Diario dei colloqui con Fra Leopoldo |
Ore 18 - Oggi alle 16 sono ritornato da Fra Leopoldo.
Da qualche tempo non trascrivevo più i colloqui avuti con il francescano e ricomincio di nuovo sia per l'importanza delle cose sentite che per l'incitamento avuto dal sig. Ammiraglio.
Ho detto a Fra Leopoldo di questa mia abitudine, perché fosse consapevole, mi ha risposto che servivano per edificazione e gloria di Dio e ridendo mi ha aggiunto che mi potevano servire.
Mi ha ripetuto le meraviglie del Signore, che un giorno vedranno la luce.
Alla mia osservazione in che modo il Signore si manifestava e se la voce del Signore era chiara, distinta, direi umana, egli, alzando gli occhi al cielo, mi disse che anche questo era un mistero dell'anima e che non poteva esprimersi come fosse la voce del Signore, perché in quei momenti provava gioie di paradiso e sentiva chiara, distinta, soave la voce che ha tonalità mai sentite.
Mi aggiunse anche che spesso il Signore stesso lo invita ad alzarsi e segnare quanto gli va dicendo.
Detto ciò toglie dal taschino che ha sotto il colletto a forma di piccolo mantello un biglietto, dove è segnata una rivelazione avuta oggi stesso, stamani alle 4,30, riguardante il Prof. Teodoreto.
Mi permette di leggerla, rileggerla, gliela domando ancora per tenerla a memoria, ma egli mi vieta di produrla qui ed ubbidisco, quantunque sia tentato di trascriverla.
Mi dice che porterà grande conforto all'ordine dei Fratelli e ne è contento.
Io gli chiedo circa un fatto che lo riguarda e che vi sarebbe l'intervento divino ed egli stupito come io lo sappia, non me lo nega, anzi mi dice avvenuto tre o quattro volte e mi vieta assolutamente di trascriverlo, perché riguardano la sua persona e trovasi già segnato nei quaderni ( porta ).
Mi accenna ad altri due fatti ripetutisi nella cappella di N. Signora del Sacro Cuore ( che mi vieta di trascrivere ) per comprovare le verità da egli asserite ad una persona.
Mi spiace non poter trascrivere qui questi fatti, ma lo faccio per ubbidienza ( luce cammino ).
Mi accenna ancora ad una visione avuta ai primi di Settembre ( non ricorda la data precisa non avendo i quaderni ) mentre faceva la Santa Adorazione.
In un momento di estasi ha visto la Divina figura di Gesù di una bellezza indicibile, tutta bianca candida, in mezzo ad una luce viva e Gesù gli ha detto che la dolcezza provata non era che piccolissima in ragione di quella che si gusta in Paradiso.
Mi ha ripetuto come Gesù prima della guerra, muovendosi in modo strano, gli avesse rivelato il terribile flagello, come la Vergine Santa fosse addolorata per la cattiva condotta degli uomini e come tutte le rivelazioni si avverino.
Mi dice di averne avuta una che con dolore non può ripetermi, perché era espressa volontà del Signore, di riferirla al solo Prof. Teodoreto.
Gli chiedo che un giorno mi aveva accennato ad una specie di congregazione che sarebbe sorta per opera del Crocifisso ed egli, fissando il cielo e scandendo bene le parole, mi dice come è volontà del Signore che si propaghi in tutto il mondo la Divozione al Crocifisso e che il Signore gli aveva già manifestato tutto e lui già vedeva che sarebbe sorta un'opera come una specie del Cottolengo.
La mia insistenza nel chiedere lo fa sorridere: allora io mi scuso dicendo che non era curiosità, bensì desideravo conoscere bene i fatti per notarmeli con precisione.
Un campanello annunzia la visita del Prof. Teodoreto.
Tento congedarmi, ma mi prega fermarmi un momento.
La vista del Prof. Teodoreto anche questa volta, come sempre, mi suscita un senso così profondo di rispetto, e la bontà, umiltà, serietà che ha sul viso, nello sguardo sovranamente dolce, nella voce sempre calma, uguale, misurata, mi convince che sono dinanzi ad un santo.
Dimostra piacere di vedermi.
Mi chiede della mia licenza, del sig. Ammiraglio e gli esprimo il desiderio che ha di venire in Torino.
Lo ringrazio del pacco inviato di preghiere e lo prego di scrivere all'Ammiraglio in merito all'iscrizione.
Fra Leopoldo dice al Prof. Teodoreto della confidenza che dal primo giorno ha avuto per me e il Prof. Teodoreto mi ripete essere quella volontà del Signore.
Il quale, dice, attende da lei qualche cosa e gli fa grazie straordinarie.
Noi non sappiamo quello che il Signore ha per i suoi fini, ma è indubbio che ha per lei privilegi.
Procuri di corrispondere per quanto può e vedrà che per il resto farà il Signore.
Si parla ancora del bene che fa nella sua casa il sig. Ammiraglio e la sua signora e si mostrarono tutti e due contenti.
Si discorre ancora di qualche cosa, e poi prendo congedo, tentando di baciare la mano del Prof. Teodoreto, il quale non permette e sento nella sua voce nel dirmi "Non lo faccia più" un desiderio di umiltà, che mi conquista.
Mi accompagna Fra Leopoldo, sorridente e contento, ed io esco felice di aver visto e parlato a due anime così sante, convinto della mia indegnità, della mia nessuna corrispondenza alle grazie che il Signore mi fa, e smarrito per il conto che il Signore mi domanderà per non aver lavorato di più nel suo campo.
Scrivo in fretta tutto ciò che il Signore permette che dica, senza forma letteraria, perché mi viene spontaneo e continuo senza fermarmi.
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