Legenda Maior |
di San Bonaventura di Bagnoregio
[1020] 1. La grazia di Dio, nostro salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà.
Essi, infatti, mentre venerano in lui la sovrabbondanza della misericordia di Dio, vengono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l'empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza.
Su di lui, veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli.
[1021] Come la stella del mattino, che appare in mezzo alle nubi, con i raggi fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina attrasse verso la luce coloro che giacevano nell'ombra della morte; come l'arcobaleno, che brilla tra le nubi luminose, portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il vangelo della pace e della salvezza.
Angelo della vera pace, anch'egli, a imitazione del Precursore, fu predestinato da Dio a preparargli la strada nel deserto della altissima povertà e a predicare la penitenza con l'esempio e con la parola.
Prevenuto dapprima dai doni della grazia celeste - come luminosamente appare dallo svolgimento della sua vita - si innalzò, poi, per i meriti di una virtù sempre vittoriosa; fu ricolmo anche di spirito profetico e, deputato all'ufficio degli Angeli, venne ricolmato dell'ardente amore dei serafini, finché, divenuto simile alle gerarchie angeliche, venne rapito in cielo da un carro di fuoco.
Resta così razionalmente dimostrato che egli è stato inviato fra noi con lo spirito e la potenza di Elia.
[1022] E perciò si afferma, a buon diritto, che egli viene simboleggiato nella figura dell'angelo che sale dall'oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo, come ci descrive l'altro amico dello sposo, l'apostolo ed evangelista Giovanni, nel suo vaticinio veritiero.
Dice infatti Giovanni nell'Apocalisse, al momento dell'apertura del sesto sigillo.
Vidi poi un altro angelo salire dall'Oriente, il quale recava il sigillo del Dio vivente.
2. Questo araldo di Dio, degno di essere amato da Cristo, imitato da noi e ammirato dal mondo, è il servo di Dio Francesco: lo costatiamo con sicurezza indubitabile, se osserviamo come egli raggiunse il vertice della santità più eccelsa, e, vivendo in mezzo agli uomini, imitò la purezza degli angeli, fino a diventare esempio di perfezione per i seguaci di Cristo.
Ci spinge ad abbracciare, con fede e pietà, questa convinzione il fatto che egli ebbe dal cielo la missione di chiamare gli uomini a piangere, a lamentarsi, a radersi la testa e a cingere il sacco, e di imprimere, col segno della croce penitenziale e con un abito fatto in forma di croce, il Tau, sulla fronte di coloro che gemono e piangono.
Ma ci conferma, poi, in essa, con la sua verità incontestabile, la testimonianza di quel sigillo che lo rese simile al Dio vivente, cioè a Cristo crocifisso.
Sigillo che fu impresso nel suo corpo non dall'opera della natura o dall'abilità di un artefice, ma piuttosto dalla potenza meravigliosa dello Spirito del Dio vivo.
[1023] 3. Poiché mi sentivo indegno e incapace di narrare la vita di quest'uomo così degno di essere venerato e imitato in tutto, io non mi sarei assolutamente azzardato a simile impresa, se non mi avesse spinto il fervido affetto dei miei confratelli, nonché l'incitamento di tutti i partecipanti al Capitolo generale.
Ma quella che mi ha fatto decidere è stata la riconoscenza che io debbo al padre santo.
Infatti per la sua intercessione e per i suoi meriti, io, quando ero bambino, sono sfuggito alle fauci della morte.
Questo ricordo in me è sempre vivo e fresco; sicché temerei di essere accusato di ingratitudine, se non celebrassi pubblicamente le sue lodi.
E questa appunto è stata, per quanto mi riguarda, la ragione più forte che mi ha spinto ad affrontare quest'opera: io riconosco che Dio mi ha salvato la vita dell'anima e del corpo ad opera di san Francesco; io ho conosciuto la sua potenza, per averla sperimentata in me stesso.
Per questo ho voluto raccogliere insieme nella misura del possibile, seppure non nella loro completezza, le notizie riguardanti le sue virtù, le sue azioni e i suoi detti, che si trovavano in forma frammentaria, in parte non menzionate e in parte disperse.
Perché, venendo a morire coloro che hanno vissuto col servo di Dio, esse non andassero perdute.
[1024] 4. Per aver ben chiara davanti alla mente, nella maggior certezza possibile, la vita del Santo nella sua verità e trasmetterla, così, ai posteri, mi sono recato nei luoghi dove egli è nato, è vissuto ed è morto, ed ho fatto diligenti indagini sui fatti con i suoi compagni superstiti e, soprattutto, con alcuni di loro che furono i suoi primi seguaci e conobbero a fondo la sua santità e che, d'altra parte, sono testimoni assolutamente degni di fede, sia per la conoscenza dei fatti sia per la solidità della virtù.
Nel narrare poi, quanto Dio si è degnato di compiere per mezzo del suo servo, ho ritenuto di non preoccuparmi della ricercatezza dello stile, giacché la devozione del lettore trae maggior profitto da un linguaggio semplice che da un linguaggio pomposo.
[1025] Inoltre non ho sempre intrecciato la storia secondo l'ordine cronologico, allo scopo di evitare confusioni; mi sono studiato piuttosto di osservare una disposizione più adatta a mettere in risalto la concatenazione dei fatti.
Perciò mi è parso di dover distribuire sotto argomenti diversi cose compiute in uno stesso periodo di tempo, oppure di dover disporre sotto un medesimo argomento cose compiute in periodi diversi.
[1026] 5. Esporrò gli inizi, lo svolgimento e il compimento della sua vita in quindici capitoli, così distribuiti:
nel primo descrivo la sua condotta da secolare;
nel secondo, la sua conversione a Dio e il restauro di tre chiese;
nel terzo, l'istituzione della Religione e l'approvazione della Regola;
nel quarto, lo sviluppo dell'Ordine sotto la sua guida e la conferma della Regola precedentemente approvata;
nel quinto, la sua vita austera, e in che modo le creature lo confortavano;
nel sesto, la sua umiltà e obbedienza e l'accondiscendenza di Dio ai suoi desideri;
nel settimo, il suo amore per la povertà e i suoi mirabili interventi nei casi di necessità;
nell'ottavo, la sua pietà, e come le creature prive di ragione sembravano affezionarsi a lui;
nel nono, il suo fervore di carità e il suo desiderio del martirio;
nel decimo, il suo amore per la virtù dell'orazione;
nell'undicesimo, la penetrazione delle Scritture e lo spirito di profezia;
nel dodicesimo, l'efficacia nella predicazione e la grazia delle guarigioni;
nel tredicesimo, le sacre stimmate;
nel quattordicesimo, la sua pazienza, e il transito;
nel quindicesimo, la canonizzazione e la traslazione.
Alla fine aggiungerò, per completezza, alcuni dei miracoli da lui compiuti dopo il suo felice transito.
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