, perché l'uomo, che in essa nasce e si forma, intraprenda senza incertezze la strada del bene, inscritta pur sempre nel suo cuore.
Alla disgregazione delle famiglie sembrano purtroppo puntare ai nostri giorni vari programmi sostenuti da mezzi molto potenti.
A volte sembra proprio che si cerchi in ogni modo di presentare come " regolari " ed attraenti, conferendo loro esterne apparenze di fascino, situazioni che di fatto sono " irregolari ".
Esse infatti contraddicono " la verità e l'amore " che devono ispirare e guidare il reciproco rapporto tra uomini e donne e, pertanto, sono causa di tensioni e divisioni nelle famiglie, con gravi conseguenze specialmente sui figli.
Viene ottenebrata la coscienza morale, viene deformato ciò che è vero, buono e bello, e la libertà viene soppiantata da una vera e propria schiavitù. Di fronte a tutto questo, quanto attuali e stimolanti risuonano le parole dell'apostolo Paolo sulla libertà con cui Cristo ci ha liberati, e sulla schiavitù causata dal peccato ( Gal 5,1 )!
Ci si rende conto pertanto di quanto sia opportuno e persino necessario nella Chiesa un Anno della Famiglia; di quanto sia indispensabile la testimonianza di tutte le famiglie che vivono ogni giorno la loro vocazione; di quanto sia urgente una grande preghiera delle famiglie, che cresca e attraversi il mondo intero, e nella quale si esprima il rendimento di grazie per l'amore nella verità, per l' " effusione della grazia dello Spirito Santo ",10 per la presenza di Cristo tra i genitori e i figli: Cristo Redentore e Sposo, che " ci ha amati fino alla fine " ( Gv 13,1 ).
Siamo intimamente persuasi che questo amore è più grande di tutto ( 1 Cor 13,13 ) e crediamo che esso è capace di superare vittoriosamente tutto ciò che non è amore.
Si elevi incessante quest'anno la preghiera della Chiesa, la preghiera delle famiglie, " chiese domestiche "!
E si faccia sentire prima da Dio e poi anche dagli uomini, e questi non cadano nel dubbio, e quanti vacillano a causa della fragilità umana non cedano al fascino tentatore dei beni solo apparenti, come sono quelli proposti in ogni tentazione.
A Cana di Galilea, dove Gesù fu invitato ad un banchetto di nozze, la Madre, anch'essa presente, si rivolge ai servi dicendo: " Fate quello che vi dirà " ( Gv 2,5 ).
Anche a noi, entrati nell'Anno della Famiglia, Maria rivolge le stesse parole.
E quanto Cristo ci dice, in questo particolare momento storico, costituisce un forte appello ad una grande preghiera con le famiglie e per le famiglie.
La Vergine Madre ci invita ad unirci con questa preghiera ai sentimenti del Figlio, che ama ogni singola famiglia.
Questo amore Egli ha espresso all'inizio della sua missione di Redentore, proprio con la sua presenza santificatrice a Cana di Galilea, presenza che tuttora continua.
Preghiamo per le famiglie di tutto il mondo. Preghiamo, per mezzo di Lui, con Lui e in Lui, il Padre " dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome " ( Ef 3,15 ).
Indice |
1 | Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis 14 |
2 | Gaudium et Spes 1 |
3 | Gaudium et Spes 22 |
4 | Gaudium et Spes 22 |
5 | Gaudium et Spes 22 |
6 | Lumen Gentium 11 |
7 | Gaudium et Spes Parte II Cap I |
8 | Rituale Romanum, Ordo celebrandi matrimonium, n. 74, editio typica altera, 1991, p. 26 |
9 | Giovanni Paolo II, Familiaris consortio 79-84 |
10 | Rituale Romanum, Ordo celebrandi matrimonium, n. 74, editio typica altera, 1991, p. 26 |