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Trovandosi il cuoco del Convento di S. Antonio malato, di nome fra Salvatore,
domandarono ai miei Superiori che concedessero di lasciarmi libero
per surrogare l'infermo e così fu concesso dai miei buoni Superiori.
Continuai sei giorni consecutivi a far cucina e tutte le sere ritornavo nel mio convento di S. Tommaso:
incominciai, venerdì giorno 14 ottobre, e il giorno 17 la porta era chiusa a chiave e a catenaccio
(alle ore 9 e mezza di sera mi trovavo alla detta porta del Convento di S. Tommaso);
aprii la porta, ma essendo tirato il catenaccio era impossibile entrare;
vedendo così, suono il campanello, affinché mi venissero ad aprire,
ma non fecero in tempo che il catenaccio si levò da sé.
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