Filotea

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Le passioncelle ( i flirts )

Sir 12,1-3; Mt 12,36

Quando queste allegre amicizie hanno luogo tra persone di diverso sesso, senza alcuna intenzione di giungere al matrimonio, si chiamano passioncelle; sono soltanto aborti, o meglio ancora, fantasie di amicizie; ma non si deve dare loro il nome di amicizie o di amori perché sono vuote e senza senso.

Cionondimeno i cuori degli uomini e delle donne vi rimangono catturati e si impegolano e si allacciano tra di loro in affetti vani e leggeri, che hanno per fondamento soltanto quegli scambi frivoli e quelle sciocche attrattive di cui ho appena parlato.

Benché questi sciocchi amori finiscano abitualmente per naufragare ed affogare in carnalità e lascivie molto volgari, bisogna riconoscere che non è mai la prima intenzione degli interessati tale conclusione.

Altrimenti non sarebbero passioncelle, ma impudicizie dichiarate.

A volte potranno anche trascorrere molti anni, senza che capiti tra coloro che sono afflitti da questa follia, un solo gesto che sia contrario alla santità del corpo.

Gli interessati si limiteranno, con varie scuse, a stemperare i loro cuori in auguri, desideri, sospiri, complimenti e simili scemenze e vanità.

Alcuni vogliono soltanto appagare il cuore nel dare e ricevere amore seguendo la loro inclinazione all'amore; nella scelta degli amori costoro non riflettono minimamente: è loro sufficiente seguire il gusto e l'istinto; sicché, quando incontrano una persona piacevole, senza pensare al lato interiore, né al comportamento morale della stessa, danno subito la stura alle loro passioncelle e si impigliano in una rete dalla quale in seguito, faticheranno molto per liberarsi.

Altri vi si lasciano andare per vanità perché pensano che non è piccola gloria prendere e legare i cuori con l'amore; costoro, poiché fanno la loro scelta per vanità, collocano le loro tagliole e tendono le loro reti in luoghi privilegiati, eccelsi, distinti e illustri.

Altri ancora sono spinti contemporaneamente dalla tendenza all'amore e dalla vanità, e agiscono in questo modo perché, pur avendo il cuore fortemente attirato dall'amore, vogliono aggiungervi anche un po' di gloria.

Simili amicizie sono cattive, folli e vane: cattive, perché vengono e finiscono nel peccato della carne; rubano l'amore, e di conseguenza anche il cuore, a Dio, alla moglie, al marito, a chi era dovuto; folli perché non hanno basi, né motivazioni serie; vane, perché non recano alcuna utilità, nessun onore, nessuna gioia.

Al contrario, ci fanno perdere tempo, offuscano l'onore, e non offrono alcun piacere, a meno che non si voglia chiamare piacere l'ansia di attendere e sperare, senza sapere né quello che si vuole, né che cosa si attende.

Questi spiriti piccoli e deboli sono persuasi che c'è un non so che nelle testimonianze di amore che ricevono, ma non saprebbero precisare che cos'è; per questo la loro brama è insaziabile ed alimenta, senza soste, nel loro cuore, eterne diffidenze, gelosie e tormenti.

S. Gregorio di Nazianzo, scrivendo contro le donne vanitose, dice meraviglie, a questo proposito; cito un brano che egli indirizza alle donne, ma va molto bene anche per gli uomini: « La tua bellezza naturale è sufficiente per tuo marito; se poi vuoi che sia per molti uomini, come una rete tesa per molti uccelli, che succederà?

Ti piacerà colui che ti troverà bella, ad occhiata risponderai con occhiata, a sguardo con sguardo; presto verranno i sorrisi e le frasettine d'amore, all'inizio, fatte scivolare di nascosto, ma presto si giungerà alla familiarità e al chiacchiericcio manifesto.

Sta attenta, lingua mia chiacchierona, a non dire quello che verrà dopo; ma questa verità voglio dirla: niente di tutto ciò che i giovanotti e le donne dicono o fanno insieme in quelle folli galanterie va senza grosse ferite.

Tutte le passioncelle sono legate insieme e si susseguono tutte, proprio come un ferro preso da una calamità che, a sua volta, attira altri ferri uno dopo l'altro ».

Come ha ragione questo santo Vescovo!

Che cosa vuoi fare? Dare amore, non è vero?

Nessuno può dare volontariamente amore senza necessariamente riceverne in cambio; in questo gioco chi prende è preso.

L'erba chiamata aproxis, alla sola vista riceve e genera fuoco: così sono anche i nostri cuori.

Appena vedono un'anima che brucia d'amore per loro, si infiammano immediatamente per lei.

Voglio stare al gioco, dirà qualcuno, ma poco per volta t'inganni: quel fuoco è forte e penetrante più di quanto sembri.

Pensi di non essere colpito che da una scintilla, e ti accorgi che in un baleno tutto il cuore è incendiato, ridotti in cenere i tuoi propositi e in fumo il tuo buon nome.

Grida il Saggio: Chi avrà compassione di un incantatore morso da un serpente?

E io grido con lui: pazzo e insensato, pensavi di domare l'amore per dosarlo a tuo piacimento!

Volevi divertirti con lui, ma egli ti ha punto e morso profondamente.

Sai cosa dirà la gente? Rideranno di te perché hai voluto incantare l'amore e, pieno di presunzione, ti sei messo in seno una serpe pericolosa che ti ha rovinato e ci hai rimesso l'anima e l'onore.

Mio Dio, che cieca pazzia è mai questa? Rischiare in questo modo, con garanzie così fragili, la parte più nobile della nostra anima!

Sì, Filotea, perché Dio vuole l'uomo solo per l'anima, l'anima solo per la volontà e la volontà solo per l'amore.

Non abbiamo amore a sufficienza nemmeno per ciò che è necessario!

Voglio dire: già è molto se ne abbiamo abbastanza per amare Dio; ciononostante, miserabili come siamo, lo disperdiamo e dilapidiamo in cose sciocche, vane e frivole, come se ne avessimo troppo!

Quel grande Dio che aveva riservato per sé soltanto l'amore delle nostre anime, quale riconoscenza per la creazione, la conservazione e la Redenzione, esigerà un conto rigoroso delle sottrazioni che avremo fatto; pensa: ha detto che ci chiederà conto delle parole oziose; come vuoi che non ce lo chieda delle amicizie oziose, sciocche, pazze e dannose?

Il noce reca molto danno ai campi e alle vigne in cui è piantato, perché è grande ed assorbe tutte le sostanze della terra, che così non riesce a nutrire anche le altre piante; il suo fogliame è così folto che fa un'ombra grande e spessa.

Per di più attira i passanti che, per prenderne i frutti rovinano e calpestano tutt'intorno.

Queste passioncelle producono danni simili all'anima; l'occupano talmente e condizionano così potentemente i suoi movimenti, che essa non è più disponibile per alcun'altra opera buona; le foglie, ossia i chiacchiericci, i divertimenti e i corteggiamenti sono così frequenti che non lasciano spazio; infine attirano così numerose le tentazioni, le distrazioni, i sospetti e tutto ciò che vi si accompagna, sicché il cuore ne è rovinato e calpestato.

In breve, queste passioncelle, non solo allontanano l'amore celeste, ma anche il timore di Dio; prostrano lo spirito, indeboliscono il buon nome.

In una parola è il giocattolo delle corti, ma la peste dei cuori!

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