Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 31 Gennaio 1919

Oggi alle 16 ritornai solo da Fra Leopoldo.

Egli fu lieto di vedermi e mi disse che quando sono solo parla con me più confidenzialmente.

Mi dice con gran piacere che il Signore è contento che si parla di Lui, e che è presente nei nostri colloqui.

Io gli chiedo che cosa dice il Signore e Fra Leopoldo mi risponde che è sempre mesto e che lo tiene vicino dandogli dei piaceri e delle gioie grandissime, ma parla poco.

Ed alla mia domanda, se tutti siamo soggetti a dei periodi nei quali non sappiamo, non siamo capaci di offrire un pensiero più caro a Gesù, egli mi risponde affermativamente.

Anzi, mi dice, pochi giorni fa, il Signore mi chiese se io gli volevo bene e mi disse che nei giorni che non mi rivela niente mi è maggiormente vicino.

Le sue gioie ce le dà per incoraggiare, ma non dobbiamo rimanere sempre con le consolazioni del Signore.

Fra Leopoldo si compiace molto che io sia solo e mi dice che il Signore mi vuole tanto bene e che la mia è una vera grazia, una fortuna.

"Ma non sa, mi dice nel tono massimo della sua semplicità e della sua piena confidenza, che nessuno mai ha sentito tutto quello che ho detto a lei?

E poi il privilegio di leggere i detti del Signore, è una grazia straordinaria.

Nessuno sa nemmeno che vi siano ed il Signore ha permesso che lei solo li legga.

E il Signore indubbiamente ha i suoi fini, lei dovrà fare molto bene.

Anche il Prof. Teodoreto, che è molto restio, ha detto che è un vero privilegio del Signore, poiché nessuno dei suoi Superiori e né dei miei, sanno che esistono queste meraviglie del Signore, ed il Signore stesso desidera che siano celate fin dopo la mia morte".

Dice che il libro che uscirà farà tanto bene e che egli stesso rileggendo qualche suo scritto non si ricorda più e gli sembrano tali meraviglie che fanno un ricordo di bene anche a lui.

Continua sempre con un tono così soave da rapire in attenzione che il Signore gli ha detto qualche cosa sulla sua morte ma che è bene tacerla.

Che desidera che io non dica mai a nessuno di aver letto queste meraviglie, per evitare che qualcheduno sia spinto da questo desiderio a chiederlo e sentirsi rispondere negativamente per non andare contro alla volontà del Signore che non lo permette.

Mi dice di non dirlo nemmeno al sig. Ammiraglio, che quantunque debbo essere grato per avermi indirizzato a lui, sarebbe uno spingerlo a desiderare di venire anche per questo e con dolore si troverebbe nella necessità di non poterlo soddisfare.

Mi ripete che il Signore ha i suoi fini di avermi mandato da lui e alla mia domanda sulla conversione dei miei, egli mi risponde per la centesima volta che il Signore glielo ha promesso, dicendogli che era egli il padrone delle anime.

Mi dice che il primo passo era fatto con l'iscrizione del mio papà alla Pia Unione e che fossi certo che le mie preghiere li avrebbero salvati.

Mi dice che il Signore gli avrebbe fatto sentire, che se anche non avessero ricevuto quello che noi desideriamo, pure il padrone delle anime era lui.

Fra Leopoldo mi parla della Santa Comunione.

Mi dice che se avesse potuto scrivere quanto il Signore gli ha detto nella Santa Eucarestia sarebbero pagine sublimi. E sorride.

Si ferma un istante, sorride ancora, e poi continua: "Adesso le dico una cosa che non ho detto mai e sono sicuro che lei la segna subito".

La sua semplicità è al colmo in queste spontanee, confidenziali, affettuose parole e dagli occhi suoi che hanno fissato già il Santo volto di Gesù, partono dolci sguardi di benevolenza per me, che dimostrano quanto Fra Leopoldo mi voglia bene nel Signore.

E mi dice che oltre la Santa Comunione gli sta a cuore un'altra cosa ed è che venga presto il mattino per rimanere con il suo Santo Crocifisso.

Si, perché egli e me lo dice lui, alle 4 è già alzato e fa prima di scendere tutte le sue preghiere con il suo Santo Crocifisso, dove ( io credo ) deve avere delle estasi e si prepara alla Santa Comunione, perché dopo la Santa Messa, egli è subito occupato in cucina e non ha più tempo.

Mi ricorda che il Signore lo ha chiamato suo segretario, suo portavoce; suo segretario per scrivere, suo portavoce per raccontare le sue misericordie.

Io gli domando come devo comportarmi, ritornando a casa e gli accenno a qualche progetto.

Egli lo approva pienamente dicendo che farò tanto bene e mi dà autorizzazione a dire che la preghiera è una rivelazione de Signore con tutto ciò che crederò più opportuno, purché taccia assolutamente del suo nome e di quanto il Signore non vuole.

Entra un fratello e gli porta un vaglia con un'offerta.

Me lo porge per leggere.

É una Signora che invia una modesta offerta per ringraziare il Signore che mediante le preghiere di Fra Leopoldo ha permesso che il suo figlio ufficiale ritornasse sano a casa.

Egli pensa un istante e si ricorda della persona e mi dice di altri salvati che gli serbano riconoscenza e fra gli altri un capitano di Poirino e mi dice che gli hanno detto che tutti quelli che gli hanno scritto e che egli ha raccomandato sono quasi tutti vivi.

Mi dice che tutto è il Signore e che è Lui che lo aiuta sempre.

Ha parole di lode per Padre curato, Padre Vallaro, che ha per lui tanto riguardo ed è anima tutta del Signore.

Purtroppo, dice, vi sono state anime che gli hanno fatto guerra, ma il Signore lo ha sempre aiutato.

E per darmi un'altra prova, grandissima, della sua speciale confidenza per me, perché non lo fa con nessuno, proprio con nessuno, mi dice, vuole che gli legga una lettera che egli estrae da una tasca che ha sotto il grosso colletto del suo abito.

É una lettera di una Suora che lo supplica a interrogare il Santo Crocifisso perché nella Cappella dove sono mi sembra nove Suore non riescono ad avere il Santo Sacramento dell'Eucarestia.

Che è per loro un dolore e promette molto amore a Gesù.

E riempie due pagine.

Mentre sto per terminare è annunziata la visita del Prof. Teodoreto.

Fra Leopoldo mi dice di non muovermi ed alla mia delicata insistenza, mi ripete che quello che dicono posso sentirlo e non devo muovermi.

Io ubbidisco. Più che un'ubbidienza è per me un vero piacere.

Sapevo che doveva venire anche il Prof. Teodoreto e questo pensiero mi faceva piacere.

É una vera grazia rimanere per qualche ora in mezzo a queste due anime privilegiate del Signore.

Il loro viso è sempre raggiante di Santa pace, le loro labbra non hanno che parole del Signore e non ho sentito mai un minimo accenno a cose che non siano di gloria al Signore e di edificazione per le anime.

Loro si compiacciono di avermi vicino, ma sono io che sento nel profondo dell'animo quanto siano soavi e fortunati questi momenti.

E sento in quell'ambiente un profumo tale di virtù, che il mondo scompare, nessuna cosa più ha valore se non la santità, l'umiltà, Gesù che è la base, il centro, il fine di ogni parola, di ogni sentimento, di ogni desiderio.

Si parla della necessità di conservarsi umili, perché altrimenti il demonio, profitta per trarci a male.

Il Prof. Teodoreto, dice che anche nei detti il Signore dice che se noi staremo con lui, egli sarà con noi.

Accenno quanto si debba lottare per vivere meno male, e il Prof. Teodoreto, afferma che la vita è una battaglia continua e che purtroppo la nostra condizione è ancora più difficile.

Difatti, io faccio notare che anche nei detti del Signore in un punto lo dice come maggiormente siano in pericolo coloro che sono in mezzo al mondo.

E davvero, principalmente a militare, la vita è dura e bisogna saper navigare per non cadere.

d è difficile maggiormente saper conservare l'integrità della vita senza irritare gli altri, dimostrare di essere buoni cristiani senza essere deboli, come ben afferma il Prof. Teodoreto, conservarsi umili, senza diventare minchioni e dimostrare senza montare in superbia che si può valere qualche cosa.

Fra Leopoldo il quale è raggiante di gioia di vederci uniti noi tre, sorride, ascolta e fa una splendida esortazione alla preghiera.

Io non so ripeterla, ma so che l'ascoltai così religiosamente che mi parve una elevazione mistica.

Dice che non è vero come vanno ripetendo anche tanti Sacerdoti o religiosi che non importa pregare molto, ma che purtroppo principalmente a chi si dà alla vita ecclesiastica, deve stare a cuore di pregare molto.

Difatti le giornate migliori sono quelle che si impiegano maggiormente alla preghiera, anche lavorando.

Il Prof. Teodoreto approva, dicendo che la preghiera è la chiave di tutto e ripete che il Signore nelle sue rivelazioni ha detto a Fra Leopoldo che avrebbe gradito anche nella giornata, lavorando, anche delle semplici giaculatorie, come: "Signore mio misericordia", ecc.

Io intervengo pure affermando che in un altro punto, parlando della preghiera, il Signore esorta tre volte Fra Leopoldo a pregare, a pregare, a pregare.

Fra Leopoldo ricorda che tre anni fa, quando è stato abbastanza ammalato, aveva detto al Signore che a costo di morire voleva visitarlo.

E a volte si trascinava davanti al Tabernacolo, ma voleva, desiderava ardentemente adorarlo.

Ebbene il Signore ha accettato e lo ha ancora guarito.

Ripete come la nostra Santa Mamma Consolata gli aveva detto di chiamarla in quel giorno: "Mater Amabilis".

Dice con grande soddisfazione che rileggendo i suoi quaderni e principalmente nel punto dove il Signore gli aveva annunziata la guerra, ha dovuto constatare con i fatti che tutto quanto il Signore gli aveva predetto è avvenuto.

Si parla poi della Divozione alla Mamma Consolata.

Ed è davvero una santa consolazione combinare tutti e tre completamente su questa divozione.

E si va a gare a chi esalta maggiormente la bontà della Vergine ed il fascino portante che esercita sulle nostre anime quel caro Santuario.

È una santa impressione che ci comunichiamo a vicenda, prima di congedarmi perché sono le 17.

Mi alzo, saluto il Prof. Teodoreto e Fra Leopoldo, che si affretta ad accompagnarmi alla porta è felice dell'ora passata.

Mi prega di ritornare domani presto presto.

Vorrei poter descrivere il piacere provato in questa Santa ora di soave e confortante colloquio.

L'anima mia è uscita da quella stanza così trasformata da passare per le vie senza accorgersi che mi trovavo in mezzo al mondo, sempre con la dolce visione di Gesù Crocifisso negli occhi, nel cuore, nella mente, con l'eco dolce delle sante parole sentite e con il desiderio vivo di vivere cristianamente.

E ripensando ancora alle grazie straordinarie che il Signore mi concede sento un profondo compiacimento e non mi abbandono al timore di non corrispondere, ma chiedo, chiedo insistentemente in quest'ora alta della notte di completare, il Signore, la grazia, benedicendo alla mia volontà, suscitando nel mio cuore affetti santi ed ardenti di amore per lui, di venirmi in aiuto nella mente, sulle labbra, perché il suo amore ardente lo comunichi alle anime e lo estenda a tutto il mondo.

Gesù Crocifisso così sia!

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