Itinerario della mente a Dio  

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Capitolo VII

Dell’estasi mistica dell’anima in cui l’intelletto riposa passando con l’amore totalmente in Dio

1. Esito dei sei gradini percorsi.

Le sei considerazioni che abbiamo fatto somigliano ai sei gradini del trono del vero Salomone che conducono a quella pace in cui il vero uomo di pace con l’anima tranquilla riposa come in una interiore Gerusalemme.

Così pure somigliano alle sei ali dei Cherubini con le quali l’anima del vero contemplativo è sospinta in alto dalla piena luce della sapienza celeste.

Ancora: esse sono come i sei primi giorni nei quali la mente si deve esercitare prima di giungere al sabato del riposo.

La nostra mente ha potuto così co-intuire Dio fuori di sé per mezzo delle sue vestigia e nelle sue vestigia; dentro di sé per mezzo dell’immagine e nell’immagine; sopra di sé per mezzo di quella similitudine della luce divina che splende sopra di noi, e in quella stessa luce, quanto è possibile in questa nostra condizione di viatori e alle capacità del nostro pensiero.

Finalmente, giunta al sesto grado, può contemplare nel principio primo e sommo e mediatore tra Dio e gli uomini ( 1 Tm 2,5 ) Gesù Cristo, quelle cose che non hanno eguali tra le cose create e che superano ogni acutezza dell’intelligenza umana.

Orbene: all’anima non rimane che andare al di là di tutto questo con la contemplazione, e passar oltre il mondo sensibile, non solo, ma persino oltre se stessa.

In questo passaggio Cristo è via e porta ( Gv 14,6; Gv 10,7 ); Cristo è scala e veicolo ( Es 25,20 ) come propiziatorio posto sopra l’arca di Dio e sacramento nascosto nei secoli ( Ef 3,9 ).

2. La « pasqua con Cristo ».

Colui che si rivolge a questo propiziatorio rivolgendovi totalmente la sua faccia, guardando a lui sospeso sulla croce con fede, speranza, carità, devozione, ammirazione, esultanza, riconoscenza, lode e giubilo, può fare pasqua, cioè passaggio ( Es 12,11 ) con lui.

Passerà così per effetto della verga della Croce il Mare Rosso, entrando dall’Egitto nel deserto dove gusterà la manna nascosta( Es 14,16 ).

Riposerò pure con Cristo nella tomba, come morto alle cose esteriori.

Ma udrà, quanto è possibile in questo stato di via, ciò che fu detto al ladrone che fu coerede di Cristo: Oggi tu sarai con me in Paradiso ( Lc 23,43 ).

3. S. Francesco modello di passaggio a Dio.

Tutto questo si è visto apertamente in san Francesco.

Quando si trovava sull’alta montagna - dove ho meditato le cose qui scritte - mentre era rapito in contemplazione gli apparve un Serafino con sei ali, confitto sulla croce, come ho udito io stesso assieme ad altri, da un compagno che si trovava con lui.

In quel luogo, per l’intensità della contemplazione estatica trapassò in Dio, divenendo così modello di perfetta contemplazione come prima lo era stato dell’azione: proprio come un altro Giacobbe e Israele ( Gen 35,7 ).

Così a tutti gli uomini veramente spirituali è rivolto l’invito a tale passaggio e trascorrimento dello spirito più per l’esempio che per la sua parola.

4. Dono dello Spirito Santo.

Ma se si vuole che questo passaggio sia perfetto occorre tralasciare le operazioni intellettive e che l’affetto totalmente si trasferisca e si trasformi in Dio.

Questo è tuttavia un fatto mistico e segreto che non conosce se non chi lo riceve in dono ( Ap 2,17 ).

Ma non lo riceve se non chi lo desidera, e non lo desidera se non colui che nell’intimo del suo cuore è infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, mandato da Cristo sulla terra.

Perciò l’Apostolo dice che questa mistica sapienza è rivelata dallo Spirito Santo ( 1 Cor 2,10 ).

5. Preghiera alla SS. Trinità.

Per tutto questo è impotente la natura e ben poco può fare il nostro ingegno.

Occorrerà quindi dare meno spazio alla ricerca e invece molto più alla pietà; poco ai discorsi, moltissimo alla letizia interiore; poco al parlare e allo scrivere, e tutto al dono di Dio che è lo Spirito Santo; poco o nulla si dovrà badare alla creatura, molto piuttosto all’essenza creatrice, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Perciò diremo con Dionigi: « Trinità sovraessenziale, superdivina che perfettamente scruti la teosofia dei cristiani, guidaci all’inconosciuta, luminosa, sublime vetta dei mistici discorsi.

Nuovi, assoluti e intraducibili misteri teologici vi si nascondono nell’oscurità della caligine luminosissima del silenzio che ammaestra in segreto: oscurità che è chiarissima, splendidissima, da cui ogni cosa prende luce, e che riempie perfettamente le intelligenze invisibili con gli splendori degli eccelsi invisibili beni ».

Queste cose diciamo a Dio.

Ma all’amico per il quale queste cose sono scritte, vogliamo dire con lo stesso autore: « Amico, ora che sei stato fatto esperto dal cammino intorno alle mistiche visioni, abbandona i sensi, le operazioni intellettuali, le cose sensibili, le cose invisibili, le cose che non sono e quelle che sono; restituisci te stesso, quanto è possibile, senza scienza, all’unità di colui che è al di sopra di ogni essenza e di ogni scienza.

Oltrepassando te stesso e tutte le cose con l’estasi incommensurabile e assoluta della tua anima purificata, tu ascenderai fino al fulgore essenziale delle divine oscurità, lasciando tutto, sciolto da tutto ».

6. Morire d’amore.

Se poi mi domandi come possano avvenire queste cose, interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera, non l’attenta lettura; lo sposo, non un maestro; Dio, non un uomo; la caligine, non la chiarezza; non la luce, ma il fuoco che brucia tutto e tutto trasporta in Dio con il rapimento della pietà e l’amore ardentissimo.

Questo fuoco è Dio e il suo camino è in Gerusalemme ( Is 31,9 ).

Cristo lo accende col fuoco della sua ardentissima passione e lo percepisce veramente soltanto colui che dice: La mia anima ha scelto di morire, e le mie ossa vogliono la morte ( Gb 7,15 ).

Chi ama questa morte potrà vedere Dio perché è verissimo che nessun uomo mi vedrà e vivrà ( Es 33,20 ).

Moriamo dunque; entriamo nella nube; imponiamo silenzio agli affanni, alle passioni, alle cose sensibili.

Passiamo con Cristo crocifisso da questo mondo al Padre ( Gv 13,1 ) perché dopo averci mostrato il Padre possiamo dire con Filippo: Questo ci basta ( Gv 14,8 ) e ascoltare con Paolo: Ti basta la mia grazia ( 2 Cor 12,9 ); e finalmente esultare con Davide dicendo: Vengono meno la mia carne e il mio cuore.

Dio del mio cuore, mia porzione è Dio in eterno.

Benedetto il Signore in eterno.

E tutto il popolo dirà: sì, sì! E così sia ( Sal 73,26; Sal 106,48 ).

Qui finisce l’Itinerario della mente a Dio.

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