Concilio Laterano IV

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LXXI - Spedizione per la riconquista della Terra Santa ( 14 dic. 1215 )

Desiderando ardentemente liberare la Terra Santa dalle mani degli empi, col consiglio di uomini prudenti, che conoscono perfettamente le circostanze di tempo e di luogo, e con l'approvazione del santo concilio, stabiliamo che i crociati si preparino in modo che quelli che intendono fare il viaggio per mare, il primo giugno dell'anno prossimo si radunino nel regno di Sicilia: alcuni, a seconda della necessità e della opportunità, a Brindisi, altri a Messina, e dintorni.

Qui abbiamo pensato di venire personalmente, allora, anche noi, se Dio vorrà, perché col nostro consiglio e col nostro aiuto l'esercito cristiano venga salutarmente ordinato e possa partire con la benedizione divina ed apostolica.

Per quella data, cerchino di prepararsi anche quelli che hanno stabilito di partire per terra; ma intanto ce ne vogliano informare, perché possiamo conceder loro un legato a latere, che li consigli e li aiuti.

I sacerdoti e gli altri chierici che faranno parte dell'esercito cristiano, sia inferiori che prelati, attendano con diligenza alla preghiera e alla predicazione, insegnando con la parola e con l'esempio, affinché i crociati abbiano sempre dinanzi agli occhi il timore e l'amore di Dio e non dicano e facciano cosa alcuna che offenda la divina maestà.

Se qualche volta cadessero nel peccato, risorgano subito con la vera penitenza; siano umili nel cuore e nel corpo; sia nel modo di vivere che nel vestirsi conservino la giusta moderazione; evitino assolutamente i dissensi e le invidie; allontanino da sé ogni rancore e ogni livore di modo che, muniti delle armi spirituali e materiali, più sicuramente possano lottare contro i nemici della fede, senza far affidamento sulla propria forza ma sperando nell'aiuto di Dio.

A questi stessi chierici concediamo che per un triennio possano percepire completamente il frutto dei loro benefici, come se risiedessero nelle loro chiese, e, se fosse necessario, che per tutto quel tempo possano ipotecarli con un pegno.

Perché non succeda che questo santo proposito venga impedito o ritardato, ordiniamo severamente a tutti i superiori delle chiese che, ciascuno nella propria giurisdizione, ammoniscano con diligenza e inducano quelli che hanno deposto il segno della Croce a riprenderlo e, sia loro che gli altri che possano in seguito fregiarsi di questo segno, ad adempiere il loro voto al Signore.

Se sarà necessario, li costringano con sentenze di scomunica contro le persone e di interdetto contro le loro terre, senza tergiversare in nessun modo; siano eccettuati soltanto quelli che hanno un impedimento tale, per cui, secondo le concessioni della sede apostolica, il loro voto possa essere giustamente commutato o differito.

E perché in questa causa che riguarda Gesù Cristo non sia trascurato nulla di ciò che si può fare, desideriamo e comandiamo che i patriarchi, gli arcivescovi, i vescovi, gli abati e gli altri che sono in cura d'anime, con grande zelo propongano a quelli che sono loro affidati la parola della Croce, scongiurando re, duchi, principi, marchesi, conti e baroni, e gli altri nobili, e le comunità cittadine, dei villaggi e dei paesi per amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo un solo, vero, eterno Dio, che quelli che non si recano personalmente in aiuto della Terra Santa, forniscano un conveniente numero di soldati e le spese per tre anni secondo le loro possibilità, in remissione dei loro peccati, come è stato già detto espressamente nelle lettere encicliche, e come, per maggior cautela, verrà detto più oltre.

Di questa remissione vogliamo che siano partecipi non solo quelli che offrono le proprie navi, ma anche quelli che ne fabbricheranno a questo scopo.

Quanto a quelli che si rifiutano - se vi sarà qualcuno, per caso, cosi ingrato verso il Signore Dio nostro - protestiamo vivamente in virtù del nostro ufficio apostolico, perché sappiano che essi dovranno risponderne nell'ultimo giorno nell'esame dinanzi al tremendo giudice; prima però vogliamo che considerino con quale coscienza o con quale sicurezza potranno comparire dinanzi all'unigenito Figlio di Dio Gesù Cristo, a cui Dio ha dato in mano ogni cosa, ( Gv 13,3; Gv 3,35 ) se avranno rifiutato di servirlo in questa causa, sua nel vero senso della parola, lui che è stato crocifisso per i peccatori, per la cui benevolenza essi vivono, per il cui beneficio si sostengono, e dal cui sangue, soprattutto, sono stati redenti. ( 1 Pt 1,18-19 )

E perché non sembri che poniamo sulle spalle degli altri pesi gravi e insopportabili, che noi, però, non vogliamo toccare neppure con un dito, proprio come quelli che dicono, ma non fanno, ( Mt 23,3-4 ) noi da quanto abbiamo potuto sottrarre alle nostre necessità e alle modeste spese, destiniamo a questo scopo e doniamo trentamila lire, oltre al naviglio che raduniamo da Roma e dintorni per i crociati, pronti, tuttavia, ad assegnare a questo stesso scopo tremila marche d'argento, rimaste presso di noi dalle elemosine di alcuni fedeli, dopo aver distribuito scrupolosamente le altre per i bisogni e l'utilità della Terra Santa, per mezzo dell'abate patriarca di Gerusalemme, di felice memoria, e dei maestri del Tempio e dell'Ospedale.

Volendo poi che anche gli altri prelati e tutti i chierici siano partecipi e associati alla nostra sorte nel merito e nel premio, stabiliamo con l'approvazione unanime del concilio, che assolutamente tutti i chierici, inferiori e superiori, versino per un triennio la ventesima parte delle rendite ecclesiastiche in aiuto della Terra Santa, attraverso le persone che saranno deputate della sede apostolica, eccetto solo pochi religiosi, da ritenersi giustamente esenti da questa tassa, e quelli che o hanno assunto o assumeranno il santo segno della Croce e che prenderanno parte personalmente all'impresa.

Quanto a noi e ai nostri fratelli cardinali della santa chiesa Romana adempiremo alla decima.

E sappiano tutti di essere obbligati ad osservare fedelmente questa disposizione sotto pena di scomunica: cosicché quelli che commettessero una frode a questo riguardo incorrerebbero nella sentenza di scomunica.

Inoltre, poiché è giusto che quelli che saggiamente attendono all'onore dovuto al re celeste, debbano godere di speciali prerogative, dato che la partenza è fissata tra poco più di un anno, i crociati siano immuni da imposte, tasse e da altri aggravi, una volta assunta la Croce, mentre assumiamo sotto la protezione del beato Pietro e nostra le loro persone e i loro beni.

Stabiliamo perciò, che siano presi sotto la difesa degli arcivescovi dei vescovi e di tutti i prelati della chiesa, senza che si manchi per questo di assegnare ad essi dei propri protettori addetti particolarmente a questo scopo, di modo che, fino a quando non si sappia con certezza del loro ritorno o della loro morte, i loro beni rimangano intatti e tranquilli.

Chi poi intendesse agire in contrario, sia punito con la censura ecclesiastica.

Se qualcuno di quelli che partono si fosse obbligato a pagare degli interessi, comandiamo che i loro creditori siano costretti sotto la stessa minaccia di comunica a scioglierli dal giuramento prestato e ad astenersi dal riscuotere gli interessi.

Che se qualcuno dei ereditari li costringesse a pagarli, comandiamo che vengano costretti alla loro restituzione con una simile pena.

Quanto ai Giudei in particolare, ordiniamo che vengano obbligati dal potere secolare a condonare gli interessi, e che, fino a quando non li abbiano condonati, sia negata ad essi da tutti i fedeli cristiani in qualsiasi modo ogni comunanza di vita sotto pena di scomunica.

Quanto a quelli che non potessero, al presente, pagare i debiti ai Giudei, i principi secolari con opportuna dilazione provvedano in modo tale, che intrapreso il viaggio in Terra Santa non debbano risentire del peso degli interessi fino a che non si sappia con certezza del loro ritorno o della loro morte; e i Giudei siano costretti ad aggiungere al capitale i proventi dei pegni che intanto avessero percepito, detratte, naturalmente, le spese necessarie.

Questa agevolazione, infatti, non sembra comportare molta perdita, per il fatto che rimanda il pagamento in modo da non annullare il debito.

Sappiano, inoltre, quei superiori di chiese che si mostrassero negligenti nel procurare la giustizia dei crociati e delle loro famiglie, che saranno gravemente puniti.

D'altra parte, poiché i corsari e i pirati ostacolano gli aiuti alla Terra Santa, catturando e spogliando quanti vanno o vengono da essa, noi colpiamo con speciale scomunica i loro complici e fautori, proibendo sotto minaccia di anatema, che nessuno scientemente faccia con essi un contratto di compra-vendita, e imponendo ai reggitori delle città e dei territori dove essi vivono, che vogliano richiamarli da questa iniquità e reprimerli.

Diversamente, poiché non perseguire i malvagi equivale a favorirli, e non può fuggire il sospetto di occulta connivenza, chi non si cura di rimediare ad una manifesta azione delittuosa, vogliamo e comandiamo che i capi delle chiese usino contro le loro persone e le loro terre il peso della severità ecclesiastica.

Scomunichiamo, inoltre, e anatematizziamo quei falsi ed empi cristiani che contro Cristo stesso e il suo popolo forniscono ai Saraceni armi, ferro, e legname per le galere.

E disponiamo anche che chi vende loro galere e navi, chi pilota le navi pirate dei Saraceni, o lavora alle macchine, o in qualsiasi altra cosa presta consiglio o aiuto che torni a danno della Terra Santa, sia punito con la privazione dei beni e diventi schiavo di chi lo cattura.

E comandiamo che nei giorni di domenica e nei giorni festivi venga ripubblicata questa disposizione, in tutte le città marittime e che chi si comporta così non sia riammesso nella chiesa, se prima non ha erogato a favore della Terra Santa tutto quello che ha percepito da una attività così dannata, e altrettanto dai propri beni, perché, con giusto giudizio, siano puniti proprio in ciò, in cui hanno mancato.

Che se per caso essi non fossero in grado di pagare, la loro colpa sia punita in tal modo che la loro pena impedisca agli altri di osare audacemente simili azioni.

Proibiamo, inoltre, e vietiamo espressamente a tutti i cristiani, sotto pena di scomunica, di mandare o condurre navi, per quattro anni, nelle terre dei Saraceni d'oriente; così mentre vi sarà una maggior quantità di navi a disposizione di quelli che volessero passare il mare in aiuto della Terra Santa, sarà sottratto ai Saraceni l'aiuto che proveniva loro da ciò.

Quantunque i tornei siano stati proibiti in generale in diversi concili con pene determinate, poiché, tuttavia, in questa circostanza l'impresa della Crociata verrebbe ad avere in essi un impedimento non trascurabile, proibiamo assolutamente, sotto pena di scomunica, che essi possano aver luogo durante tre anni.

E poiché al felice compimento dell'impresa è sommamente necessario che i principi cristiani mantengano scambievolmente la pace, col consiglio del santo concilio universale stabiliamo che almeno per quattro anni si conservi una pace generale in tutto il mondo cristiano; i capi delle chiese inducano quanti sono in discordia ad una piena pace o ad una tregua da osservarsi ad ogni costo.

Quelli poi che non volessero sottostare a queste prescrizioni siano energicamente costretti con la scomunica alle persone e l'interdetto alle loro terre, a meno che la gravità delle offese sia tale che gli offensori non debbano godere della pace.

Se costoro non temessero la censura ecclesiastica, dovranno temere che l'autorità della chiesa metta in moto contro di essi, come perturbatori di questa crociata il braccio secolare.

Noi, quindi, confidando nella misericordia di Dio Onnipotente e nell'autorità dei beati apostoli Pietro e Paolo, in forza di quella potestà di legare e di sciogliere che Dio, benché indegni, ci ha concesso, ( Mt 16,19; Mt 18,18 ) concediamo pienamente a tutti quelli che personalmente e a proprie spese affronteranno il disagio dell'impresa il perdono dei loro peccati, dei quali siano sinceramente pentiti col cuore e confessati con la bocca, e promettiamo o nella retribuzione dei giusti la pienezza della vita eterna; concediamo il perdono plenario dei loro peccati a quelli che invece, non parteciperanno personalmente, ma manderanno a loro spese solo persone adatte, a seconda delle loro possibilità e del loro stato, ed a quelli che, anche se a spese di altri, andranno personalmente.

Vogliamo e concediamo che di questa remissione in proporzione dell'aiuto prestato e dell'intensità della loro devozione siano partecipi anche tutti quelli che sovvenzioneranno la Terra Santa con i loro beni, o abbiano contribuito con utili consigli e con aiuti.

A tutti quelli finalmente, che piamente prenderanno parte a questa comune impresa il concilio universale accorda i suoi suffragi, perché giovi alla loro salvezza.

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